Coronavirus, Def, il deficit supera il 9% rinviato ad oggi il Cdm: è tensione

Coronavirus, Def, il deficit supera il 9% rinviato ad oggi il Cdm: è tensione
di Andrea Bassi
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Giovedì 23 Aprile 2020, 10:53 - Ultimo aggiornamento: 11:38

Ancora uno slittamento. Altre dodici ore per provare a far decantare la tensione all’interno del governo. Il consiglio dei ministri per chiedere l’autorizzazione al Parlamento per un nuovo scostamento del deficit dopo quello da 20 miliardi di marzo, e per approvare il documento di economia e finanza, è stato spostato a questa mattina e sarà preceduto da una riunione con i capigruppo. Inizialmente era previsto per lunedì, poi era stato posticipato a ieri, fino al nuovo slittamento. 

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Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, per settimane ha lavorato a una ipotesi di chiedere nuovo deficit per al massimo 40 miliardi di euro per finanziare il decreto anti-crisi di aprile (ormai slittato a maggio). In questo modo avrebbe potuto presentare a Bruxelles un Def con un indebitamento di circa l’8% del Pil, e con la promessa di più che dimezzarlo l’anno successivo.

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Ma il nuovo decreto anti-crisi si sta gonfiando per strada. Le richieste dei partiti di maggioranza sono molte e a queste si aggiungono quelle che arrivano dai ministeri. Il ministro del lavoro, guidato dalla grillina Nunzia Catalfo, ha stimato in 25-30 miliardi le risorse necessarie a rifinanziare gli ammortizzatori sociali, il bonus da 800 euro per gli autonomi e il nuovo Reddito di emergenza tra 400 e 800 euro per i lavoratori senza protezione, compresi quelli irregolari.

Lo Sviluppo economico tramite il pentastellato Stefano Patuanelli chiede almeno 10 miliardi di euro per gli indennizzi alle imprese, soprattutto quelle più piccole, che hanno subito cali di fatturato superiori al 50%. Senza contare gli sconti sulle bollette elettriche attraverso la riduzione degli oneri di sistema, gli aiuti per gli affitti e molte altre voci. Il ministro della Sanità Roberto Speranza chiede altri 4-5 miliardi. Il Tesoro, dal canto suo, vorrebbe azzerare da subito le clausole con gli aumenti automatici dell’Iva in modo da cancellare definitivamente il fardello dai conti pubblici. Il conto delle misure, insomma, è lievitato dai 40 miliardi iniziali fino a 50-55 miliardi di euro, anche se nella maggioranza c’è chi vorrebbe spingere l’asticella fino a 60 miliardi. Probabile che oggi dal consiglio dei ministri arrivi il via libera ad uno scostamento di questa entità. Ma la giornata di ieri, e probabilmente anche le prime ore di questa mattina, saranno utili a far digerire ai partner europei un nuovo intervento di queste dimensioni.

 
I SEGNALI
La preoccupazione del Tesoro è non dare segnali di spaccatura né interna alla maggioranza di governo, ma neppure nei confronti degli altri partner europei. Quest’anno l’Italia dovrà collocare decine di miliardi in più sul mercato dei titoli di Stato. E nonostante l’ombrello protettivo della Banca centrale europea sia aperto, la fiducia degli investitori va mantenuta a tutti i costi. Anche perché l’Italia uscirà dalla crisi con un debito pubblico tra il 155 e il 160% e un’economia che quest’anno arretrerà dell’8%. Il Tesoro vorrebbe comunque fare in modo che il prossimo anno si possa arrivare immediatamente a un deficit dimezzato rispetto a quello del 2020. Tutti numeri che saranno guardati comunque con attenzione sul mercato, a partire dalle agenzie di rating (domani sarà il turno di Standard & Poor’s dare un giudizio sull’Italia).
LE MOSSE
Con uno sforamento di 55 miliardi, il valore totale del decreto è destinato ad arrivare a 85 miliardi di euro, perché vanno tenuti in considerazione i 30 miliardi di euro necessari a finanziare le garanzie pubbliche decise con il cosiddetto decreto “liquidità”. Ci sono poi altri 40 miliardi che saranno a disposizione della Cassa depositi e prestiti per entrare nel capitale delle imprese strategiche, sia che queste siano oggetto di “attenzione” da parte di concorrenti stranieri, sia che si trovino in condizioni di temporanea necessità a causa della pandemia. In questo caso il meccanismo dovrebbe essere simile a quello utilizzato a suo tempo per il salvataggio di Mps. Verrebbe cioè messa una somma a disposizione della Cassa, 40 miliardi di euro, da utilizzare di volta in volta per le opeazioni di salvataggio o di intervento. Una cifra che si scaricherebbe sul debito pubblico solo al momento dell’attivazione che, comunque, comporterebbe di contro un’operazione di aumento del patrimonio pubblico. Una volta rivendute le azioni, lo Stato rientrerebbe dei soldi. 
 

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