Draghi a Washington da Biden: ecco perché la missione segna una svolta nel ruolo internazionale dell'Italia

Ad un paese di media potenza e con grandi affanni come l'Italia è capitato rarissimamente in passato di poter contribuire (senza boria e senza retorica, com'è nello stile del premier) alla definizione di un valore aggiunto per l'intero Occidente

Draghi a Washington da Biden: ecco perché la missione segna una svolta nel ruolo internazionale dell'Italia
di Diodato Pirone
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Lunedì 9 Maggio 2022, 11:32 - Ultimo aggiornamento: 18:16

E' stato il Financial Times, nei giorni scorsi, a delineare l'importanza strategica del viaggio a Washington del premier italiano Mario Draghi. Secondo il quotidiano della City la guerra russo-ucraina ha messo in evidenza due fatti nuovi nell'Unione Europea. Il primo: l'addio dell'Italia a una tradizionale politica accomodante con la Russia (che per il Ft costituisce uno spostamento geopolitico rilevante)  e, qui si riportano le parole testuali, una "superiorità" intellettuale del nostro presidente del Consiglio rispetto ad altri leaders europei.

Le ragioni dell'attenzione verso Roma

Perché tanta attenzione all'Italia e perché giudizi così lusighieri per il premier? Secondo gli osservatori più attenti l'incontro fra Mario Draghi e il presidente americano Joe Biden verterà soprattutto su fattori di alto profilo: come mantenere nel tempo l'unità dell'Occidente, sorprendentemente cementata dall'invasione russa dell'Ucraina nonostante gli interessi diversi presenti sulle due sponde dell'Atlantico e come fare in modo che lo stesso Occidente continui a mantenere il suo primato e i suoi equilibri democratici e di libertà negli anni futuri, un primato messo in discussione da regimi autoritari con le armi da Mosca e con la sfida economica e tecnologica (ma anche militare)  da Pechino.

La posizione geopolitica dell'Italia

Ad un paese di media potenza e con grandi affanni come l'Italia è capitato rarissimamente in passato di poter contribuire (senza boria e senza retorica, com'è nello stile del premier) alla definizione di un valore aggiunto per l'intero Occidente. E il viaggio di Draghi questo rappresenta. Di fronte alle oscillazioni e alle titubanze messe in mostra dalla Germania guidata dal socialdemocratico Olaf Scholz, Biden vuole innanzitutto capire se l'Italia manterrà l'unità dell'Occidente nei confronti di una Russia avvitatasi in una spirale imperiale che farà fatica a sostenere. Un tema che non si esaurisce con l'invio a Kiev delle armi pesanti sulle quali, come tutti sanno, l'Italia ha ben poco da offrire.

Il punto vero è che Roma, nonostante i mal di pancia economici e culturali di una parte dell'opinione pubblica, questa volta intende restare dalla parte di Kiev "senza se e senza ma" come costantemente affermato anche dal presidente della Repubblica  Sergio Mattarella più volte nei mesi scorsi. E tuttavia l'Italia assieme ai partner europei continua a lavorare per offrire uno sbocco politico alla crisi con l'obiettivo di contenere la Russia e di evitare che la guerra russo-ucraina si protragga per anni. Una posizione che, sia pure molto fra le righe, è emersa anche nel comunicato finale del vertice virtuale del G7 svoltosi nel pomeriggio di domenica 8 maggio e che - nella sostanza - l'Italia condivide con la Francia di Emmanuel Macron.

Un ponte dell'Occidente verso l'Africa

Draghi a Washington non porta solo parole nel suo zaino. L'Italia in questi mesi ha operato con estrema velocità per sostituire già dal prossimo inverno gran parte del gas russo con quello africano. Si profila un ruolo internazionale nuovo per il nostro Paese, un ruolo di hub energetico e di ponte politico proteso verso molti paesi africani. Il che potrebbe determinare grandi novità nei prossimi anni se l'Occidente dovesse dotarsi nuovamente di un profilo politico verso il continente africano cui il G-7 si è impegnato a dare una mano per evitare che le mancate forniture di grano ucraino determinino carestie e rivolte.

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Come difendere le democrazie dalle autocrazie

Ma, come si accennava, forse il punto di maggior valore dei colloqui fra Biden e Draghi sarà quello del futuro dell'Occidente. Putin ha scatenato le sue forze armate su Kiev perché convinto della debolezza strategica, non solo militare, degli Usa e dell'Europa e della superiorità dei regimi autocratici. L'andamento sul campo della sua "operazione speciale" lo smentisce. Ma è evidente che i delicati meccanismi delle democrazie occidentali vanno messi a punto. Non a caso è stato proprio Draghi la scorsa settimana al parlamento europeo di Strasburgo a delineare la necessità urgente che l'Unione Europea per prima si riformi, abbandonando la paralizzante regola dell'unanimità e allargando il suo raggio d'azione alla Difesa.

Ma anche la democrazia americana ha i suoi affanni come ha dimostrato clamorosamente l'assalto al Campidoglio.

Più giustizia sociale e globalizzazione "corta",  difesa militarmente

L'Occidente nei prossimi anni è chiamato a due compiti che si intrecciano: la ridefinizione della globalizzazione economica che andrà in qualche modo ricalibrata su filiere più corte e concentrate fra paesi alleati in grado di proteggere anche militarmente le linee di rifornimento e la necessità di ridurre le diseguaglianze sociali attraverso aumenti della produttività determinati da massicce iniezioni di tecnologia. Un'agenda da far tremare i polsi, alla quale a partire dal faccia a faccia fra Biden e Draghi  l'Italia può dare un suo contributo "modesto ma costante" come affermò Alcide De Gasperi quandò, nel 1947, tornò a Roma da un altro viaggio negli Stati Uniti rimasto negli annali della storia italiana.  

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