Coronavirus, aiuti, la Ue al bivio, oggi il vertice

Coronavirus, aiuti, la Ue al bivio, oggi il vertice
di Antonio Pollio Salimbeni
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Giovedì 23 Aprile 2020, 07:56 - Ultimo aggiornamento: 11:38

Adesso l’interrogativo non è più se ci sarà un Recovery Fund, un fondo europeo per la ripresa economica, ma quante risorse avrà, come saranno raccolte, quali obiettivi, quanto durerà. E quando sarà operativo. Non è poco. Anzi, è uno scenario impensabile solo qualche settimane fa. A fine marzo i Ventisette si erano lasciati in mezzo a divisioni profonde. Con valutazioni divergenti sulla stessa necessità di confezionare una risposta finanziaria europea più forte. 

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LA SVOLTA
Nella riunione di oggi, fissata per le 15, i 27 leader europei daranno il via libera al principio che il fondo speciale nascerà. Servirà a evitare che alcuni Paesi escano presto e neanche tanto malconci dalla crisi (la corsa al decofinanziamento è già cominciata) e altri Paesi ne escano tardi e alquanto malconci. «È in gioco la stabilità anche politica dell’area europea non solo economica», indica una fonte Ue informata sulle discussioni in corso riferendosi al rischio che, in mancanza di una risposta comune che eviti ulteriori divergenze di crescita tra gli stati, riprendano quota spinte nazionaliste e anti Ue. Tuttavia, se c’è consenso sulla creazione del Recovery Fund, non c’è consenso sui contenuti. Contenuti che si chiariranno il 29, quando la presidente della Commissione Ursula von der Leyen presenterà la proposta sulla base degli orientamenti dei governi. Può darsi che entro giugno tutti gli scogli possano essere superati, ma non è certo. 

Può deludere che la riunione di oggi non sia conclusiva, però è un fatto che le posizioni rigide si sono allentate. Il presidente del Consiglio Ue Charles Michel è cauto. Annuncia che su prestiti del fondo salva-Stati (Mes), sostegno alle casse integrazioni nazionali e prestiti della Banca europea degli investimenti alle imprese si partirà da giugno. Sul fondo anticrisi si negozierà da maggio. Già si capisce che si resterà sempre sul filo della divisione tra i paesi che non vogliono avvicinarsi a una prospettiva di indebitamento comune tra gli stati (Germania e fronte nordico) e i paesi che premono per emettere debito comune, quantomeno avvicinarsi a tale prospettiva. È la linea di Francia, Italia e Spagna in primo luogo.

La difesa dell’eurobond puro e duro appare a questo punto più di bandiera che altro perché la pista da seguire è già tracciata. Consolidata anche da conversazioni tra i responsabili di governo di Francia, Germania, Italia, Olanda e Spagna.
Tutto è aperto nel merito. Sul volume: 700, 1000 o 1500 miliardi? Sul modo in cui dovrà essere finanziato. La condizione posta da Merkel è che il Recovery Fund sia inquadrato nel bilancio 2021-2027. Sarebbe la Commissione a emettere obbligazioni raccogliere i fondi. Già lo fa ma con operazioni di valore molto limitato e per scopi altrettanti limitati. Qui la scala cambia e non è solo una partita finanziaria. “Non troverete mai nei documenti il termine eurobond però ci si avvicina in qualche modo”, indica un’altra fonte Ue. Tutto da costruiere il collegamento Recovery Fund-bilancio Ue. Due i problemi: la trattativa sul bilancio (vale mille miliardi circa) era già molto difficile prima della crisi sanitaria; il nuovo esercizio di 7 anni scatta dal 2021. Il Recovery Fund deve partire prima. Di qui la necessità di far partire l’operazione di mercato prima.

Occorre una garanzia iniziale degli stati, poi dovrebbe essere aumentato il tetto degli impegni di spesa del bilancio fino al 2% del reddito lordo Ue (attualmente all’1,2%) per poter garantire emissioni tripla A. Il tema delle garanzie richiama immediatamente il tema degli obiettivi: il fondo deve prestare agli stati (a lunga scadenza con rimborsi) oppure distribuire sovvenzioni alle regioni e ai settori più colpiti dalla crisi? L’equilibrio tra prestiti e trasferimenti a fondo perduto agli Stati è una delle questioni centrali. Francia e fronte del Sud (Italia e Spagna in testa) privilegiano i secondi. Uno strenuo difensore della linea «frugale» sul bilancio Ue e antimutualizzazione a tutti i costi come il ministro delle finanze austriache Gernot Blümel, indica: «Bene che la Commissione europea conceda prestiti a condizioni favorevoli, ma deve essere chiaro che questi fondi devono essere rimborsati, non saremo noi ad assumerci il debito di altri Stati membri». Dunque prestiti. Infine la durata: limitata nel tempo dicono i «frugali».

Berlino è più aperta. Spiega una fonte tecnica di alto livello: «È molto importante la sequenza: prima vanno definiti quali sono i settori e le regioni europee più colpiti, poi se il Recovery Fund farà prestiti agli Stati o si tratterà di sovvenzioni, infine le dimensioni finanziarie, il volume delle risorse da reperire e da usare». 
 

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