Crisi di governo, il Pd a Conte: «Senza numeri si va a casa». E frena sul voto anticipato

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di Emilio Pucci
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Sabato 23 Gennaio 2021, 22:32 - Ultimo aggiornamento: 24 Gennaio, 16:43

Prima del voto al Senato sulla relazione sullo stato della giustizia serve «una iniziativa politica del governo e del ministro Bonafede per dare il segnale di un fatto nuovo senza il quale si rischia di andare a sbattere». E’ un vero e proprio appello quello del vice segretario dem, Orlando, rivolto a Conte. Lo considera «insostituibile», però gli chiede di fare di tutto «per allargare la maggioranza», prevedendo anche un Conte ter, perché se non si riesce nell’impresa allora «l’unica alternativa sono le urne», osserva. Anche se il partito allontana per ora l’ipotesi di elezioni anticipate.

«Il problema è molto più complicato di certe facilonerie – spiega un parlamentare dem vicino al segretario Zingaretti - il Pd vuole dare all’Italia un governo autorevole e stabile che possa con credibilità affrontare i prossimi mesi e chiudere la legislatura.

Alzi la mano chi ha il coraggio di dire senza essere deriso che Italia viva garantisce credibilità e stabilità o durata a un governo». Insomma il rischio è che la situazione si avviti e il voto da «ultima risorsa», come dice Bettini, diventi «l’unica strada». Il presidente del Consiglio è sì disponibile a ragionare su un nuovo esecutivo ma non vuole salti nel buio.

Da qui lo stallo. Perché quella che nel Pd e M5s chiamano «la pesca miracolosa» non sta portando frutti. I pesci non abboccano all’amo. E la spiegazione è quella di un contiano che sta cercando di convincere i dubbiosi: «Ora deve essere lui a metterci la faccia. Il costruttore deve farlo lui, deve creare il contenitore». Conte ha parlato di un soggetto liberale, europeista, ambientalista, richiamandosi anche ai principi del socialismo. «Ma ora – osserva un big M5s schierato dalla sua parte – è arrivato il momento che si metta in gioco fino in fondo e faccio il suo “predellino”». La lista Conte insomma, quella lista che gli emissari del premier evocano nei loro incontri.

«Ma chi mi garantisce il posto alle prossime elezioni?», la risposta degli azzurri che sono stati contattati. Conte in ogni caso prosegue nella sua caccia ai volenterosi, anche se ha bisogno di più tempo. Per questo motivo la maggioranza tenterà nella conferenza dei capigruppo di spostare a giovedì il voto a palazzo Madama sulla relazione di Bonafede. Qualora si riuscisse subito a fare un gruppo non avrebbe problemi (alla Camera Tabacci, anche grazie all’aiuto di ex M5s come Lapia e Rizzone, dovrebbe riuscirci a breve).

Il Guardasigilli illustrerà la situazione della giustizia, ci saranno le risoluzioni, il governo potrebbe rimettersi all’Aula o sperare nelle assenze. Ma il Pd – e il premier è d’accordo – chiedono al ministro di via Arenula un passaggio sulla riforma della prescrizione per ammorbidire Iv. «Sbagliato trasformare un passaggio ordinario in uno strumento da utilizzare per rompere», il messaggio del Pd Mirabelli ai renziani. Le manovre per sfilare i vari Comincini e Grimani a Renzi, sul quale ormai c’è il veto del presidente del Consiglio e di una parte M5s, sembrano destinate a fallire. «Il problema è che il Pd – osserva un big pentastellato – non si vuole far carico dei renziani nelle liste».

Allarme anche in M5s: «Conte ci porta a sbattere”. E i più vicini al premier si fanno una domanda: ma perché affidarsi a Tabacci? Scenda in campo lui».
 

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