Partiti, il revival dei dinosauri dc, Mastella: «Io re dei peones per salvare la legislatura»

Pienone al Teatro Brancaccio per “Noi di Centro”. E in Liguria Scajola scatenato

Partiti, il revival dei dinosauri dc, Mastella: «Io re dei peones per salvare la legislatura»
di Mario Ajello
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Domenica 5 Dicembre 2021, 13:04

Evviva il vintage, se ha le forme di Mastella che di politica capisce più di ogni nuovista e di tutti i populisti. Ed evviva la provincia, se è quella antica, sudista e odorosa di Dc e di acqua di colonia, delle truppe mastellate che in massa hanno riempito fino all'inverosimile - in tempi di Covid - il teatro Brancaccio gridando al loro idolo: «Clemente, sei meglio di Gigi Proietti!». L'occasione è il lancio del nuovo partito di Mastella, Noi di centro, e chi arriva da Ceppaloni e dalle altre contrade porta in pugno la bandiera e in petto il sogno che Clemente riassume così: «La Dc è irripetibile. Io voglio fare una cosa diversa: aggregare a partire da me un'area di centro, che esiste. Noi siamo i terrapiattisti di centro». E sorride l'ex ministro della Giustizia, mentre il suo popolo in gita politica a Roma lo acclama. «Io arriva dalla Calabria», «Io da Benevento», «Io da Frattaminore», «Io da Frattamaggiore», dicono quelli che scendono dai pullman e baciano Sandra Mastella, senatrice e musa: «Sei sempre una donna bellissima».

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E ora che va di moda il revival del centro - occhio all'ottantina di parlamentari che tra Toti, Brugnaro e Renzi vogliono fare massa per l'elezione del Colle e per dare seguito all'agenda Draghi anche nella prossima legislatura - chi più di Mastella può incarnarlo davvero? «Vogliamo essere la Margherita 2.0», dice Clemente. Ma intanto vuole fare anche di più: «Chiamo a raccolta tutti i peones del Parlamento italiano. Sono più di 200. E dico loro: non fatevi fregare, Letta, la Meloni e gli altri vi vogliono mandare a casa anticipatamente». San Clemente, che oltretutto si augura che «lo Spirito Santo» vigili sull'elezione per il Quirinale, si erge a protettore del peones trasversale che non vuole tornarsene a casa per colpa dell'eventuale salita di Draghi sul Colle. Clemente, ma come li difendi questi poveri peones che vogliono tenersi il posto? «Dicendo che se Draghi diventa Capo dello Stato per loro è finita, e vincono Letta e Meloni che vogliono il voto subito. Se invece si lavora per Berlusconi o per Casini sul Colle, allora sono tutti garantiti».


Se i mastellati riuniti al Brancaccio li chiami dinosauri, loro si inorgogliscono: «Certo che lo siamo, siamo la preistoria e la storia, pure quella futura». Risposta che darebbe, da Imperia, anche Claudio Scajola.

Che fu Dc, che è stato numero uno di Forza Italia dopo il Cavaliere e ora in pieno splendore da revival centrista non solo da sindaco della città ligure si ricandida al proprio posto ma raddoppia. Sarà anche presidente della Provincia (elezione di secondo livello) e gareggia e vincerà senza avversari perché nessuno s'è candidato oltre a lui. «L'esperienza in politica conta e io di esperienza ne ho a piene mani», assicura Scajola e non a torto e non a sua insaputa.

PREISTORIA E FUTURO

Un dinosauro come presidente del partito mastellato? Quasi. Clemente in pieno Brancaccio nomina in questo ruolo Giorgio Merlo. Perfetto in chiave Margherita 2.0, visto che trattasi di un ex margheritino importante. E che non si smentisce nel suo discorso d'investitura tra una citazione e l'altra di Martinazzoli e di Carlo Donat-Cattin: «E' stata criminalizzata la memoria e volevano azzerare il passato della buona politica, ma ora basta!». E come nel vintage, in prima fila ci sono le delegazioni degli altri partiti. Quella dell'Udc con il calabrese Pino Galati: «Sono qui in vesta da pontiere», dice con politichese che non si sentiva da 20 anni. E Quagliariello per Coraggio Italia c'è («Giusta la federazione delle forze di centro») e il renziano Rosato («Ascoltarsi e parlarsi con tutti quelli che si considerano alternativi a Conte, Salvini e Meloni è giusto. Senza nostalgie del passato») e a proposito di Prima Repubblica ecco i liberali («Favorevoli a Mastella che costituisce una Margherita 2.0», assicura il presidente del Partito Liberale Europeo, Francesco Patamia) e occhio all'ex ministro Francesco D'Onofrio e ad altri esponenti in sala della ex Balena Bianca. Tutti intorno a San Clemente segretario nazionale del proprio partito e nuovo federatore del centro, in cui vuole Renzi ma non il «pariolino» Calenda ed è stato un sabato mastellato da «mille e una notte» quello di ieri. Al Brancaccio ci sono le scenografie in allestimento per il musical Aladin, e per entrare nella sala del battesimo di Noi di centro si passa attraverso cartonati di sontuose architetture arabeggianti che rimandano all'immaginario disneyano. Ma è da Ceppaloni, via Brancaccio, e non da Aghraba che parte l'appello all'unità dei centristi d'Italia. Che come colla deve avere il garantismo. «C'è un cancro - spiega Mastella - che non è la magistratura in quanto tale. Ma il Parlamento deve fare qualcosa». Poi si paragona all'ex ministro dc, Luigi Gui, coinvolto nello scandalo Lockheed negli anni 70, per poi essere riconosciuto innocente dalla Consulta: «Chi mi ripaga più?», grida Clemente. La nascita del centro, se mai ci sarà, promette di fungere da grande risarcimento.

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