Ddl Zan, a che punto siamo? Dal coming out della deputata di Forza Italia al rischio slittamento a settembre

Decreto Zan, a che punto siamo? Dal coming out della deputata di Forza Italia alla discussione
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Giovedì 15 Luglio 2021, 17:54 - Ultimo aggiornamento: 18:10

A che punto è il ddl Zan? La sospensiva chiesta dal centrodestra in Senato non è passata e quindi la discussione continua, seppur non in modo spedito. Perché sul ddl Zan, anche dentro i partiti che lo sostengono, non c'è una visione compatta. La discussione riprenderà in Senato martedì 20 luglio alle 16.30. 

Ddl Zan, discussione prosegue ma strada in salita

Lo dice un senatore del Pd, Tommaso Cerno, che ha chiesto altro tempo e ha individuato ben tre correnti all'interno dello stesso Partito Democratico. Vediamole: «i cosiddetti cirinninì (in riferimento a Monica Cirinnà, ndr) interessati solo a mettere delle bandierine sui diritti civili - spiega Cerno - quelli di cultura cattolica che cercano una mediazione, consapevoli che si tratta di una legge involuta, e il resto che segue la linea della presidenza. Ma questo disegno di legge è il frutto di una mediazione esasperata fatta con alcune associazioni lgbt, con alcuni aspetti buoni e altri no, con problemi di numeri parlamentari e che potrebbe essere migliorato. Se per questo servono altri sei mesi, prendiamoceli». 

Il voto secondo coscienza e gli ordini del giorno invece che gli emendamenti

Cerno ha aggiunto che non presenterà emendamenti al testo («perché so che sarebbero bocciati») e che voterà «secondo coscienza». Infine sulla proposta della capogruppo Malpezzi di presentare ordini del giorno «qualificanti» (e non emendamenti), il senatore li ha definiti «come le cure palliative per un malato terminale, se gli venissero offerte non le disdegnerebbe. Proporre ordini del giorno è come dire che hai paura di andare sotto e provi a tamponare il rischio». Gli ordini del giorno sono un percorso praticabile per i dem di Base riformista (la corrente che fa capo al ministro Lorenzo Guerini e a Luca Lotti). «Lo scenario in Senato è certamente complesso - dice il sentaore Alessandro Alfieri, coordinatore di Base riformista  - perciò dovremo affrontare ogni passaggio ricercando la massima condivisione. In questo senso, mi pare ampiamente sostenuta nel gruppo del Pd la volontà di non presentare emendamenti ma ordini del giorno politici, qualificanti, che devono rassicurare rispetto ad alcune preoccupazioni emerse e rappresentare al meglio la pluralità e la ricchezza del nostro dibattito. Possono essere lo strumento per dire anche quali sono i nostri indirizzi politici e quali sono i limiti invalicabili su cui non siamo disposti a transigere.

Penso che il Pd debba dimostrarsi aperto a comprendere le ragioni degli indecisi e degli incerti nelle altre forze politiche. Seguiremo con la massima attenzione i prossimi passaggi senza mai arretrare dal nostro obiettivo, che per noi resta allargare tutele e diritti di chi viene discriminato. Faremo di tutto per portare a casa questo risultato».

Gli ordini del giorno, dunque, e non gli emendamenti sono la risposta giusta alle varie realtà cattoliche preoccupate. «Gli Odg non modificano una legge che può avere il bisogno di essere chiarita», spiega il portavoce di Base Riformista, il deputato Andrea Romano che aggiunge: «Si può specificare l'ambito di intervento della legge, i punti controversi come quello sulla scuola o la libertà di opinione. L'esempio può essere la Giornata sull'omofobia: le obiezioni della destra sono inaccettabili perché è giusto che bambini e ragazzi sappiano cosa è l'omofobia in modo da acquisire gli strumenti comprenderla e contrastarla. Un Ordine del giorno può chiarire come dovrebbe svolgersi questa Giornata». (L'ex capogruppo dem Andrea Marcucci spera che si apra una «breccia positiva» invitando quindi alla modifica ragionata del testo. Il Movimento 5 stelle invece annuncia che non presenterà amendamenti. 

Pioggia di emendamenti: rischio slittamento a settembre

Il centrodestra chiede di mettere mano al testo. E lo chiede anche Italia Viva, il partito guidato da Matteo Renzi. «Se si fosse accolta la sintesi elaborata dal relatore Ostellari, che aveva sostanzialmente recepito anche le nostre proposte emendative, adesso avremmo già la certezza di poter approvare definitivamente il provvedimento al Senato. E blindarlo, con l'accordo politico di porre la fiducia alla Camera nel giro di poche settimane», ha avvertito la senatrice Laura Garavini, vicecapogruppo vicaria di Italia Viva-Psi durante la discussione sul ddl Zan sottolineando che «il muro contro muro non porta da nessuna parte». Quindi ha concluso: «Da noi di Italia viva continua a esserci un voto leale, costruttivo, in linea con quanto fatto finora. Il provvedimento é troppo importante per rischiare che decada nell'anonimità di voti segreti». 

Martedì 20 luglio scade il termine per la presentazione degli emendamenti e c'è già chi ne annuncia tantissimi.  «Presenteremo un centinaio di emendamenti, un pacchetto consistente di emendamenti che saranno puntuali e circistanziati, non di natura ostruzionistica ma di merito e sui punti più controversi come l'articolo 1, 4 e 7 più altri dettagli, ma quello è il cuore». L'ha detto all'Ansa il capogruppo di Fratelli d'Italia al Senato, Luca Ciriani parlando del disegno di legge Zan, a margine della presentazione di un libro a Palazzo Madama. Sul rischio di uno slittamento dell'esame a settembre, dopo la pausa estiva del Senato, Ciriani ha ammesso che è «concreto» ma che dipende dalla maggioranza: «Se vuole stare sullo Zan fino a Ferragosto, forse ce la fa, ma se vuole approvare anche i decreti in arrivo e che sono in scadenza, la vedo difficile». «Il provvedimento va corretto prima, non basta rinviare le modifiche, attraverso qualche ordine del giorno, a dopo la sua entrata in vigore. Anche perché se non si superano le attuali criticità del testo non ci sono i numeri perché venga approvato», dice la vicepresidente del gruppo Forza Italia al Senato e responsabile del movimento azzurro per i rapporti con gli alleati, Licia Ronzulli.

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La commozione della deputata di Forza Italia omosessuale

«Quando capì di me mia madre mi disse 'ho paura per te", è comprensibile, i genitori è normale si preoccupino. Ma non tutti sono costretti ad avere paura per una società immatura». Così Barbara Masini, senatrice di Fi, intervenendo in Aula non nasconde la sua commozione, dietro la mascherina, spiegando che «sarebbe un peccato se questa legge non passasse». La senatrice azzurra ha detto di essere favorevole al disegno di legge Zan, pur con alcune riserve e ha ringraziato la sua capogruppo Anna Maria Bernini «per la sensibilità dimostrata nei miei confronti». Ieri Masini, non ha partecipato al voto che chiedeva la sospensiva della legge in Aula, richiesta appoggiata anche da Fi. Il ddl Zan «non parla di gestazione per altri, non parla di adozioni e non parla di teoria gender o di altre situazioni che ho sentito nominare in quest'Aula; parla di una cosa molto semplice: come ampliare le fattispecie dei crimini di odio anche alle discriminazioni e agli atti di violenza compiuti in ragione del sesso, del genere, dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere di una persona», ha spiegato Masini. «Sul tema dell'omo-lesbo-bi-transfobia e di altre discriminazioni il nostro Paese ha sacche di arretratezza gravi e ciò non può essere negato o sminuito - ha aggiunto l'azzurra - . Secondo Eurobarometro l'Italia, tra i Paesi avanzati, è tra quelli in cui la popolazione ha più difficoltà nell'accettare una società paritetica, al punto di ritenere, in gran numero, che gli omosessuali non debbano avere gli stessi diritti degli eterosessuali». Per Masini si deve «provare fino all'ultimo perché, comunque la si voglia mettere, un ultimo miglio possibile per un tentativo di incontro c'è ancora. Non sto dicendo che porterà a un risultato - questo non posso saperlo - ma so che è necessario provarci se davvero qui teniamo tutti ai diritti e non alle bandiere».

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