Conte e Speranza, inchiesta Covid archiviata. Il tribunale: «Manca la prova di morti senza zona rossa»

I giudici scrivono che l'accusa di omicidio colposo è mera teoria

Conte e Speranza, gestione della pandemia Covid: archiviata la loro posizione
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Mercoledì 7 Giugno 2023, 15:35 - Ultimo aggiornamento: 15:46

L'inchiesta sulla gestione del Covid da parte dell'allora premier Giuseppe Conte e il ministro della Salute Roberto Speranza è stata archiviata. 

All'ex premier veniva contestata la mancata istituzione della zona Rossa nella Bergamasca ad Alzano e Nembro. Ma visto che «non risulta che il Presidente del Consiglio Conte, prima del 2 marzo 2020, fosse stato informato della situazione dei comuni di Nembro e Alzano Lombardo, stando all'imputazione» lui «avrebbe dovuto decidere, circa l'istituzione della zona rossa» il giorno stesso. E secondo il tribunale dei Ministri «si tratta, evidentemente, di ipotesi irragionevole».

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Il Tribunale dei ministri a Brescia ha archiviato Conte e Speranza, indagati dalla procura di Bergamo per epidemia colposa e omicidio colposo plurimo per la gestione del Covid in Val Seriana. Nel provvedimento si legge: «Va innanzitutto detto che agli atti manca del tutto la prova che le 57 persone indicate nell'imputazione, che sarebbero decedute per la mancata estensione della zona rossa» ai comuni di Alzano Lombardo e Nembro, nella Bergamasca, «rientrino tra le 4.148 morti in eccesso che non ci sarebbero state se fosse stata attivata la zona rossa». 

I giudici hanno dunque accolto la richiesta di archiviazione «perché il fatto non sussiste», sposando la linea della Procura di Brescia che aveva sollevato una serie di ragioni e hanno smontato l'ipotesi accusatoria dei colleghi di Bergamo. 

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«Non è configurabile il reato di epidemia colposa in forma omissiva in quanto la norma in questione abbraccia la sola condotta di chi per dolo o per colpa diffonde germi patogenie quindi la responsabilità per omesso impedimento di un evento che si aveva l'obbligo giuridico di impedire risulta incompatibile con la natura giuridica del reato di epidemia» scrive il tribunale dei Ministri nelle 29 pagine di archiviazione di Conte e Speranza. 

«Crisanti ha compiuto studio teorico ma non fornisce nesso tra mancata zona rossa e decessi»

«La contestazione dell'omicidio colposo in relazione alla morte delle persone indicate in imputazione si basa (...) su una mera ipotesi teorica sfornita del ben che minimo riscontro». Lo si legge nel provvedimento con cui il Tribunale dei Ministri a Brescia ha archiviato l'ex premier Giuseppe Conte e l'ex ministro Roberto Speranza. L'affermazione si fonda sul fatto che, per i giudici, Andrea Crisanti, il microbiologo e consulente dei pm, «ha compiuto uno studio teorico ma non è stato in grado di rispondere» sul «nesso di causa tra la mancata zona rossa e i decessi».

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Sulle contestazioni mosse all'ex ministro della Salute Roberto Speranza, archiviando la sua posizione, il tribunale dei ministri di Brescia scrive che «le omissioni e i ritardi descritti dalla nota di trasmissione della Procura di Bergamo riguardano attività amministrative, distinte dalle funzioni ministeriali di indirizzo politico - amministrativo, di esclusiva pertinenza del Segretario generale del Ministero della Salute e delle Direzioni generali. Al Ministro della Salute era preclusa qualsiasi ingerenza nello svolgimento di tali attività». «Non è stata ipotizzata, e non è comunque ravvisabile negli atti di indagine compiuti - prosegue il Tribunale -, alcuna interferenza del Ministro nell'attività degli organi burocratici ai quali spettava la funzione di amministrazione attiva. In particolare, non risulta che egli abbia indotto i dirigenti ministeriali a ritardare od omettere le azioni di sorveglianza epidemiologica, di sanità pubblica, di verifica delle dotazioni dei dispositivi medici e delle risorse necessarie a contrastare la diffusione virale nonché a curare i pazienti e, infine, di formazione del personale sanitario». 

La questione del piano pandemico inadeguato

Per il tribunale dei ministri di Brescia, «il piano pandemico del 2006 non era per nulla adeguato ad affrontare la pandemia da Sars-CoV-2. Il Prof. Merler e il dott. Greco, tra gli autori del Piano del 2006, nelle sommarie informazioni da loro rese, si sono espressi in termini drastici circa l'inutilità di quel piano per affrontare la pandemia». Motivando l'archiviazione dell'ex premier Conte e dell'ex ministro Speranza, i giudici aggiungono però che: «il ministro Speranza, lungi dal rimanere inerte, ha adottato le misure sanitarie propostegli dagli esperti di cui si è avvalso, che peraltro, a livello europeo, sono state tra le più restrittive.

Infine, anche ove fosse astrattamente prospettabile, cosa che non è, il reato di epidemia colposa per condotta omissiva impropria, data la natura stessa della pandemia da Sars-CoV-2, che ha coinvolto l'intera umanità, sarebbe comunque irrealistico ipotizzare che la stessa sia stata cagionata, anche solo a livello nazionale, da asserite condotte omissive quali quelle contestate al ministro Speranza». 

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