Verdini, il ritratto di un forzista atipico: dai primi passi con Spadolini al tandem con Renzi e la parentela con Salvini

Verdini, il ritratto di un forzista atipico: dai primi passi con Spadolini al tandem con Renzi
di Mario Ajello
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Martedì 3 Novembre 2020, 18:36

Lo si incontra spesso intorno ai Palazzi romani. E non solo perché Denis Verdini mangia spesso da Pastation, il ristorante di suo figlio a mezza strada tra la Camera e il Senato. Ma anche perché l’ex numero uno di Forza Italia, naturalmente dopo Berlusconi e da Silvio assai rimpianto sul piano organizzativo da quando separarono i loro destini, è comunque ancora un tipo ascoltato dalle parti del centrodestra.

E in queste ore infatti sta ricevendo tante telefonate di azzurri ed ex azzurri che gli dicono: «Denis ma che mascalzonata ti hanno fatto i magistrati.

Come al solito». E qualcuno di questi, circolando nel triangolo delle Bermuda della politica all’ora dell’ammazza caffè, si spinge oltre nelle chiacchiere tra amici: «Chissà se, con Salvini al governo, sarebbero stati così spietati contro Denis i giudici». Chissà, appunto. Perché Verdini con Salvini s’è imparentato, visto che la graziosa e simpatica Francesca, la sua figliola adorata, è fidanzata con il capo leghista. Il cui ritratto fotografico è stato bruciato dai ladri che nel dicembre scorso entrarono nella sua villa fiorentina. Che si trova a Pian de’ Giullari, un luogo che evoca Giovanni Spadolini. Con lui a suo tempo Verdini ha cominciato a fare politica e  del leader repubblicano - molto diverso da Denis - si è sempre considerato  discepolo. 

Venezia, Matteo Salvini e Francesca Verdini per la prima di Padrenostro

Verdini è sempre stato un personaggio politico discusso e discutibile. Ma apprezzato come stratega politico e organizzatore di truppe berlusconiane quando Forza  Italia anche grazie a lui era una potenza. Nello shopping parlamentare Denis era temutissimo dalla sinistra al tempo del governo Prodi quando strappare un senatore al centrosinistra significava mandare a casa il Professore. «Il nostro problema è che Verdini oltre ad essere bravo  è simpatico, ed è un diavolo tentatore», confidavano i suoi colleghi di sinistra mentre lo vedevano all’opera a Palazzo Madama. 

È stato potente e feroce generale agli ordini del Cavaliere – incaricato di controllare militarmente l’esercito di berluscones e con il ruolo di superconsigliere nelle riunioni più tenebrose e segrete di Palazzo Grazioli – ed è diventato poi  il più fedele alleato di Matteo Renzi e del Pd. Quando fondó il suo partitello chiamato Ala a sostegno del governo Renzi in un tandem tra toscani. 

«Chi è che può  riformare l’Italia? Matteo. Lui e lui solo. È per questo, solo per questo che ho deciso di sostenerlo. Senza imbarazzi». E insomma. Repubblicano (ma prima era stato socialista), forzista, tessitore del Patto del Nazareno e fautore di un Partito della Nazione mai nato, poi consigliere anche per motivi familiari di Salvini. Questo è Verdini, al netto delle vicende giudiziarie che anche in queste ore lo inseguono e lo hanno messo ufficialmente fuori gioco. 

Si racconta che Verdini abbia avuto un ruolo anche nella crisi agostana del 2019: ci sarebbe stato  lui dietro la rottura con il Movimento 5 Stelle decisa da Salvini («Vuole tornare al voto per modificare la riforma della prescrizione. L’influenza di Denis Verdini, va detto, non gli fa bene», ha detto Luigi Di Maio). Sempre lui dietro l’idea di riportare la Lega nel centrodestra classico. 

Tra i politici c’è chi si ispira a Winston Churchill e chi, come il 68enne Verdini, si accontenta di paragonarsi a Winston Wolfe, il personaggio di Pulp fiction che risolve problemi. Da dirigente di Forza Italia gestiva con abilità le candidature (il suo capolavoro è considerato il trattamento riservato a Nicola Cosentino, potente ma impresentabile esponente azzurro in Campania che riuscì a tagliare fuori), per Berlusconi condusse in porto la fusione degli azzurri con An fino all’apice del suo operato di «tessitore»: la nascita del Patto del Nazareno tra il Cavaliere e Renzi che conobbe già ai tempi in cui il futuro «rottamatore» era presidente della provincia.

La stagione del patto Berlusconi-Renzi 

Quando i rapporti tra Berlusconi e Renzi si interrompono con l’elezione di Sergio Mattarella al Quirinale, Verdini si stacca dal Cavaliere e lancia Alleanza liberalpopolare-Autonomie (Ala), un drappello di parlamentari che assicurerà il sostegno al governo Renzi. Verdini sarebbe pronto a fare lo stesso con il successore a Palazzo Chigi ma quando Gentiloni presenta la lista del suo esecutivo non ci sono esponenti verdiniani. Così l’ex commerciante di carni di Fivizzano schiera i suoi all’opposizione. Salvo poi votare a favore della nuova legge elettorale, il Rosatellum.

Con elezioni del 2018 Verdini - per suoi numerosi guai giudiziari  - esce dalla scena parlamentare. Ma testando una figura di qualche influenza nel Palazzo o nei suoi dintorni.

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