BRUXELLES Una linea di credito speciale per tutti i paesi del Meccanismo europeo di stabilità o il Covid-bond, un titolo comune per finanziare la rete di sicurezza anticrisi? Oppure tutti e due se non proprio contemporaneamente ma pronti per l'uso? Una risposta ancora non c'è. La cosa certa è che il negoziato tra i governi è in corso e un accordo non è alle viste. Anzi. Si moltiplicano i contatti tra i diversi ministri dell'Economia (compreso il titolare del Tesoro, Roberto Gualtieri), ciononostante non sono stati fatti grandi passi avanti anche se il tempo stringe. Domani si riunirà l'Ecofin per il via libera alla proposta della Commissione di sospendere il Patto di stabilità, scelta che rompe un tabù consolidato. Il fatto che sia una esponente tedesca a proporlo, la presidente Ursula von der Leyen, è quasi una nemesi. La crisi del virus è talmente devastante che oggi si fa ciò che ieri appariva impensabile e domani si rischia di dire che non era sufficiente. La riunione di domani servirà però anche a capire in prima battuta quanto consenso c'è sulla strada da seguire per la mossa successiva, ovvero il Covid-bond, ma il vero negoziato sarà martedì all'Eurogruppo. E poi giovedì alla riunione dei capi di Stato e di governo.
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LE TAPPE
La pressione per decidere è forte. Proviene dai governi dei paesi più esposti: Italia, Francia, Spagna. E dalla Bce che ha estremo bisogno di non sostenere da sola l'onere di un massiccio intervento di dimensione europea. «Occorre un intervento deciso e ambizioso delle autorità e delle istituzioni Ue attraverso strumenti esistenti sia finanziari che di bilancio e nuovi strumenti, dando la priorità a quelli che rafforzano la capacità di condividere, di mutualizzare il rischio di bilancio tra gli Stati», sostiene il governatore della Banca di Spagna Pablo Hernandez de Cos. Si è creata una aspettativa per un'azione forte della Ue che non sia solo la mera sommatoria dell'azione dei vari governi pur ragguardevole per dimensioni (la Germania si appresta ad abbandonare la regola «zero deficit» prevedendo nuovo debito per 156 miliardi di euro). In assenza di un apporto finanziario centralizzato e condiviso, i Paesi con debito pubblico in rapido aumento (Italia compresa, se non soprattutto) sarebbero facilmente esposti al rischio di una crisi di credibilità sui mercati. Dietro le parole del presidente dell'Eurogruppo Mario Centeno c'è proprio questo: «Considereremo opzioni per aggiungere una nuova linea di difesa contro il coronavirus come parte della nostra risposta coordinata alla crisi». La linea di difesa è dunque anche per il futuro.
Coronavirus, scontro sul Salva-Stati: da Berlino stop ai Covid-Bond. In alto mare il vertice Ecofin

di Antonio Pollio Salimbeni
4 Minuti di Lettura
Domenica 22 Marzo 2020, 11:32
- Ultimo aggiornamento: 18:32
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