Di Maio, da Sala a Letta: alleanze, mosse e strategie del ministro per contare alle prossime elezioni

Il sospetto, anche in virtù dell’effetto polarizzante prodotto dal Rosatellum, è che il titolare della Farnesina voglia aprire una mediazione a sinistra

A sinistra il sindaco di Milano, Beppe Sala. A destra, Luigi Di Maio
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Mercoledì 27 Luglio 2022, 16:42 - Ultimo aggiornamento: 18:32

Il grande Centro si muove. Ma lo fa per andare a destra o sinistra. E se già Azione ha aperto le porte al Pd e la trattativa con Italia viva sembra essere ancora in alto mare, rimane il punto interrogativo sul destino del ministro Luigi di Maio. Che, se in passato veniva visto come il rappresentante più insigne della “destra” interna al Movimento, oggi fa coppia fissa con Beppe Sala e cerca l’asse con il leader dem Letta. 

I NODI

Non a caso i tre ieri si sono messi allo stesso tavolo per ragionare di alleanze in vista delle urne del 25 settembre e soprattutto sul ruolo che dovrà giocare Di Maio e - di riflesso - Sala, per vincere la “partita”delle elezioni. L’appuntamento che si è tenuto nella sede di Arel, l'agenzia di ricerche e legislazione fondata dal parlamentare Dc Nino Andreatta è solo l’ennesimo di una serie di faccia a faccia tra il ministro e il sindaco meneghino, che si sono avviati già ad inizio mese.

Occasione in cui il primo cittadino non aveva celato la sua stima per Di Maio: «È una persona con cui mi confronto- aveva ribadito ai giornalisti - apprezzo la sua voglia in questo momento di dare un contributo per la tenuta di un governo che purtroppo è un po' traballante ma che è obbligato ad andare avanti».

Il sospetto, anche in virtù dell’effetto polarizzante prodotto dal Rosatellum, è che il titolare della Farnesina voglia aprire una mediazione a sinistra. Anche perché a destra rimangono ancora troppi nodi da sciogliere e la spinta antidraghiana contrasta con lo spirito di Maio, tra i più espliciti estimatori del premier uscente. 

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L'AGENDA DRAGHI

Ma Sala, stratega fuori dai giochi rimane con i piedi ben puntati su Milano: « Io – ha ribadito ai cronisti al margine dell’incontro di ieri- non sarò di questa partita, l'ho detto tante volte, ma da qui a disinteressarmi in un momento così delicato per il nostro Paese ce ne passa molto. Io non sarò parte diretta della creazione di nulla, però il mio interesse è capire cosa farà il mondo del centrosinistra e come affronterà questo momento delicato». Quanto al suo protetto, Luigi Di Maio, potrebbe farsi portatore di alcune istanze moderate, nel solco dell’agenda Draghi, unendo ad esse quelle ambientaliste ed europeiste care al sindaco meneghino. L’operazione non è esente da rischi, perché il tempo stringe e il profilo identitario della compagine politica che rapresenterebbe di Maio rischia di sovrapporsi in parte a quella di altri componenti centriste che dialogano con la sinistra.

Tuttavia, il ministro, dalla sua, potrebbe contare sull’appoggio delle anime governiste fuoriscite dalla M5S, a cui potrebbe aggiungersi anche l’ex capogruppo Crippa in rotta di collisione con Conte. 
Un accordo con il Pd sarebbe comunque proficuo per la lista di Di Maio. Anche sotto il 3% i voti della lista confluirebbero alla coalizione, ma il ministro degli Esteri potrebbe spuntare un accordo per qualche collegio uninominale sicuro in cui piazziare i suoi.

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