Deputata di Italia viva Occhionero è indagata per falso: coinvolta nell'inchiesta sul radicale Nicosia

Deputata di Italia viva Giusy Occhionero indagata per falso: coinvolta nell'inchiesta sul radicale Nicosia
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Venerdì 6 Dicembre 2019, 18:54 - Ultimo aggiornamento: 7 Dicembre, 00:49

Dovrà tornare in Procura a Palermo. Ma stavolta da indagata. Giusy Occhionero, ex deputata di Leu passata nelle fila di Italia Viva, ha ricevuto questo pomeriggio un avviso di garanzia e un invito a comparire dai pm che l'accusano di falso in concorso. Avrebbe fatto passare il Radicale, Antonello Nicosia, fino ad allora conosciuto solo telefonicamente, per suo assistente parlamentare, consentendogli di entrare con lei nelle carceri senza autorizzazione. Solo in un secondo momento, dopo tre ispezioni in istituti di pena siciliani, i due avrebbero formalizzato il rapporto di collaborazione.

Stesso reato è contestato all'esponente Radicale che, però, risponde anche dell'aggravante di aver favorito Cosa nostra e della ben più pesante accusa di associazione mafiosa. L'indagine è delle scorse settimane e ha portato all'arresto, oltre che di Nicosia, del boss di Sciacca Accursio Dimino e di due presunti favoreggiatori. Dall'inchiesta è emerso che, oltre a progettare estorsioni e omicidi, Nicosia, attivista Radicale, sedicente docente universitario, da anni impegnato in battaglie a difesa dei detenuti, entrava e usciva dalle carceri, incontrando anche capimafia al 41 bis, proprio grazie alla Occhionero. I due si erano conosciuti tramite i Radicali Italiani.

Il 21 dicembre, dopo aver avuto con Nicosia solo contatti telefonici, la deputata è arrivata a Palermo e ha incontrato Nicosia con cui è andata immediatamente a fare un'ispezione al carcere Pagliarelli. All'ingresso ha dichiarato che era un suo collaboratore: circostanza, hanno accertato i pm anche attraverso indagini alla Camera, falsa. All'epoca, infatti nessun rapporto di lavoro era stato formalizzato. Il giorno successivo i due hanno fatto, con le stesse modalità, visite nelle carceri di Agrigento e Sciacca.

Ai pm che l'hanno sentita come persona informata sui fatti, la donna ha detto di non aver avuto contezza della doppia personalità di Nicosia, formalmente paladino dei diritti dei carcerati, di fatto uomo d'onore che portava all'esterno i messaggi dei boss. Ma le spiegazioni della deputata non hanno convinto i pm che hanno accertato che tra la Occhionero e Nicosia c'era anche una relazione sentimentale. «Ma perchè dobbiamo spiegare chi sono scusami, perchè dobbiamo sempre mescolare la stessa merda», diceva Antonello Nicosia, non sapendo di essere intercettato, criticando che l'aeroporto di Palermo fosse intitolato ai giudici Falcone e Borsellino. E parlando di Falcone aggiungeva ridendo: «che poi diciamo che è morto in un incidente sul lavoro e quando è stato ammazzato manco magistrato era. Aveva già un incarico politico». Parlava da uomo d'onore Nicosia. E temeva le intercettazioni. Perciò le conversazioni delicate le aveva in auto noleggiate. Nonostante le cautele adottate, però, l'esponente di Radicali Italiani non è riuscito a evitare le «orecchie» degli inquirenti.
 

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