Coronavirus, buoni spesa e pacchi di cibo: ecco quanti soldi riceverà il tuo Comune

Coronavirus, buoni spesa e pacchi di cibo: ecco quanti soldi riceverà il tuo Comune
di Andrea Bassi e Cristiana Mangani
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Lunedì 30 Marzo 2020, 15:54 - Ultimo aggiornamento: 19:50

I 400 milioni destinati ai Comuni, che li utilizzeranno per distribuire buoni pasto e viveri a quella parte della popolazione messa più a dura prova dal coronavirus arriveranno presto. ll ministero dell'Interno ha provveduto all'emissione dei mandati di pagamento. Ma presto sono destinati a finire. Basteranno, secondo le stime dell'Anci, fino al 15 aprile. I Comuni avevano chiesto almeno un miliardo di euro. Ma per ora non è stato possibile andare oltre. Il ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli ha assicurato che i 400 milioni sono solo «il primo atto».

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Altre risorse, insomma, arriveranno. Ieri il Capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli, ha firmato l'ordinanza che distribuisce i soldi tra gli 8 mila Comuni italiani e stabilisce le regole per il loro utilizzo. Saranno distribuiti in base a due parametri: la popolazione e il reddito. Quanto più i cittadini di un Comune sono bisognosi tanto più avranno. Il riparto prevede che a Roma, per esempio, vadano 15 milioni, a Milano 7,2 milioni, a Napoli 7,6 milioni, a Palermo 5,1 milioni, a Bari quasi 2 milioni.

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Il presidente dell'Anci, Antonio Decaro, si è battuto come un leone perché il decreto della presidenza del Consiglio non mettesse paletti ai sindaci sulle modalità di distribuzione. Il provvedimento elimina ogni laccio burocratico al loro utilizzo. Non sarà necessario fare nessuna gara di appalto per comprare i buoni pasto dai supermercati, e neppure sarà necessario rivolgersi alle centrali di committenza per comprare derrate alimentari.

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LE STRUTTURE
A decidere quanto erogare e come erogare gli aiuti, saranno direttamente i servizi sociali dei Comuni. Strutture che conoscono bene il territorio, le persone in difficoltà e le loro esigenze. Ma come avverrà l'erogazione? Tre le strade di distribuzione che verranno seguite. La prima attraverso i supermercati o tutti quegli esercizi commerciali che verranno indicati nell'elenco pubblicato da ciascun Comune nel proprio sito istituzionale. Il buono pasto potrà essere speso lí, ed è facile immaginare che saranno preparati dei pacchi contenenti merce non deteriorabile: pasta, fagioli, tonno, farina. È possibile che la Protezione civile istituisca dei punti di raccolta, dove, seguendo le regole di sicurezza, e senza accalcarsi, verranno distribuiti generi alimentari o prodotti di prima necessità. «I Comuni, poi - è scritto nel provvedimento - per l'acquisto e per la distribuzione dei beni possono avvalersi degli enti del Terzo settore», coordinandosi con gli enti attivi nella distribuzione alimentare per far valere le risorse del Programma operativo del Fondo di aiuti europei agli indigenti (Fead). «Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali - viene sottolineato - rende disponibile l'elenco delle organizzazioni partner del citato Programma operativo.

Per le attività connesse alla distribuzione alimentare non sono disposte restrizioni agli spostamenti del personale degli enti del Terzo settore e dei volontari coinvolti». Inoltre l'amministrazione comunale si occuperà, attraverso i servizi sociali, di individuare la platea dei beneficiari. E probabilmente, tra i punti di distribuzione verranno inserite le organizzazioni che già si occupano di assistenza alle persone in difficoltà. Un terzo canale di distribuzione collegato alla Caritas, alla comunità di Sant'Egidio, alla Croce rossa, che hanno le loro scorte che, però, verranno integrate con quelle fornite dal Comune. Il premier Conte ha anche lanciato un appello alle aziende della grande distribuzione affinché aggiungano un 5 per cento o un 10 per cento di sconto a chi farà la spesa con questi buoni. La Conad si è già fatta avanti. Anche la Coop avrebbe dato la sua disponibilità. La Coldiretti ha stimato sui dati contenuti nella Relazione annuale Fead di giugno 2019 che la regione con il maggior numero di indigenti in Italia è la Campania (20% della popolazione), seguita da Sicilia (14%) e Calabria (11%).

 

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