Decreto ristori aprile, tasse rinviate e altri 30 miliardi di sostegni, anche per gli affitti dei negozi

Decreto ristori aprile, tasse rinviate e altri 30 miliardi di sostegni, anche per gli affitti dei negozi
di Andrea Bassi
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Sabato 3 Aprile 2021, 00:52 - Ultimo aggiornamento: 19:46

Dopo i 32 miliardi del decreto di marzo, il governo si prepara a un nuovo scostamento che, come riferiscono fonti al lavoro sul dossier, potrebbe avvicinarsi ai 30 miliardi di euro. Non solo, è in atto un forte pressing politico per provare ad alzare ulteriormente l’asticella. Lo scorso anno, è il ragionamento che viene fatto, è stato consentito un deficit extra di 100 miliardi per i sostegni all’economia. Quest’anno siamo ancora nel pieno della pandemia e le chiusure di molti esercizi commerciali proseguiranno ancora per tutto il mese di aprile. La richiesta, insomma, sarebbe quella di pareggiare il conto dello scorso anno. La discussione è comunque in corso. Il nuovo scostamento di bilancio dovrebbe andare di pari passo con l’approvazione del Def, il documento di economia e finanza. La scadenza del Def è fissata al 10 aprile, ma è probabile che il governo si prenda qualche giorno in più, considerando che il Documento di economia e finanza dovrà recepire anche gli effetti del Recovery plan, la cui stesura definitiva arriverà entro il 30 aprile.

Ma a cosa serviranno i nuovi 30 miliardi di scostamento? Le misure allo studio sono molte.

In questi giorni si sono svolte diverse riunioni tecniche al ministero dell’Economia per iniziare a delineare i contenuti del provvedimento. Per quanto riguarda gli indennizzi, l’intenzione sarebbe di confermare il meccanismo approvato nel decreto sostegni di marzo, anche per fare in modo che gli aiuti siano erogati in tempi brevi. Quindi i ristori andranno nuovamente alle attività economiche con un fatturato fino a 10 milioni che hanno subito perdite superiori al 30% nel 2020 rispetto al 2019. Qualche modifica potrebbe esserci sulle percentuali di ristoro: oggi si va dal 60% della perdita di un mese per chi fattura fino a 100 mila euro, al 20% per le imprese con ricavi tra 5 e 10 milioni di euro.

Sul tavolo ci sarebbe comunque l’ipotesi di garantire delle cifre più consistenti a chi ha subito maggiormente gli effetti della crisi, come i bar, i ristoranti, e le altre attività commerciali obbligate alla chiusura dal lockdown. Il provvedimento, poi, affronterà anche la questione della scadenza fiscale di fine aprile. Il decreto di agosto dello scorso anno, aveva rinviato gli acconti Irpef e Irap per il 2020 al 30 aprile di quest’anno per le imprese con fatturati fino a 5 milioni di euro e che avevano subito un calo dei ricavi di almeno il 33%. Una scadenza vicina e che cade in un mese caratterizzato ancora da molte chiusure. L’ipotesi è quella di rinviare almeno fino a giugno il pagamento di Irpef e Irap in modo da unificarlo con il saldo delle imposte, anche se c’è una parte del governo che spinge per rateizzare il dovuto o cancellarlo nei casi di maggiore difficoltà economica. 

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Il meccanismo

Quasi certo l’arrivo di nuovi aiuti per gli affitti delle attività commerciali. Il meccanismo dovrebbe essere quello del credito di imposta, uno sconto fiscale del 60% sul canone riservato sempre alle attività commerciali che hanno subito rilevanti perdite di fatturato. Sul tavolo c’è infine il tema delle misure per la liquidità delle imprese. L’Abi da tempo chiede un allungamento delle moratorie sui mutui e sui prestiti. Il governo sarebbe disponibile, ma occorre un via libera da parte della Commissione europea. Così come per un’altra misura chiesta a gran voce: l’allungamento della scadenza per il rimborso dei prestiti garantiti dallo Stato. Per quelli erogati attraverso il Fondo di garanzia, attualmente la restituzione va fatta in 15 anni, ma potrebbe essere allungata. Così come allo studio c’è la possibilità di aumentare l’ammontare del prestito, oggi fissato a 30 mila euro. 

Intanto proseguono le proteste degli esclusi dai ristori. Uno dei casi più eclatanti è quello degli agenti di commercio. «Ci sono 220 mila agenti», spiega Luca Gaburro, segretario generale di Federagenti, «che non riescono ad accedere ai ristori. Nemmeno l’eliminazione dei codici Ateco, che già li aveva lasciati fuori, aiuta. Gli agenti fatturano a tre e sei mesi, quindi nel 2020 hanno registrato in parte i ricavi del 2019, e così non riescono a rientrare nel requisito della perdita del 30% di fatturato. L’unico aiuto che hanno ricevuto sono i 600 euro avuti a marzo dello scorso anno e altri 600 ad aprile. La categoria è allo stremo». 
 

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