Ddl Zan frena l’Ulivo bis, Letta e Renzi ai ferri corti. Il segretario dem attacca: «Si è rotta la fiducia»

La replica: «Suicida la tua scelta». Anche Calenda critica il leader di Iv:«Non puoi legarti ai sauditi e a Miccichè»

Il ddl Zan frena l Ulivo bis, Letta e Renzi ai ferri corti
di Barbara Acquaviti
4 Minuti di Lettura
Venerdì 29 Ottobre 2021, 00:43 - Ultimo aggiornamento: 30 Ottobre, 10:34

Non si trattava solo del ddl Zan, e il giorno dopo il naufragio del provvedimento che avrebbe dovuto combattere l’omotransfobia è ancora più chiaro. Tra Enrico Letta e Matteo Renzi non è certo il momento delle mezze parole: le accuse sono reciproche, dirette e forse insormontabili. Non è passato neanche un mese dalle elezioni amministrative che hanno premiato il “campo largo” praticamente ovunque si sia presentato. E se in quei giorni il segretario dem si era spinto a parlare di un Nuovo Ulivo che tenesse dentro anche Italia viva, adesso quel progetto è già al capolinea. Che siano stati i renziani a far tramontare il disegno di legge in Senato per Enrico Letta è più che un sospetto, è una ferma convinzione. La conseguenza inevitabile: «È stata sancita una rottura di fiducia a tutto campo». Non ci gira intorno, il provvedimento contro l’omotransofobia - dice - è caduto vittima su un campo in cui in realtà si stava disputando un’altra partita, «le prove generali dei giochi per il Quirinale o di alleanze politiche». Insomma, il terreno scelto da Renzi per far vedere al centrodestra quanto possa contare la sua golden share. Letta prova a mettere zizzania in quella coalizione che al momento è cementata anche dall’aspirazione di Silvio Berlusconi di andare al Quirinale. Un sogno ad occhi aperti dal quale per il segretario dem il Cavaliere si dovrebbe risvegliare. «Lo dico anche a Forza Italia, con chi sta? Con Orban e Pillon?».

La risposta

Ovviamente il leader di Iv nega ogni addebito. Un grande errore è stato certamente fatto, sottolinea, ma porta la firma di Enrico Letta. «Mi aveva annunciato che avrebbe aperto» a modifiche ma poi «Pd e M5s hanno preferito il muro contro muro, un suicidio politico». Fa pure due conti: se i voti di scarto sono stati 23, spiega, vuol dire che i franchi tiratori sono stati una quarantina. Come a dire, a dem e pentastellati, non guardate da questa parte ma dentro casa vostra. 
I 5stelle fanno blocco con il Pd. Sarcastica la replica a Renzi del capogruppo al Senato Ettore Licheri. «Ora l’amico di Bin Salman ci risparmi le sue lezioncine politiche. Se dall’Arabia Saudita avesse potuto assistere ai lavori d’aula, ieri avrebbe visto che la legge Zan è stata sostenuta dal M5s con grinta e lealtà».
Nel Pd, è vero, non manca qualche distinguo su come è stata gestita tutta la pratica.

Valeria Fedeli, Andrea Marcucci e anche Dario Stefàno che sposta il mirino dai renziani e invita a cercare i “traditori” proprio nel M5s. Ma soprattutto a covare, neanche troppo sotto la cenere, è il malessere di Base riformista, la corrente di Lotti e Guerini che ha la maggioranza dei parlamentari, soprattutto al Senato. Nei prossimi giorni è prevista una riunione per fare il punto. 

Video

I sospetti

Dai renziani, nel frattempo, è tutto un negare accordi con Lega & Co. Gli altri ne parlano come fosse un dato già acquisito: lo preconizza Luigi Di Maio, lo sostengono molti parlamentari nei capannelli. I diretti interessati replicano nettamente. «Non c’è e non ci sarà mai nessun asse Italia viva-centrodestra. Non è un’eventualità abbastanza avveniristica, come la definisce Giorgia Meloni. È un’eventualità che non esiste», sostiene senza mezzi termini Teresa Bellanova. Ma il fatto è che qualcosa si è già mosso, per esempio a Palermo, dove Italia viva si è alleata con Gianfranco Miccichè. Una scelta che, insieme a quella di creare un rapporto così stretto con l’Arabia Saudita, viene criticata anche da Carlo Calenda che su Twitter si rivolge direttamente a Renzi. «Dovremmo lavorare insieme e costruire un grande polo riformista. Ma come possiamo farlo credibilmente se continui così. Fermati un secondo a riflettere. Te lo chiedo pubblicamente dopo averlo fatto tante volte privatamente. Fermati».

© RIPRODUZIONE RISERVATA