Medici aggrediti, giro di vite del Viminale: verso direttiva su interventi rapidi delle forze dell'Ordine in corsia

Per l'Ordine dei medici è necessario prevedere la presenza dell'Esercito e delle Forze dell'Ordine innanzitutto nei presidi ospedalieri a maggior rischio perché in aree più disagiate

Medici aggrediti, giro di vite del Viminale: verso direttiva Schillaci su interventi rapidi in corsia
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Mercoledì 11 Gennaio 2023, 19:23 - Ultimo aggiornamento: 12 Gennaio, 00:55

Un patto tra le Aziende sanitarie e le Prefetture per arrivare in tempi «certi e rapidi» a protocolli operativi che consentano alle forze di polizia di intervenire rapidamente negli ospedali in caso di aggressioni nei confronti dei medici. Dopo l'ennesimo episodio di violenza in corsia, l'aggressione subita dalla 28enne specializzanda Adelaide Andriani di turno alla guardia medica di Udine, e con i sindacati dei medici sul piede di guerra tanto da invocare la presenza dell'Esercito, il ministro della Salute Orazio Schillaci corre ai ripari e annuncia un'iniziativa con il ministero dell'Interno proprio per porre un freno ad episodi che si fanno sempre più ricorrenti.


Come il governo intenda muoversi lo spiega il presidente della Federazione delle Aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) Giovanni Migliore: stipulare dei protocolli con le forze dell'ordine che pongano al centro la sicurezza di medici, infermieri e operatori sanitari e consentano interventi rapidi negli ospedali e nei luoghi di cura in caso di violenza. «Abbiamo assistito in questi giorni ad una nuova esplosione dei casi di violenza contro i professionisti sanitari, che non possono e non devono essere lasciati soli - dice Migliore -.

Ogni episodio di aggressione contro un operatore costituisce un vero e proprio attacco al Servizio sanitario nazionale. Le aggressioni nei luoghi di cura mettono a repentaglio la sicurezza dei professionisti e quella dei cittadini e violano il diritto alla salute tutelato dalla Costituzione, imponendo oggi più che mai un necessario cambio di passo culturale».

 

La dottoressa aggredita a Udine

Un cambio di passo che, come dimostra quanto accaduto sabato ad Udine, è tutt'altro che iniziato. La 28enne è stata aggredita assieme alla collega Giada Aveni dall'accompagnatore di un paziente, che ha tentato di strangolarla. I segni sul collo sono evidenti, come testimoniano alcune foto postate sui social da Aveni per denunciare l'accaduto. E per la 28enne è stato il punto di non ritorno. «Ci stavo pensando da tempo - ha raccontato la giovane - lascerò la professione medica. Questo episodio è stata l'occasione per decidere di fare altro». Per avere più sicurezza c'è anche chi invoca la presenza dei militari in corsia. «Militarizzare i luoghi di cura potrà apparire una misura esagerata - dice il presidente del sindacato dei medici Federazione Cimo-Fesmed Guido Quici - ma ci troviamo di fronte a un'emergenza e dunque serve un'operazione 'Ospedali sicurì».

La sicurezza in corsia

La proposta ha suscitato l'immediata reazione del Cocer dell'Esercito, attraverso il delegato Gennaro Galantuomo. «Siamo esecutori di ordini, pronti a fronteggiare qualsiasi evenienza, ma è proprio necessario che sia l'Esercito a occuparsi di queste mansioni? Anche perché distoglieremmo gli uomini da altri incarichi». Senza contare che, aggiunge, «sarebbe imbarazzante svolgere funzioni che di solito svolgono le forze di polizia». Il vice presidente del Friuli Riccardo Riccardi propone invece il potenziamento «della telesorveglianza e della vigilanza», mentre il sindacato dei medici dirigenti Anaao-Assomed Fvg risolleva la questione della posizione contrattuale dei medici specializzandi, «che prestano il loro servizio presso gli ospedali come studenti, con borse di studio erogate dalle Università, e con tutele molto differenti dai medici dipendenti ospedalieri» invocando un contratto di lavoro che «strutturi e ben definisca ruoli e competenze». Sulla tutela e sulle regole per il personale sanitario sono al lavoro anche le Regioni: Riccardi ha annunciato l'intenzione degli assessori alla sanità di di «pronunciarsi con un documento congiunto, chiedendo a governo e parlamento di metterci mano». Intanto oggi i carabinieri hanno eseguito un'ordinanza cautelare nei confronti di padre e figlio accusati di avere picchiato Salvatore Petta, gastroenterologo dell'ospedale Policlinico di Palermo, provocandogli diverse fratture. Il gip ha disposto gli arresti domiciliari per il padre, Simone Chimento, mentre per il figlio Lorenzo è stata disposta l'obbligo di presentazione alla pg e di dimora. L'aggressione risale al 10 luglio scorso: terminato l'orario di visita consentito, il medico di guardia aveva invitato la figlia di una paziente a uscire. La donna è però tornata con padre e fratello, che hanno aggredito con calci e pugni il gastroenterologo lanciando contro di lui anche una scrivania.​».

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