Cospito, Delmastro: «Atti non secretati, non mi dimetto. Il Pd condanni i legami terroristi-clan»

Il sottosegretario alla Giustizia: «Ho fatto il mio dovere, l'indagine non mi preoccupa»

Delmastro: «Atti non secretati, non mi dimetto. Il Pd condanni i legami terroristi-clan»
di Francesco Bechis
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Mercoledì 1 Febbraio 2023, 21:53 - Ultimo aggiornamento: 3 Febbraio, 09:34

Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia di FdI, si dimette?
«No, non c’è motivo di dimettersi. Su richiesta esplicita di un parlamentare, ho dato conto di un’informativa riservata che non è secretata né classificata».

Il ministro Nordio le ha chiesto un passo indietro?
«No, non lo ha chiesto». 

Quindi non rimetterà neanche la delega al Dap. 
«Non vedo il perché.

Ripeto, se un qualsiasi parlamentare mi avesse posto le stesse domande avrei fornito le stesse informazioni. Nel caso di un question time, perfino in maniera più articolata». 

Nordio ha definito l’informativa come materiale sensibile.
«Ed è così. Come sensibile è la notizia del trasferimento di Cospito nel penitenziario di Opera. Altro conto è dimostrare che sia materiale classificato o segreto. Ma qui aggiungo una nota». 

Prego. 
«In una democrazia un esponente del governo, davanti a domande precise dei parlamentari, non può omettere o negare circostanze a lui note su documenti non secretati». 

Per avere quell’informativa serve un accesso agli atti. 
«Facciamo chiarezza. Un parlamentare mi ha chiesto se fossero fondate le indiscrezioni della stampa sulla saldatura tra mafiosi e terroristi. Ho risposto di non poter confermare l’esistenza di questo asse ma che ci sono elementi per dimostrare un’interlocuzione tra Cospito e alcuni boss in carcere. E un comune interesse alla rimozione del 41-bis».

La accusano di aver riferito queste informazioni a Donzelli in un contesto “famigliare”. Cosa risponde?
«Spero che nessuno guardi dal buco della serratura di casa mia. Se lo fanno, che almeno guardino correttamente. Ho risposto alle domande di Donzelli in Parlamento». 

La Procura di Roma però ha aperto un fascicolo sulla rivelazione di segreti d’ufficio.
«Un atto dovuto dopo l’esposto dell’onorevole Bonelli. Che però, voglio sperare non in cattiva fede, ha riferito cose non vere parlando di captazioni e intercettazioni mai avvenute. Sono fiducioso che, una volta chiarita la vicenda, il fascicolo si chiuderà». 

 

Raccontano che la premier Giorgia Meloni sia irritata dall’incidente. Vi siete sentiti?
«Non ci siamo sentiti e non ho sentore di questa irritazione. Vorrei però chiarire una cosa». 

Ovvero?
«È finita l’epoca del centrodestra che cade nelle trappole culturali del centrosinistra. Se un parlamentare di opposizione mi avesse chiesto le stesse informazioni in un’interrogazione e io non avessi risposto, cosa sarebbe successo?». 

Critiche sono arrivate anche dal centrodestra. Da Forza Italia Mulè ha preso le distanze dall’intervento di Donzelli. 
«Di nuovo, voglio sperare nella buona fede di Mulè e di chi in un primo momento ha pensato si trattasse di intercettazioni. Non è questo il caso».

Crede che l’intervento di Donzelli sia stato opportuno?
«L’intervento di Donzelli ha chiarito oltre ogni dubbio che il 41 bis e il 4-bis in Italia non si toccano. Ancor meno se vi sono elementi per cui terrorismo e mafia, almeno occasionalmente, si parlano: ha fatto benissimo a chiarirlo».

È legittimo per un parlamentare visitare un detenuto?
«Certo che sì. È ovvio proprio come ovvio è il dovere di un sottosegretario rispondere alla domanda di un parlamentare». 

Il Pd vi accusa di usare il caso Cospito come un grimaldello contro il primo partito di opposizione. 
«Nessuno intende utilizzare un caso giudiziario come un grimaldello, questo sia chiaro. Noi semplicemente ribadiamo che il 41-bis non è in discussione. Nel frattempo assistiamo a minacce di morte contro funzionari dello Stato da parte di terroristi anarchici su cui non c’è altrettanta attenzione. Io stesso sono finito nel mirino di minacce». 

Sta dicendo che il centrosinistra è ambiguo sulle violenze?
«No, assolutamente. Mi chiedo solo perché non dedichino la stessa attenzione ai violenti che aggrediscono la Polizia, inviano proiettili e minacciano giudici, assaltano strutture pubbliche». 

Esiste o no una convergenza tra mafiosi e anarchici?
«È certo che vi siano stati incontri in cui Cospito spiegava ai boss mafiosi che quella contro il 41-bis è una battaglia per tutti. E veniva incoraggiato ad andare fino in fondo. Ecco, su questo non penso si possa restare indifferenti».

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