Scuola e Covid, come si tornerà in classe a settembre? Le indicazioni del Cts sul green pass, distanze e mascherine

Covid, come si tornerà a scuola a settembre? Ecco quello che sappiamo
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Domenica 4 Luglio 2021, 16:59 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 21:11

Come si tornerà a scuola a settembre? La risposta arriva dal Comitato tecnico scientifico. A settembre si tornerà a scuola con le mascherine e rispettando il distanziamento e vista l'incertezza dello scenario epidemiologico, vanno individuate già adesso le misure di massima da applicare per gli istituti a seconda che si trovino in zona bianca, gialla, arancione o rossa. Sono ancora ragionamenti per il momento. Sono riflessioni che gli esperti sanitari che compongono il Comitato tecnico scientifico (un organo istituzionale che ha il compito di consigliare il governo sul superamento graduale dell'emergenza Covid) sta elaborando dopo una serie di quesiti posti dal ministero dell'Istruzione per programmare l'inizio del prossimo anno scolastico.

Le questioni relative alla scuola, secondo quanto si apprende, sono state affrontare nella riunione del 25 giugno scorso al termine della quale gli esperti hanno sottolineato che in linea generale «le misure da applicare per l'inizio dell'anno scolastico 2021-2022 dovrebbero essere le stesse previste all'inizio del precedente anno scolastico». Il Cts ricorda infatti che molto probabilmente le vaccinazioni porteranno ad una riduzione della diffusione del virus e che l'immunizzazione del personale scolastico (che ad oggi è al 73% del totale, ndr) ridurrà ulteriormente i contagi nelle scuole. Ma nonostante questo al momento non è possibile, dicono gli esperti, prevedere quanti minori saranno stati vaccinati a settembre. Nel parere, infine, il Cts ritiene «non plausibile» l'utilizzo del green pass in ambito scolastico: per questioni di privacy e perché non esiste l'obbligo vaccinale.

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Il tema di fondo è la Dad, la didattica a distanza, cioè quel modo di continuare a fare, frequentare e vivere la scuola che si è dovuto adottare per evitare i contagi Covid tra la popolazione scolastica (studenti adolscenti, bambini, insegnanti, maestri e personale amministrativo). La Dad ha significato soprattutto lezioni attraverso uno schermo, in videocollegamento, connessioni internet che non sempre sono state a disposizione degli studenti così come i vari dispositivi digitali. L'immunità di gregge, raggiungibile grazie ai vaccini, permetterà di tornare alla scuola, e quindi alla didattica e ai rapporti umani e formativi, in presenza. Per muoversi in completa sicurezza e per raggiungere l'immunità di gregge anche a scuola, serve che ci si vaccini. Quindi, vaccino obbligatorio? Non è un nodo di facile risoluzione.

Ipotizzare la vaccinazione obbligatoria per gli studenti, «è possibile ma la vedo molto difficile», anche perché non ci sono vaccini approvati per la fascia da zero a 12 anni». È l'opinione di Fabio Ciciliano, membro del Comitato tecnico scientifico dall'inizio della pandemia secondo il quale l'unica strada per evitare che a settembre ci si ritrovi con il rischio Dad e di «immunizzare quanti più adulti e ragazzi possibile». «Si può pure pensare di rendere obbligatorio» il vaccino per gli studenti, sottolinea, «ma credo sia un percorso difficilmente realizzabile visti i tempi stretti ed essendo necessaria una volontà politica chiara e un percorso parlamentare ben definito». Dunque la soluzione non è questa. «I professori e il personale scolastico per settembre saranno tutti vaccinati, mentre per gli studenti c'è il problema della fascia 0-12 anni per i quali non c'è un vaccino autorizzato» dice Ciciliano secondo il quale c'è una sola strada da percorrere: «Dobbiamo fare in modo di arrivare all'immunità di gregge, che ricordo equivale all'80% della popolazione, non della popolazione vaccinabile. Dunque è necessario spingere ancora sull'immunizzazione degli anziani, degli adulti e anche dei ragazzi dai 12 ai 18 anni».

Bisogna vaccinarsi, dunque, anche per il bene dei propri figli. 

È fondamentale vaccinare in modo capillare tutte le persone vaccinabili, dice in sostanza Raffaele Donini. «Nessun provvedimento in arrivo, a decidere sulla scuola è la scuola stessa. Non ci sono quindi misure sulla scuola decise dalla Regione o in preparazione. Priorità completare la campagna vaccinale per raggiungere la protezione di comunità e ripartire a settembre con lezioni in presenza al 100%», dice così l'assessore alle politiche per la Salute della Regione Emilia Romagna, Raffaele Donini, che è anche il coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni, rivolgendosi ai genitori che temono misure discriminatorie in vista del prossimo anno scolastico. Donini afferma: «Ho detto, e ribadisco, che fra le priorità, in Emilia-Romagna, coerentemente con la campagna nazionale, c'è la vaccinazione dei giovani 12-19 anni, proprio in vista dell'avvio del nuovo anno scolastico a settembre. Nell'ambito della discussione dei prossimi protocolli di sicurezza sanitaria per la riapertura delle scuole penso che, in caso vi fossero altri focolai nelle scuole, sia giusto considerare e valutare da parte delle autorità sanitarie nazionali anche la condizione della copertura vaccinale, proprio per garantire il massimo possibile le lezioni in presenza». «Stiamo lavorando a un obiettivo prioritario: completare la campagna vaccinale per raggiungere quella protezione di comunità che possa tutelare la salute delle persone e dell'intera comunità regionale, soprattutto dei più fragili. Obiettivo al quale sono certo tutti vogliano concorrere». Donini su questo tema ha ricevuto il sostegno pubblico del virologo Roberto Burioni. 

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Donini ha dovuto ribadire il suo pensiero perché un esercito di genitori ha preparato una diffida contro questo ventilato obbligo vaccinale per la fascia d'età 12-19 anni. La scuola in presenza non deve essere subordinata alla vaccinazione anti-covid degli studenti, sostengono il comitato Ragazzi a scuola Cesena e i comitati emiliano-romagnoli della Rete Nazionale Scuola in Presenza, supportati da tutti e trentasei i comitati, da Nord a Sud, della Rete Nazionale, che, appunto, hanno presentato una formale diffida a seguito delle affermazioni di Donini (seguite da una pubblicazione ufficiale sul sito della Regione E-R che ne ha di fatto sancito il valore di comunicazione formale e istituzionale).

Donini oggi ribadisce il suo pensiero e non lo ritratta. Ma cosa ha detto la prima volta? Lo scorso 29 giugno l'assessore emiliano-romagnolo alla Salute ha pubblicamente dichiarato che: «Solo così [con la vaccinazione della popolazione in età scolastica dai 12 ai 19 anni n.d.r.] la scuola potrà affrontare la ripartenza senza più ricorrere alla didattica a distanza, perché credo sia giusto, per la popolazione vaccinata, che possa sottrarsi a qualunque provvedimento di quarantena e di didattica a distanza, qualsiasi scenario epidemiologico dovessimo avere in autunno» «Tale affermazione - dichiara Stefania Montebelli, rappresentante regionale della rete SiP - viola i principi della Costituzione ed i diritti dei minori, rischiando di legittimare in E-R un'arbitraria discriminazione fra studenti vaccinati per i quali la scuola resterebbe aperta e in presenza, e non vaccinati per i quali la scuola sarebbe chiusa». «Nessuna evidenza scientifica - prosegue - dimostra che sia necessario imporre o raccomandare la vaccinazione anti-Covid ai minori. I decessi nella fascia di età 0-19 anni da marzo 2020 al 28 aprile 2021 sono stati 24 su 130.000, quasi tutti con comorbidità. La vaccinazione, dunque, non andrebbe a proteggere questa fascia di età, in quanto già non colpita dal virus, né dalle sue varianti. A fronte dell'obiettivo nazionale e regionale di arrivare a un'immunità di gregge (naturale o per vaccinazione) di circa il 75% della popolazione, è utile ricordare che la fascia di età 0-19 anni rappresenta il 18% circa della popolazione, e dunque potrebbe esserne tranquillamente esentata». 

«Ricordiamo inoltre che l'autorizzazione alla vaccinazione pediatrica per la fascia 12-15 anni (già rilasciata dalla Fda statunitense e da Ema) è stata concessa in via emergenziale/condizionata (Eua)», continuano i Comitati, «e la stessa Pfizer/Biontech ha dichiarato l'impossibilità di prevedere effetti collaterali rari nei giovani e giovanissimi dato l'esiguo numero di bambini che sono stati sottoposti a sperimentazione», prosegue Montebelli.

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