Nessuno suona l’allarme esplicitamente perché nella Ue le crisi politiche interne restano tali, interne appunto. Tuttavia la preoccupazione per la crisi di governo in Italia è al massimo grado. Per tutti gli ultimi mesi, da quando a fine luglio i Ventisette avevano faticosamente concordato il piano comune anticrisi con la storica decisione di un prestito obbligazionario comune da 750 miliardi, gli interrogativi sull’Italia riguardavano la capacità di definire un piano credibile di investimenti e riforme e poi di attuarlo. Già questa una sfida enorme per un Paese dall’amministrazione pubblica anchilosata e una classe dirigente che appare ai più sfarinata. Ora, a questa sfida già enorme e dall’esito incerto se ne aggiunge un’altra: il rischio di paralisi politica nel momento in cui l’Italia dovrebbe stringere sulle decisioni anticrisi finanziate con 209 miliardi di fondi europei, il 28% dell’intera “posta” di Next Generation Eu, in valore assoluto il massimo che uno Stato dell’Unione abbia ottenuto per fronteggiare gli effetti della pandemia. Ritorna lo spettro dell’instabilità, mentre l’Italia – secondo tutti i partner – dovrebbe giocare a tempo pieno la partita della stabilità per sé e per l’area euro essendo un Paese troppo grande per essere politicamente ballerino. Il presidente del Parlamento Ue, David Sassoli, rileva che «la stabilità dell’Italia è un bene prezioso anche per l’Unione». Stabilità economica (a ciò serve il Recovery Fund) e stabilità politica sono fattori inseparabili.
IL BRIVIDO
Un brivido da 2011 anche se l’allarme politico e quello sui mercati non è certo ai livelli di allora. Doccia gelata per l’Italia, sconcerto e preoccupazione in molte capitali. Fa notizia la crisi del Conte 2, non certo la crisi del governo olandese del liberale Mark Rutte, il “capo” dei frugali, dopo che un’inchiesta parlamentare lo ha messo sotto accusa per aver costretto decine di migliaia di famiglie a rimborsare migliaia di euro di sussidi ottenuti. Oppure le dimissioni del premier estone liberale Juri Ratas, in seguito a un’inchiesta su tangenti per un prestito governativo a un’iniziativa nel settore edilizio che coinvolge il segretario del suo partito.
A Bruxelles si insiste su una cosa semplice: l’Italia deve mettere rapidamente in carreggiata il piano per la ripresa e garantire le condizioni per attuarlo.
IL SUMMIT
Avvisaglie limitate per adesso, purtuttavia segnali da non prendere sottogamba. Lunedì si riuniranno i ministri finanziari dell’area euro: Gualtieri in prima linea. Giovedì toccherà ai capi di Stato e governo: in prima linea ci sarà Conte, forse ancora in bilico a rappresentare l’Italia anch’essa in bilico. Una fonte Ue coinvolta nella preparazione dell’Eurogruppo si aspetta una informativa di Gualtieri sugli sviluppi della crisi. E commenta con ottimismo: «Talvolta la vita delle società democratiche può essere complicata e in Italia più che in altri Paesi, ma alla fine l’Italia è sempre stata in grado di trovare soluzioni».
Meno ottimista la banca d’affari americana Morgan Stanley che teme, in caso di elezioni, «un nuovo governo meno allineato con la Ue». In un rapporto indica che se non si riuscirà a formare un esecutivo con una maggioranza sicura e si andrà al voto, «un cambio di governo sembra abbastanza probabile, visti i numeri più forti dell’opposizione con la Lega di Salvini in testa nei sondaggi». Un quadro che potrebbe complicare l’attuazione del Recovery Fund.