Coronavirus, ma dove vai se la task force non ce l'hai?

Coronavirus, ma dove vai se la task force non ce l'hai?
di Mario Ajello
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Martedì 14 Aprile 2020, 14:38
L’affollamento da task force. E oggi se non stai in una task force non sei proprio nessuno. Sono tanto i gruppi di pronto intervento sanitario, economico, sociale, perfino psicologico per salvarci dal coronavirus e far ripartire l’Italia. C’è la squadra reclutata dal governo che lavora per allestire la app che traccia il contagio e i suoi movimenti.

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C’è il dream team guidato da Vincenzo Colao che dovrebbe preparare il terreno economico per il lancio della fase 2 anche se la fase1 in Lombardia e anche altrove e ancora in corso. Il problema è quello di  non prestarsi i piedi.

La task force di Colao, infatti, lavorerà in parallelo con il Comitato operativo della Protezione civile, all' interno del quale è confluita la task force del ministero della Salute, ma dovrà fare i conti con i pareri del Comitato tecnico scientifico della Protezione civile e con le task force del ministero dell' Istruzione e quello per l' Innovazione. Il coordinamento di tanta forza di pronto intervento non si annuncia semplice. Lo scoordinamento è un rischio concreto. Ed è quasi naturale che, come sta facendo Renzi ma non solo lui, per evitare sovrapposizioni e pasticci si stia chiedendo di dare a Colao un vero e proprio ruolo di governo e una primazia che semplificherebbe le cose. Anche perché un centinaio di tecnici nella somma delle varie squadre non sono facilmente gestibili.

Romano Prodi, che il lavoro di squadra lo conosce bene, dice il team Colao non di diciassette componenti avrebbe bisogno ma di 7.

Ormai però la tendenza task force sembra irrefrenabile, partecipare a un team appresenta per tutti un traguardo ambito e insomma: dove vai se una task force non ce l’hai?

Il grande poeta romano Cesare Pascarella, oltre cento anni fa, trattava la questione delle commissioni, della loro proliferazione, del loro uso e del loro abuso e soprattutto della comodità da parte del governo di farne tante è sempre di più, in questa maniera: “E invece de venì a ’na decisione, / Sa, je fecero, senza complimenti, / Qui bisogna formà ’na commissione”.

Mentre Benedetto Croce delle commissioni istituite dalla politica parlava così, sarcasticamente: “Le uniche che funzionano sono quelle i cui componenti siano di numero pari inferiore all’1”. Cioè zero. Alle commissioni il grande filosofo, e politico, non credeva. Sta a noi adesso ricrederci.
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