Di Maio incontra Draghi: mossa per l’unità nazionale

Di Maio incontra Draghi: mossa per l’unità nazionale
di Simone Canettieri
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Sabato 11 Luglio 2020, 01:19 - Ultimo aggiornamento: 10:47

La mattina a Tripoli, la sera da Mario Draghi. Lo scorso 24 giugno - un mercoledì - Luigi Di Maio ha incontrato l’ex presidente della Bce (ma anche di Bankitalia e già dg del Tesoro) di ritorno dal vertice con il premier libico Fayez al-Sarraj. Un faccia a faccia - rivelato dall’agenzia Adnkronos - che da ieri sta mandando in fibrillazione il governo e i Palazzi della politica. Cosa si saranno detti l’ex capo del M5S e l’uomo del whatever it takes che salvò il Paese con il suo bazooka? «Nessun complotto, solo uno scambio di vedute tra il ministro, che sta seguendo il negoziato europeo, e un importante analista», gettano acqua sul fuoco dalla Farnesina, senza però confermare il luogo dell’incontro ma smentendo che si sia svolto a cena. 

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Di sicuro, c’è un dato politico importante da cui partire. Per i grillini Draghi è stato - e forse per una parte di loro ancora lo è - «il nemico del popolo», come scrissero in una nota i deputati pentastellati nel 2018. Anno in cui proprio l’allora vicepremier Di Maio, era ottobre, lo definì «un avvelenatore di clima». Solo perché nella conferenza d’addio all’Eurotower, il presidente della Bce aveva messo in guardia il governo gialloverde su una manovra in deficit («Finanziarlo non è nel nostro mandato») che poi dopo un tira e molla con l’Ue partorirà il Reddito di cittadinanza e Quota 100. 

Dunque l’approccio nei confronti di Draghi è cambiato, se non in tutti i 5 Stelle (viste le recenti stoccate di Di Battista) di sicuro in Di Maio. 

Fatta la premessa, il succo sono i contenuti di questo vertice, rimasto segreto per oltre due settimane. E rimbalzato fino a Palazzo Chigi. D’altronde l’idea che il ministro degli Esteri stia sondando il terreno per provare a cambiare il premier attuale è uno scenario che - al di là delle smentite di prassi - trova risposte in ampi ambienti della maggioranza. Il profilo è ineccepibile: una personalità di altissimo spessore, stimata dal Quirinale e dal Vaticano, che proprio ieri lo ha nominato membro della Pontificia Accademia. 
Nessuno si sente di escludere che tra i temi trattati ci sia stato anche quello della gestione degli oltre 250 miliardi in arrivo con il Recovery fund, il Mes e la Bei viste le garanzie espresse dal punto di vista internazionale da Draghi.

LE SPONDE 
Un’operazione che andrebbe bene anche alla Lega, o almeno alla parte dialogante di Giancarlo Giorgetti, che da quando è iniziata la pandemia invoca un governo di unità nazionale con a capo l’ex presidente della Bce. Uno scenario che non sfugge a Giorgia Meloni. La quale, nell’attaccare Di Maio sui «giochi di palazzo», sembra voler mandare messaggi in bottiglia anche al resto degli alleati del centrodestra: niente scherzi. La notizia comunque è stata letta con una certa apprensione anche da Palazzo Chigi, pronto a sottolineare «gli ottimi sondaggi» del premier, miglior arma per spezzare dietrologie e «giochetti». Ma è sempre a un possibile nuovo capo del governo che volteggiano i pensieri di molti. E non solo di quel pezzo di M5S che vive con sofferenza l’«Avvocato del popolo», ma anche del Pd, sempre più «spazientito» dalla gestione «tentennante» di questa Fase 3. Soprattutto in vista dell’autunno caldo che attende l’Italia sul fronte economico. Rimane, in subordine, l’ipotesi che sia partito con così netto anticipo il sondaggio dei partiti per il nuovo presidente della Repubblica. Chi frequenta Draghi si limita a commentare che quello con Di Maio potrebbe non essere stato l’unico contatto con la politica italiana. Con la differenza che sugli altri vige una cortina di massima discrezione. 

«Solo malafede», prova a troncare e sopire il titolare della Farnesina, dopo ore di boatos che lo danno attivissimo (magari anche con Matteo Renzi) per arare il campo in vista di nuovi cambi ai vertici dell’esecutivo. 
La parte più anti-europeista grillina rimane perplessa. Soprattutto la fazione «no Mes» capitanata da Alessandro Di Battista che solo lo scorso aprile incolpava Draghi di «aver risvegliato il desiderio di svilire la politica». La partita a scacchi è appena iniziata, con il diretto interessato che rimane in silenzio. Chissà quanto contento della diffusione di questo incontro. Ma chi lo conosce bene non può non sottolineare: «Sta avendo molti incontri politici e tutti alla fine gli chiedono di guidare un governo di unità nazionale. Ma lui risponde: grazie, non sono interessato. Con il solito sorriso che somiglia a un ghigno». Chissà. 
 

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