Def, caccia ai colpevoli nella maggioranza: scatta la conta dei malati e degli assenti. Riparte la faida in Forza Italia

L’ira di Giorgetti per i deputati assenti: «Non si rendono conto». Ciriani aveva avvisato: «Voto sensibile»

Def, caccia ai colpevoli nella maggioranza: scatta la conta dei malati e degli assenti. Riparte la faida in Forza Italia
di Francesco Bechis
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Venerdì 28 Aprile 2023, 00:00

Scena uno: Giancarlo Giorgetti arriva alla Camera, è una furia, «i deputati non si rendono conto». Scena due: nell’aula di Montecitorio un capannello di Fratelli d’Italia si agita intorno al capogruppo Tommaso Foti e scorre la lista degli assenti. «Ma lui è malato davvero?». Quando Fabio Rampelli getta uno sguardo al tabellone e con voce roca certifica il disastro, «la Camera respinge..», nell’emiciclo scoppia la bagarre. Chi ha fatto finire sotto il governo sul Def? 

LA CACCIA AL COLPEVOLE

Dietro la cortina di veline stampa alla camomilla, «è solo un incidente..», parte la caccia al colpevole. Ed è subito dejavu, perché il clima incandescente in maggioranza ricorda per un attimo il caos seguito all’elezione lampo di Ignazio La Russa al Senato, con il forfait di Forza Italia e l’aiutino (mai confessato) dei renziani. Il ministro dell’Economia non ascolta ragioni. E si lascia andare a uno sfogo contro gli onorevoli assenteisti che hanno quasi detonato il Def e di conseguenza il decreto lavoro atteso per domenica. In serata smorza: «Quella norma sulla maggioranza l’ho scritta io undici anni fa, ed ecco la vendetta». Nel frattempo tra i banchi della maggioranza si sfogliano elenchi di nomi. Gli assenti, o meglio i non votanti, sono venticinque. Qualcuno di loro è in malattia e si affretta a giurarlo rispondendo alle telefonate furibonde dei capigruppo. Altri sono forfait preannunciati. È della schiera Marta Fascina, che da venti giorni non lascia il San Raffaele di Milano per vegliare sul “quasi-sposo” Silvio Berlusconi. O ancora Umberto Bossi: il patrono dei leghisti gode di salute precaria e incontrarlo per i corridoi della Camera è un vero miraggio. E però, concordano fuori dalla grazia divina i colonnelli della maggioranza, queste sono solo poche eccezioni, esempi virtuosi. Gli altri, «che fine hanno fatto?». Le indagini si preannunciano severe, perfino vendicative. La “sciatteria” non resterà impunita.

Tanto più dopo la strigliata in diretta da Londra: la premier Giorgia Meloni si sarebbe risparmiata volentieri un inciampo così durante la trasferta e ha reso noto il suo disappunto - eufemismo - ai ministri a lei più vicini.

In attesa del redde rationem, parte il Cluedo in maggioranza. Insomma, di chi è la colpa? Da Lega e FI c’è chi punta il dito contro Luca Ciriani. Dopotutto il ministro friulano deve occuparsi dei Rapporti con il Parlamento e forse il capitombolo in aula poteva prevederlo, è il refrain. Lui non ci sta e ai suoi mostra sms e mail inviate nei giorni scorsi a ministri e colonnelli. L’alert, dunque, era noto ai più: «Fate attenzione sul Def, è un voto sensibile». Del resto, durante la settimana diversi deputati avevano trovato sospette le tante, troppe assenze in aula. E infatti. Indiziati sono anche i segretari d’aula che da copione dovrebbero vigilare sui banchi vuoti. Anche qui, va da sé, è tutto uno schermirsi. Riccardo Zucconi, segretario per FdI, avanza timidamente un’altra ipotesi. «Al di là di chi è in malattia, c’è un tema che riguarda ministri e sottosegretari. Con il taglio dei parlamentari, la loro assenza in aula fa la differenza..». Spauracchio diffuso, in effetti, a inizio legislatura quando La Russa con pazienza olimpica si trovava a consolare i colleghi senatori (auto)candidati a ruoli di governo: «Mi spiace, Giorgia ci vuole tutti in aula..». 

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I VELENI FORZISTI

Ma è tra le truppe di Forza Italia che l’incidente di ieri riaccende la miccia. Tra i deputati in “missione” infatti c’è niente meno che Paolo Barelli, neo-capogruppo alla Camera tornato in auge dopo un brusco riassetto del partito a firma Tajani-Fascina-Berlusconi che ha messo i ronzulliani all’angolo. Loro infatti gongolano e svelenano: «Gran parte degli assenti al voto sono dell’area Barelli, vedi il vice Raffaele Nevi..». Il capogruppo già presidente della Federnuoto appare insieme a Tajani, Ronzulli e Gasparri alla conferenza stampa di lancio della kermesse forzista di inizio maggio. È alla Camera, sala Colletti. Poi, il vuoto. Non assiste in aula alla clamorosa bocciatura. Alla capigruppo convocata in fretta e furia lo sostituisce Mauro D’Attis. In piazza Montecitorio, l’ex capogruppo Cattaneo sospira di fronte ai cronisti: «Mi scuso con gli italiani, ma ognuno si assuma le sue responsabilità». Il Def-gate non finisce qui.
 

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