Parlamento, i costituzionalisti ​divisi sul voto a distanza

Parlamento, i costituzionalisti divisi sul voto a distanza
di Diodato Pirone
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Lunedì 23 Marzo 2020, 21:32 - Ultimo aggiornamento: 22:08
Il primo ad aprire il dibattito è stata Bruno Vespa che qualche giorno fa, con garbo ma in modo determinato, ha chiesto al Parlamento di svolgere un ruolo più attivo e visibile in questo momento di crisi. Alzata la palla, sono state le opposizioni a schiacciarla, in particolare la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, che ha chiesto ufficialmente di "riunire il Parlamento in modo permanente".

Ma al di là della polemica politica, come vedono l'argomento i costituzionalisti? Cesare Mirabelli, ex presidente della Corte Costituzionale è lapidario: "Il Parlamento mantiene un ruolo primario in questa come in altre crisi". Secondo Mirabelli: "Non si può misurare il ruolo del Parlamento in base alla quantità di sedute plenarie ma sull'attività effettiva che spesso si svolge in Commissione. Comunque è il Parlamento che è chiamato a ratificare i decreti e dunque a modificarli se lo ritiene necessario. Il Parlamento continua più che mai a rappresentare il Paese". 

Le Camere infatti secondo Mirabelli mantengono il ruolo fondamentale di controllo soprattutto quando, come in questi giorni, il governo decide di affrontare una crisi particolare come quella pandemica attraverso misure draconiane che finiscono per incidere sulle libertà persoanli di circolazione, di riunione e di lavoro. Mirabelli è invece contrario ad adottare soluzioni tecnologiche come il voto a distanza in grado di evitare ai parlamentari la presenza fisica a Montecitorio o Palazzo Madama. "Il parlamento non è solo un luogo dove si vota ma anche una istituzione dove ci si confronta e si interloquisce - spiega il costituzionalista - Non vedo come si possa ottenere questo risultato in teleconferenza. Non vedo neanche perché i parlamentari non potrebbero muoversi dal loro domicilio quando moltissime persone già lo fanno per lavoro nonostante le recenti limitazioni".

Per il giurista Enzo Cheli il Parlamento non sta subendo alcuna limitazione al suo ruolo. "La sostanza delle cose è semplice - spiega Cheli - Il governo ha emanato alcuni decreti che il Parlamento dovrà vagliare. Nulla impedisce di modificare o aggiornare i decreti stessi. I decreti valgono solo per 60 giorni ma è il Parlamento che dà loro la forza di legge in particolare per quello sulle misure economiche che avrà effeti di medio e di lungo periodo". Cheli ribadisce che il ruolo del Parlamento resta fondamentale anche in crisi rapide e complesse come quella attuale. "Non va dimenticato che l'articolo 78 impone che anche un atto estremo come la dichiarazione di guerra sia ratificata da entrambe le Canere", sottolinea il costituzionalista. A differenza di Mirabelli, Cheli è favorevole al voto a distanza. "L'articolo 64 della Cotituzione parla della presenza degli eletti in Parlamento - spiega - ma è evidente che nel 2020 questa presenza può essere assicurata anche via Internet. Ovviamente un passaggio di questa portata va studiato e profilato con attenzione riformando iregolamenti".

Anche per Stefano Ceccanti, costituzionalista prestato alla politica visto che sieda a Montecitorio fra i banchi del Pd, il voto a distanza e le sedute in videoconferenza sarebbero auspicabili. "Lo ha appena adottato il Parlamento Europeo e anche in Spagna ci stanno pensando - afferma Ceccanti - In Francia è previsto che usando una delega il Parlamento con pochi membri presenti in Aula possa esaminare e votare provvedimenti particolarmente urgenti del governo". Secondo Ceccanti il Parlamento italiano in questa emergenza sta facendo esattamente ciò che dovrebbe fare un Parlamento, ovvero non riunirsi dalla mattina alla sera ma esaminare i provvedimenti in Commissione, audire i ministri, votare i decreti cambiandoli se necessario. "Attenzione al parlamentarismo di facciata - sottolinea Ceccanti - Spesso è l'altra faccia dell'antiparlamentarismo populista". Per il costituzionalista c'è un ultimo punto da prendere in considerazione: vista l'obiettiva difficoltà di riunire due Camere e mille parlamentari in casi di emergenza, per il futuro sarebbe opportuno varare una commissione bicamerale cui demandare i poteri parlamentari in caso di necessità.

 

 

 
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