Crisi, un contratto per il Conte-ter, Renzi chiede un patto scritto

Crisi, un contratto per il Conte-ter, Renzi chiede un patto scritto
di Alberto Gentili
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Domenica 31 Gennaio 2021, 01:30 - Ultimo aggiornamento: 12:28

Crisi di governo: con ogni probabilità Roberto Fico farà domani un secondo giro di consultazioni, per poi riferire a Sergio Mattarella sulle sorti della maggioranza rosso-gialla. Ma il primo round ha segnato un punto a favore di Giuseppe Conte: i potenzialii soci del nuovo eventuale governo sono tornati a parlarsi, pur tra mille sospetti e diffidenze. Per tentare di uscire dal pantano di una crisi al buio hanno riesumato un evergreen: un contratto scritto, nero su bianco, quale precondizione per il Conte-Ter.

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Altro segnale incoraggiante per l’avvocato: Fico ha fatto filtrare che non ci sono timori eccessivi per la fronda guidata da Alessandro Di Battista contro il ritorno in maggioranza di Matteo Renzi.


La svolta è arrivata, verso le otto di sera, dopo l’incontro tra l’esploratore di Mattarella con il leader di Italia Viva.

Renzi, pur lanciando qualche stilettata, ha avviato di fatto la trattativa per il Conte-ter. Ha detto davanti alle telecamere a taccuini di preferire un governo politico a quello istituzionale, anche «se non a tutti i costi». E, sul tavolo, di esecutivo politico c’è solo quello guidato dall’avvocato vista la posizione di Pd, Leu, M5S. Si è inoltre dichiarato «pronto a fare tutto per trovare gli opportuni accordi». Di più: ha sollecitato un «documento scritto», una sorta di contratto con «cronoprogramma» allegato. Più o meno ciò che avevano indicato poco prima il grillino Vito Crimini e il dem Nicola Zingaretti: segno che la diplomazia sotterranea è tornata a lavoro. In più il leader di Italia Viva ha promesso «lealtà, disciplina e onore». 

 


Insomma, Renzi tratta. Con un omissis però. E non da poco: al contrario di 5Stelle, del Pd e di Leu, Italia Viva a Fico non ha fatto il nome di Conte. La spiegazione: «I nomi arrivano dopo la discussione sui contenuti, arrivano alla fine. Oggi con Fico non abbiamo parlato di nomi».
In sostanza Renzi chiede, e non gli verrà negato se non tenterà qualche nuovo sgambetto a Conte, un patto scritto. «Un documento che chiarisca chi fa cosa, in che tempi, e tolga a tutti gli alibi permettendo agli italiani di valutare chi verrà meno alle proprie responsabilità. Verba volant, scripta manent». 


«SUL MES SI PUÒ MEDIARE»


Il leader di Italia Viva ha anche fatto capire che non condizionerà il suo sì a Conte sull’adesione al Mes: «Ci sono tanti elementi divisivi, non solo il Mes. C’è anche il blocco delle infrastrutture, il reddito di cittadinanza, le scuole. Su tutti questi temi ci sono opinioni diverse. E noi siamo pronti a discutere e a ragionare su tutto. Ma abbiamo bisogno di un tavolo dove discuterne: se noi siamo disponibili a ragionare sul Mes e a capire le ragioni dei 5Stelle, la stessa disponibilità deve arrivare dall’altra parte». La sintesi: «Siamo pronti a fare tutti gli sforzi per arrivare a un punto di caduta nell’interesse degli italiani». In segreto, però, ancora lavora (o teorizza per alzare il prezzo) a un governo con Draghi.


I primi a essere esplorati da Fico erano stati i 5Stelle. Al termine dell’incontro il reggente Vito Crimi aveva definito «indiscutibile» la scelta di Conte «come guida del governo», in quanto «frutto di sintesi e di equilibrio tra tutte le forze di maggioranza». Maggioranza in cui, senza citarla, aveva inserito Italia Viva confermando l’eclissi del veto contro Renzi. Del resto, senza il senatore di Rignano evaporerebbe la possibilità di Conte di tornare a palazzo Chigi.


I 5Stelle, consigliati dall’avvocato, avevano poi indicato l’esigenza di un «cronoprogramma dettagliato in temi e tempi», che dia «comunicazione certa del lavoro che il governo dovrà fare, e che dovrà essere solennemente sottoscritto da tutte le forze che parteciperanno all’esecutivo». Questo in una prospettiva di «patto di legislatura», fino al 2023. Insomma Renzi, quando è stato il suo turno, ha detto fatto propria la proposta 5Stelle.
Crimi aveva anche fissato una condizione. La rinuncia da parte di Italia Viva al Mes: «Vanno accantonati i temi provocatori e concentriamoci su quelli con un sentire comune». Anche qui dal senatore di Rignano è arrivato poco più tardi un sì. O quasi. In più il reggente pentastellato aveva lanciato un segnale di pace al Pd che in questi frangenti è la vera ancora di salvezza di Conte: l’attuazione delle riforme costituzionali che sono la «cornice al taglio dei parlamentari».


La linea dei 5Stelle era stata condivisa dal Pd. Nicola Zingaretti, che si era fatto precedere a metà giornata da una dichiarazione a favore dell’ex premier («lo indicheremo, è la sola personalità capace di raccogliere i consensi necessari e di garantire equilibrio e una immediata ripartenza»), uscendo dall’incontro con Fico aveva confermato la linea, ribadendo che c’è solo la maggioranza rosso-gialla. E aveva invocato, al pari di Crimi, la costruzione di «un programma di legislatura». Non era mancato un richiamo a Renzi: «Chiediamo a tutte le forze politiche di stare in questo confronto con volontà e spirito costruttivo. Tutti siano leali».


Una posizione molto simile a quella illustrata dalla delegazione di Leu guidata dai capigruppo Loredana De Petris e Federico Fornaro.
 

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