Il Def passa per soli 3 voti, in aula 14 grillini assenti: un messaggio a Di Maio

Il Def passa per soli 3 voti, in aula 14 grillini assenti: un messaggio a Di Maio
di Mario Ajello
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Venerdì 11 Ottobre 2019, 07:49

La linea dei vertici 5 stelle è sempre la stessa: «Dissenso? Ma no...». Invece, sì. Perché non c'è ormai passaggio parlamentare in cui M5S non dia prova del caos che lo sta animando. E che potrebbe avare lo sbocco più sensazionale: quello, in prospettiva, della scissione. Anche se manca ancora l'uomo-simbolo, il capo, che possa condensare e incarnare tutte le forze centrifughe in atto. Insomma, anche sulla nota di aggiornamento al Def la solita storia: grillini un po' in ordine parso. Ma nel caso loro, di questi tempi, c'è sempre, nel fondo del disordine, una ratio che è quella di dare un colpo a Di Maio, di spingerlo a cedere pezzi di leadership, di azzopparne lo stile di comando («Protegge solo il suoi fedelissimi, e per il resto non condivide nulla con nessuno», è la voce di tutti o quasi nel movimento).

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L'ennesima giornata di passione pentastellata, ieri, è ruotata attorno ai 24 grillini assenti nello scrutinio per l'ok al rinvio sul pareggio di bilancio. E la maggioranza si è salvata per un pelo, solo con tre voti. Rischiava di finire male per i rosso-gialli, insomma. E il risultato ha scatenato ovviamente malumori intrecciati tra i grillo-dem e dentro M5S. L'asticella è stata superata di pochissimo (dovevano esserci 316 voti e non si arrivati a tanto) a causa delle assenze nei partiti di governo: i 24 grillini (ma 10 sono assenti giustificati, per esempio Di Maio, ovvero onorevoli in missione e quindi 14 i grillini che hanno marcato visita), 5 assenti Pd «giustificati» (così dicono al gruppo) e assenti un deputato ciascuno di Leu e Italia Viva. I dem e i renzisti non hanno dubbi: le assenze vere, e e pesanti, sono quelle pentastellate. «Se tutti facevano come loro, adesso era crisi di governo», si lamentano gli alleati.

LOGORARE LUIGI
Assenze M5S dirette contro Di Maio. Vediamo un po' i nomi che emergono dai tabulati. Si va da Nicola Acunzo a Stefania Ascari, da Emilio Carelli a Claudio Cominardi, da Sebastiano Cubeddu a Rina De Lorenzo, Massimiliano De Toma, Caterina Licatini, Antonio Lombardo, Stefania Mammì, Nicola Provenza, Giulia Sarti, Rosa Alba Testamento, Simone Valente. Tra questi, Mammì e De Toma sono assenti in questi giorni per motivi personali. Così come altri di questo gruppone. E la motivazione di dissenso politico non opuò valere per tutti, affatto, visto che per esempio assenti per malattia sono stati Cubeddu, De Lorenzo o Cominardi. Ma in questo mischione c'è anche chi - stte o otto - è insoddisfatto di come vanno le cose in M5S, chi partecipa del gran caos, chi è incerto su che cosa fare e su che direzione prendere e via così. L'inquietudine s'affaccia di volta in volta, in un continuo rimescolamento di dubbi e di aspettative. Chissà quando questo stato gassoso prenderà una forma, se la prenderà, e se diventerà una vera e propria operazione politica.

Il caos pentastellato, dopo il voto in Umbria, se andrà male il primo esperimento di alleanza con il Pd, e i sondaggi non sono incoraggianti, potrà avere qualche sbocco. Intanto, le schegge impazzite dominano la scena, che è ancora più ingarbugliata a causa dell'elezione dei due capigruppo M5S alla Camera e al Senato. Serve la maggioranza assoluta per vincere la partita e nelle prime votazioni nessuno dei candidati s'è imposto. Anche qui c'è in ballo il tentativo di dare una botta alla leadership di Di Maio. Se Toninelli, in corsa al Senato, e per ora arivato secondo nei primi scritini dopo Perilli, non dovesse farcela, partirà la vendetta degli ex ministri anti-Di Maio: lui più la Lezzi più la Grillo più quelli che ai aggiungeranno. Ma alla Camera la situazione sta diventando più biollente. Tre candidati: Anna Macina (Di Maio doc), Silvestri (dimaiano ma attento alle ragioni degli altri) e Raffaele Trano che è il pasdaran, quello che vuole azzerare tutto e anche Rousseau. Per ora è stallo, tutto è rinviato alla prossima settimana, ma Trano è arrivato secondo nella prima votazione e su di lui potrebbero convergere tutti i critici di Di Maio. Nello scrutinio di ieri il deputato Marco Rizzone ha contestato il fatto che alcuni voti per Silvestri sono arrivati via mail. Ed è cominciata la litigata: si può votare on line o non si può? Uno scontro che segnala il clima. L'ipotesi salva-Di Maio sarebbe quella di far convergere su Silvestri, non il dimaiano di ferro, i voti della Macina. Ma questo si vedrà all'indomani della festa M5 a Napoli.
 

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