Coronavirus, Conte: «No al Mes, Eurobond o non firmo». La lite con Salvini e Meloni

Coronavirus, Conte: «No al Mes, Eurobond o non firmo». La lite con Salvini e Meloni
di Marco Conti
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Sabato 11 Aprile 2020, 07:33 - Ultimo aggiornamento: 10:35

ROMA O eurobond o morte. Giuseppe Conte punta tutte le sue fiches sul Consiglio europeo del 23 aprile per ottenere una vittoria che compensi il sì al fondo salva-stati (Mes) e permetta così di rendere meno ostico ai 5S l'eventuale e possibile utilizzo del salva-stati. Il presidente del Consiglio si presenta a sera in tv dopo una giornata di vertici e scontri. Ringrazia il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri per il lavoro fatto all'eurogruppo, ma dice di non volersi accontentare del «passo in avanti» perchè per uscire dalla crisi causata dal Covid-19 servono «almeno 1500 miliardi» e, soprattutto, gli eurobond i soli in grado di sprigionare «una potenza di fuoco proporzionata alle risorse di un'economia di guerra».

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LA FINE
«Dobbiamo lavorare agli eurobond», ripete. «Certo che c'è il rischio» che non arrivino presto, ammette «ma se c'è una soluzione, una scorciatoia, ditela. Io devo andare al Consiglio europeo e so che l'unica via è andare lì e lottare perchè questo strumento sia attivato subito e per determinazione state certi che ci sarà tutta». Promette battaglia Conte anche se nella maggioranza non tutti sono convinti che alla fine l'Italia ne uscirà con uno strumento economico e finanziario rapidamente utilizzabile. Per questo Pd e Iv insistono sul possibile utilizzo del Fondo salva-stati (Mes), depurato delle condizionalità se si usano le risorse per affrontare l'emergenza sanitaria. I grillini però non ci stanno e in serata la pattuglia ministeriale si ritrova per discutere della faccenda con il reggente del Movimento Vito Crimi.

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Sul possibile utilizzo del Mes Conte svicola quel tanto - malgrado gli venga posta una domanda precisa - che fa tirare un sospiro di sollievo al titolare di via XX Settembre. «Non basta, non è sufficiente», ripete, senza però mai dire che non utilizzerà quei «36 miliardi che l'Italia ha a disposizione», come ricorda il presidente del parlamento Ue David Sassoli. In attesa di battagliare in Consiglio europeo, Conte attacca l'opposizione. In particolare Matteo Salvini e Giorgia Meloni che lo accusano di aver aperto al Mes: «Non è attivato alcun fondo. Sono falsi e irresponsabili e ci indeboliscono in Ue», sostiene il premier che chiama i due leader per nome in diretta tv sostenendo che la Meloni fosse ministro - e non lo era - al momento dell'istituzione del Mes. «Metodi da regime totalitario», protesta la Meloni che definisce il premier «tracotante», mentre Salvini si appella al Quirinale, accusa il governo di non voler collaborare e parla di un «comizio da regime, da Unione sovietica». Un affondo che irrita soprattutto Iv con Ettore Rosato e Michele Anzaldi che definiscono l'attacco «non giustificato».

Lega e FdI nel frattempo preparano due mozioni. Una di sfiducia per il ministro Gualtieri e un'altra che di fatto vieta al governo l'utilizzo del salva-stati e che rischia di attrarre la folta ala euroscettica che c'è nel M5S. E così i problemi più seri Conte rischia di averli presto all'interno della maggioranza. Il Pd di Zingaretti è in pieno fermento e l'ala legata a Franceschini in sofferenza per come è stata condotta la trattativa in Europa. Ad alimentare lo scontro è anche la proposta Pd di un contributo di solidarietà per i redditi oltre gli 80mila euro avanzata da Graziano Delrio. d'intesa con Zingaretti, e che 5S e Iv bocciano mentre per Conte «non è all'orizzonte». Dopo «un ottimo primo tempo» bisogna «vincere la partita», sostiene Gualtieri per placare gli animi e festeggiare la presenza tra le proposte di un Fondo per la ripresa alimentato da obbligazioni. Una novità che per Gualtieri servirà per arrivare ai «1500 miliardi, alimentati con titoli comuni», che serviranno all'Europa.

Ancora quindici giorni di trattative mentre il Paese è fermo e c'è scrivere il decreto di aprile e trovare altri 40 miliardi in deficit. Ma nella maggioranza la tensione è evidente ed è possibile che oggi si ripeta il secondo tempo della riunione fiume in videoconferenza di Conte con i capi delegazione andata in scena ieri. Conte nega frizioni, cerca di ricompattare gli alleati in vista del Consiglio europeo, ma Pd e Iv non mollano mentre il capo delegazione Vito Crimi e il sottosegretario Riccardo Fraccaro, ripetono «no al Mes», chiedendo però alla Bce di fare ciò che è possibile solo grazie al Mes: comprare illimitatamente titoli di Stato.
 

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