Di Maio: «Per il rilancio ora serve concretezza. Modello Farnesina? Lavoro in silenzio»

Di Maio: «Per il rilancio ora serve concretezza. Modello Farnesina? Lavoro in silenzio»
di Simone Canettieri
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Martedì 9 Giugno 2020, 08:00 - Ultimo aggiornamento: 17:21

Sorride, sotto la mascherina blu con la bandiera dell'Italia stilizzata. L'operazione è riuscita. E Luigi Di Maio lo sa bene. Il ministro degli Esteri alla fine ha portato alla Farnesina i ministri di Italia Viva (Teresa Bellanova) e del Pd (da Dario Franceschini a Roberto Gualtieri passando per Paola De Micheli), più Paola Pisano e Gaetano Manfredi. Tutti hanno preso la parola dopo di lui, tutti hanno tessuto le lodi di questo piano per l'export da oltre 1 miliardo di euro.

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Quando esce dal salone, terminato il convegno e prima di concedersi in pasto alle televisioni, viene da chiedere all'ex capo del M5S che tanto ex in fondo non è, se questa di oggi sia in un certo senso una prova di forza verso Palazzo Chigi e il premier Conte, alle prese con la complicata gestazione degli Stati Generali.
Di Maio, che i marmi della Farnesina hanno reso ancora più felpato, sorride ancora e dice calibrando le parole di chi sa parlare mandando messaggi che non siano urticanti: «Gli Stati generali sono un obiettivo importante, un inizio fondamentale per ripartire perché ora come mai serve concretezza». La parola chiave di questa frase è «concretezza». Quella che manca a ora, almeno a leggere le dichiarazioni dei big del Pd, al progetto di Conte per la «rinascita dell'Italia» post Covid-19.

I MESSAGGI
Invece qui al ministero degli Esteri sembra essere andata in scena una situazione diversa: un piano in sei direzioni per le imprese, oltre 100 associazioni di categoria coinvolte insieme a sette ministeri, a partire da una campagna promozionale ad ampio respiro del brand Italia.

Un «patto» che sembra riconciliare - almeno sul settore dell'export in attesa di fatti concreti - questo pezzo di governo con il mondo produttivo. Lo stesso che nei giorni scorsi ha picconato proprio Conte, assente qui alla Farnesina e rappresentato dal consigliere diplomatico Pietro Benassi. In sala - anche se non prende la parola - c'è Carlo Bonomi, presidente di Confindustria e iper critico con l'operato dell'esecutivo.

L'idea che questi siano una sorta di Stati Generali dimaiani c'è, perché lo dicono la presenza dei ministri e certi commenti. «Questo piano è strategico per il nostro Paese», dice per esempio Gualtieri, titolare dell'Economia. Ma Di Maio cerca di sottrarsi a questa competition. «Qui alla Farnesina oggi abbiamo presentato un patto importantissimo per il rilancio del nostro Made in Italy». Ma questa contrapposizione con Palazzo Chigi è evidente o no?

«Mi permetta di dire che abbiamo lavorato con umiltà e in silenzio, giocando da squadra insieme a tutti gli altri ministeri. Un modello per la ricostruzione che dobbiamo promuovere, perché solo lavorando in sinergia e collaborando attivamente possiamo rilanciare l'economia del nostro Paese». Chiaro no? Siamo un modello. E forse questo attivismo forse ha toccato anche corde suscettibili. Non a caso per tutta la giornata non arriverà un post su Facebook né un tweet da parte del titolare dell'esecutivo per rilanciare questa iniziativa. Inutile interrogare il ministro degli Esteri a proposito. «La parola d'ordine - sottolinea Di Maio- per tutti deve essere: impegno. Oltre 1 miliardo sarà messo a disposizione delle imprese, grandi, medie e piccole».

Prima che iniziasse l'evento Di Maio si è fermato a parlare a lungo con Dario Franceschini, capodelegazione del Pd al governo, e con Stefano Bonaccini, governatore dell'Emilia Romagna e altro uomo forte dei dem in questa fase. Segno che in fin dei conti qui si parla di export, certo, ma anche le faccende interne, quelle della politica nostrana, continuano a tenere banco. Soprattutto perché c'è un convitato di pietra.
Sullo sfondo si è appena parlato di turismo, promozione integrata, con iniziative centrate su settori come arte contemporanea, cinema, editoria, design, innovazione, per dare visibilità a imprenditori e creativi. E poi agroalimentare, meccanica, farmaceutica, infrastrutture. Di Maio se ne va: «Da questo confronto abbiamo ricevuto tantissime idee».
 

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