Crisi, il Centrodestra e la tentazione del governissimo ma la Meloni fa muro

Crisi, Centrodestra al bivio: ok Lega al governissimo ma la Meloni fa muro
di Francesco Malfetano ed Emilio Pucci
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Mercoledì 13 Gennaio 2021, 06:28 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 11:08

«Compatto» e «tranquillo». È così che il centrodestra ha guardato per tutto il giorno al Cdm di ieri sera. O almeno è così che si sono dichiarati quasi ripetendo un mantra concordato una buona parte dei parlamentari che orbitano attorno a Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia e gruppo misto. Dietro la maschera però la perentorietà di alcuni infatti si scontra con le aperture di altri e con i passi di lato di qualcun altro ancora. Al punto che, nonostante le smentite, lo spettro dei responsabili che vanno a sostegno del governo continua ad aleggiare fino a poco prima che inizi il Cdm. Se però Silvio Berlusconi avrebbe declinato la corte di Conte attraverso il fido Gianni Letta (contando però uno ad uno i suoi parlamentari, «non ci sono scricchiolii» garantiscono alla fine), per i senatori del gruppo misto le cose stanno diversamente.

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Paola Binetti apre: «La mia è una generazione che è nata responsabile», dice. E con lei anche la pattuglia degli ex Udc sarebbe pronta a sostenere Conte (anche se Berlusconi ha chiamato Cesa per fermare l'operazione). Sulla scialuppa di salvataggio sale l'ammiraglio De Falco: «Ci sia un piano serio sulla pandemia e dico sì a Conte». «Il problema è che il Capo dello Stato ha fatto sapere - spiega un dirigente del Pd - che non vuole singole adesioni, che occorre un vero e proprio gruppo a sostegno del premier». I numeri però giocano ancora a sfavore del governo così nel mirino finiscono soprattutto gli ex M5s. I renziani stilano l'elenco: «Martelli, Ciampolillo, Nugnes, Fattori». Ma ancora non basta.
IL CARROCCIO
Più serena la Lega. «10 senatori che passano con i rosso-gialli? E' molto più probabile che ce ne siano altrettanti che vengono da noi», assicura infatti un big lumbard. Eppure i segnali che arrivano sono in qualche modo discordanti rispetto agli altri. Mentre Matteo Salvini non scopre le carte («Qualsiasi cosa è meglio di un governo che litiga») lo fa come al solito Giancarlo Giorgetti.

Il numero 2 del Carroccio da settimane sta tessendo la tela che, poco prima del Cdm, ha deciso di rivelare più o meno apertamente. «Una nuova maggioranza a sostegno del governo è cosa già vista - ha detto nel tardo pomeriggio - ma, come ci insegnano esperienza e prassi istituzionale, è impensabile che ci si affidi a un manipolo di parlamentari in ordine sparso tanto più in una situazione drammatica come questa». Niente responsabili allo sbaraglio per capirci, ma da valutare l'ipotesi di un governissimo di costruttori. «Se dovesse davvero esistere un percorso di costruttori ha spiegato Giorgetti - l'unica strada è quella del sostegno da parte di un gruppo che si costituisca in Parlamento e che abbia un preciso progetto politico».

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VOTO O COALIZIONE
Una coalizione in vecchio stile di cui però non sono per nulla convinti Giorgia Meloni e i suoi che, anzi, fanno muro con convinzione. «Per noi la strada maestra è il voto» dice una senatrice, convinta che «mettere in piedi un progetto con numeri ballerini» non sia la strada giusta. «Serve un altro governo ma non può nascere da giochi di palazzo» ha infatti dichiarato Meloni a Tg2 Post ieri sera, rimarcando inoltre che, se la crisi di governo non dovesse concretizzarsi, si aspetta compattezza da parte del centrodestra nel sottoscrivere la mozione di sfiducia al Conte bis già presentata da Fratelli d'Italia.

 


Dal canto suo invece Forza Italia gioca di strategia e aspetta prima di decidere se l'ipotesi più vantaggiosa è quella delle urne o una conta in Parlamento. «Per fare una crisi ci vuole il cadavere - dice sorridendo un senatore di Fi - Se questo ci sarà non vedo perché il Presidente Mattarella non debba optare per un mandato esplorativo che verifichi i numeri di un nuovo governo di centrodestra». A fare i conti per FI è anche Giorgio Mulè, deputato forzista e portavoce dei gruppi di Senato e Camera: «Il fallimento politico del M5s ha portato il gruppo misto a lievitare. Berlusconi lo aveva già detto nel 2018 che una maggioranza di centrodestra poteva esserci. Figurarsi ora».

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