Covid, Locatelli: «La scuola deve rimanere aperta. E "no" al coprifuoco»

Covid, Locatelli: «La scuola deve rimanere aperta. E "no" al coprifuoco»
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Domenica 18 Ottobre 2020, 16:08 - Ultimo aggiornamento: 16:20

«La scuola deve rimanere aperta». Ne è convinto Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità e componente del Comitato tecnico scientifico durante la trasmissione «Mezz'ora in più» su Rai3 dedicata alla situazione alla luce della crescita dei casi Covid. «È una priorità di questo paese assieme al lavoro - ha continuato Locatelli -, ed è stato fatto uno sforzo straordinario dai ministri Speranza ed Azzolina. Per altro il contributo della scuola alla diffusione del contagio è stato limitato». Serve invece, ha aggiunto, «tenere d'occhio di assemblamenti incrementando i meccanismi di controllo e sorveglianza, è l'unico modo per venirne fuori».

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«Non credo che dobbiamo arrivare in questo momento alla scelta» di un coprifuoco notturno per combattere la diffusione del coronavirus, ha commentato il presidente del Consiglio superiore di sanità. «L'orario di chiusura di bar e ristoranti spetta alla politica, certo un occhio sugli assembramenti va dato, anche incrementando i meccanismi di controllo e sorveglianza»

«Che ci sia stata un'accelerazione dei casi è innegabile ma non direi che ci sia una crescita esponenziale.

Serve guardare i numeri con allerta ma non con panico», ha spiegato Locatelli. «Solo un terzo dei di casi ieri è sintomatico, a febbraio invece identificavamo tutti soggetti sintomatici. I numeri nelle terapie intensive, 700 ricoverati, non sono neanche lontanamente paragonabili al picco dei 4000 casi». La circolazione investe tutto il continente europeo, «ma l'Italia ha un numero di casi positivi rispetto ai test realizzati fra i piu bassi, l'età media dei contagiati è più bassa ed il paese che ha un livello di preparazione neanche comparabile».

«Per poter dire che la pandemia è fuori controllo servono altri fattori, come l'occupazione dei posti letto e la capacità di contact tracing. C'è una linea di pensiero che si sta sviluppando in ambito europeo, che dice che il sistema rischia di andare fuori controllo se c'è l'1% della popolazione infetta. In Italia significa 600mila persone», ha continuato Locatelli, sottolineando che questa «linea di pensiero è un'ipotesi». Arrivare comunque all'1% di popolazione infetta è un livello «troppo influenzato da una serie di strategie che prevengono questo scenario. I modelli matematici sono utili, ma bisogna anche tenere in considerazione i dati che possono interferire», ha aggiunto.

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