Crisi governo, Sergio Mattarella sconcertato: «Il Paese non capirebbe»

Crisi governo, Sergio Mattarella sconcertato: «Il Paese non capirebbe»
di Marco Conti
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Mercoledì 13 Gennaio 2021, 00:44 - Ultimo aggiornamento: 11:53

Crisi governo «Sconcerto» e «preoccupazione». Sergio Mattarella segue con attenzione lo svolgersi di una crisi di governo più annunciata che nei fatti. Anche se nessuno dei duellanti ha compiuto la prima mossa, la confusione è tanta e stride con il momento di emergenza sanitaria che vive il Paese.

L’attesa

Già in occasione del discorso di fine anno Mattarella era stato chiaro sia nel richiamo al «senso di responsabilità» sia nell’evocare una stagione di «costruttori». Lo scontro interno alla maggioranza, e il duello tra Giuseppe Conte e Matteo Renzi, planano su un Paese già disorientato mentre i numeri della pandemia crescono e oltre ai contagi aumentano anche i decessi. Non comprende Mattarella il senso di uno scontro che nessuno ha cercato di far rientrare sin dalle prime avvisaglie, e che rischia di creare un vuoto decisionale proprio nel momento che gli stessi attori si dicono pronti ad allungare lo stato d’emergenza. Alle forze politiche Mattarella ha chiesto nei giorni scorsi di mettere al riparo della contesa il Next Generation Eu, e l’invito è stato accolto, ma ora c’è da varare lo scostamento di bilancio e il decreto ristori che serve per alleviare i peso a coloro che sono rimasti senza lavoro. Anche questi due importanti ed imminenti passaggi sono stati ricordati dal Capo dello Stato. Anche perché incidono direttamente su lavoratori e settori produttivi già costrette a pesanti sacrifici e che rischiano di essere penalizzati se si aprirà una crisi al buio dove non è possibile escludere neppure l’esito della fine anticipata della legislatura. Quell’appello al senso di responsabilità sembra cadere nel vuoto solo dopo pochi giorni e mentre è in corso la campagna vaccinale. L’impegno affinchè non si verifichino vuoti nell’azione di governo resta costante. Ma valutazioni sulle mutevoli intenzioni dei contendenti è difficile farle anche se tentativi per indicare strade alternative al muro contro muro sono stati fatti. Tra i percorsi per evitare crisi al buio ma al tempo stesso permettere il rilancio dell’azione dell’esecutivo resta sempre valido quello del Conte-ter da costruire previo passaggio del presidente del Consiglio al Quirinale per dimettersi e ricevere a stretto giro di posta un nuovo incarico.

Ma il tentativo di attutire quanto più possibile la contesa si è scontrato con le rigidità dei contendenti anche se resta ancora per il Quirinale l’unico possibile prima che si scateni una crisi che obbligherebbe tutti ad una serie di passaggi che il Paese poco capirebbe.

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Il duello

Rinvio del governo alle Camere, voto di fiducia, dimissioni, consultazioni dei partiti, tentativi di rimettere in piedi un governo con nuovi presidenti incaricati. Il tutto mentre i contagi aumentano e i morti sono tornati sui livelli dello scorso anno quando i numeri esplodevano e non c’erano né vaccini né mascherine. Tutti gli scenari restano quindi aperti nell’attesa di capire se Matteo Renzi ritirerà la delegazione di Iv al governo o se Giuseppe Conte metterà mano alla squadra e al programma senza lanciarsi in nuovi ultimatum. Non tutto è nelle mani del Capo dello Stato. Soprattutto se i partiti si muoveranno alla ricerca di consensi effimeri destinati ad evaporare quando finirà l’emergenza sanitaria e inizierà quella economica che si annuncia molto più dura da affrontare se gli appelli di queste ore ai “responsabili” servono solo per allungare solo la legislatura.

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