Coronavirus, ipotesi Parlamento a Palazzo Congressi e Fiera di Roma

Coronavirus, ipotesi Parlamento a Palazzo Congressi e Fiera di Roma
di Mario Ajello
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Mercoledì 25 Marzo 2020, 12:56 - Ultimo aggiornamento: 26 Marzo, 11:10

Il premier Conte va in aula a Montecitorio a riferire sull’emergenza Coronavirus. E quasi tutti dicono: finalmente! Del resto il Parlamento non si può chiudere, non si deve chiudere. Ma non è detto però che questo sommo luogo istituzionale abbia le condizioni igienico-sanitarie, per quanto riguarda gli emicicli, che servono in questa fase. I dispenser di amuchina non bastano, ecco. E un po’ tutti gli eletti  - chiamati in questi giorni ad occuparsi e poi a votare i decreti del governo e il Cura Italia ha appena cominciato il suo iter nelle commissioni - si stanno chiedendo in queste ore: ma è salutare stiparci, 630 deputati e 300 e passa-senatori, negli emicicli di Montecitorio e di Palazzo Madama dove la distanza di sicurezza di un metro non è rispettabile e si fa assembramento con rischio contagio? L’ingresso in aula scaglionato, per le varie votazioni, non è molto sicuro. Il voto elettronico è di là da venire. Dunque?

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Un senatore di Forza Italia, Andrea Cangini, si è rivolto a Francesco Rutelli, gran conoscitore di Roma, oltre che del Parlamento dove è stato per trent’anni e che per lui è anche luogo familiare. Nel senso che il bisnonno, Mario Rutelli, è autore dello splendido busto di Mazzini sull’uscio della Sala della Lupa a Montecitorio e lui firmò anche il ritratto del primo presidente del Parlamento del Regno quando si insediò a Roma: il siciliano Vincenzo Fardella di Torrearsa. Insomma, Cangini si rivolge a Rutelli: «Francesco, sapresti indicarci un luogo, anzi due, adatto dove riunire in condizioni di sicurezza le Camere?». L’ex sindaco ha cominciato a far girare le sue proposte e queste stanno suscitando interesse e dibattito molto ampio dentro e fuori dal mondo politico. Ed è tutto un parlarne, interrogarsi, cercare la soluzione giusta, vedere quanto il lodo Rutelli (che tra breve illustreremo, per ora basti la suspense) possa funzionare e ne stanno trattando parlamentari esperti e dotati di coscienza storica come Gaetano Quagliariello e Luigi Zanda ma anche tanti altri. Mentre fuori dal mondo politico in senso stretto il tema sta appassionando le figure più svariate: dal presidente dell’Eur spa, Alberto Sasso, agli intellettuali che hanno firmato con l’ex presidente del Senato, Marcello Pera, il manifesto per l’operatività totale delle Camere. 

La proposta Rutelli, tutt’altro che un pacchetto chiuso, anzi apertissimo a integrazioni, modifiche e ribaltamenti, lo spiega lui stesso. Con una premessa: «Spesso a Roma, dal tempo di Romolo, i Parlamenti sono stati spostati, incendiati, rifatti, chiusi, riaperti. Quindi la storia di oggi ben si può inserire in 3 mila anni di storia romana e sappiamo che Roma nel mondo è il simbolo dell’istituto parlamentare. Adesso io credo che le commissioni parlamentari possano continuare a svolgere, nelle aule più spaziose di Montecitorio e Palazzo Madama, le loro attività. Per le assemblee plenarie, i due emicicli non garantiscono la distanza di sicurezza tra i parlamentari, e dunque penserei a due ipotesi. La prima: i senatori potrebbero riunirsi al Palazzo dei Congressi, opera di quel genio dell’architettura che fu Adalberto Libera, con tanto di pannelli di Gino Severini, per non dire degli affreschi purtroppo coperti di Achille Funi. E’ un luogo di assoluto prestigio, che già ha avuto le sue funzioni politiche e istituzionali ospitando importanti congressi di partito ed è abbastanza attrezzato all’uso che servirebbe ora». 

Lì, lo spazio per non ammassarsi tra senatori ci sarebbe. Ma per i deputati serve un posto ancora più largo. Quindi? Il senatore Gaetano Quagliariello ha proposto il Palasport, sempre all’Eur. E del resto in un luogo sportivo un Parlamento già c’è stato. Quando il re di Francia con un trucco chiuse l’assemblea nel 1789, i parlamentari si ribellarono e si spostarono nella palestra della pallacorda - quella del famoso giuramento - e in questa specie di stadio nacque la rivoluzione francese. Anche secondo lei, Rutelli, va bene dunque il Palasport? «Io credo che sia preferibile, perché più tecnicamente dotata, la Fiera di Roma. Oltretutto è vicino all’aeroporto, è sulla linea Roma-Fiumicino, e facilmente raggiungibile dagli eletti che vengono da fuori. Lo spazio per contenere alla giusta distanza i 630 deputati lì c’è. E anche alla Fiera, come nel Palazzo dei Congressi, occorrerebbe però impiantare il sistema di votazione elettronica». 

Un’altra possibilità, per Montecitorio in trasferta, potrebbe essere la Nuvola. Però la sala contiene 800 posti e 630 deputati non potrebbero stare a un metro di distanza l’uno dall’altro. Nel caso si optasse per la Nuvola, però, sempre Rutelli sta suggerendo a chi gli chiede lumi questa possibilità: «I grandi androni di questa costruzione potrebbero magari andare bene». Ma niente, per ora, risulta migliore del binomio: Palazzo dei Congressi-Fiera di Roma. 

Tra senatori e deputati circolano comunque anche altre ipotesi. Ma un po’ peregrine e, onestamente, assai poco istituzionali. C’è ch dice: «Perché non andiamo nei depositi della Protezione civile a Castelnuovo di Porto?». Ma figuriamoci: il Senato che se ne va in campagna? La storia romana si rivolterebbe nella tomba. E neppure apprezzerebbe un altro azzardo: tutti i parlamentari al Circo Massimo, dove correvano le bighe, perché è all’aperto e il vento si porterebbe via gli eventuali bacilli e perché ci si può stare in tanti molto largamente. Ma questa al massimo può valere come boutade: va bene per i concerti di Antonello Venditti questo posto magnifico, ma la politica è un’altra cosa. 

La ricerca del luogo giusto va lasciata a chi culturalmente capisce di queste cose. Lo spontaneismo fai da te è sconsigliabile per un tema così delicato. Perciò ci si rivolge a Rutelli. Il quale con i suoi interlocutori collega il presente al passato e lo fa alla sua maniera dotta e brillante: «Il, tra virgolette, Parlamento romano secondo la leggenda fu fondato da Romolo. Poi fu insediato da Tullio Ostilio, il terzo re di Roma, ai piedi del Palatino e del Campidoglio. Successivamente Cesare lo spostò e creò la Curia Iulia (cioè il Senato di Roma), più volte restaurata dopo vari incendi e l’ultimo fu al tempo di Diocleziano alla fine del terzo secolo». E’ un fiume in piena Rutelli: «La Curia Iulia al tempo del cristianesimo sarebbe stata trasformata in chiesa, per sottrarla alle distruzioni anti-pagane, e così abbiamo avuto la chiesa di Sant’Adriano. Poi, quel Senato venne ripristinato nel suo volto antico e restaurato negli anni ‘30 del Novecento». Che grande storia! E questa è la storia dell’Urbe. Che con i parlamenti ha sempre convissuto.

E continuerà felicemente a farlo. L’importante è non infettarsi e restare all’altezza, anche dal punto di vista della location, di tutta la dignità che questa istituzione squisitamente romana conserva da sempre. 

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