Coprifuoco a mezzanotte: dal 3 dicembre si riparte. Il Lazio: noi non apriamo

Coprifuoco a mezzanotte: dal 3 dicembre si riparte. Il Lazio: noi non apriamo
di Mauro Evangelisti e Alberto Gentili
5 Minuti di Lettura
Venerdì 20 Novembre 2020, 00:12 - Ultimo aggiornamento: 21 Novembre, 00:54

«Non rifacciamo gli stessi errori di questa estate e ve lo dice una Regione che forse è l’unica con l’Rt sotto a 1», ha detto a un certo punto l’assessore alla Salute del Lazio, Alessio D’Amato, nell’incontro di ieri pomeriggio tra Regioni e governo. Si è parlato dell’ipotesi di riaprire negozi, bar e ristoranti, anche nelle Regioni in fascia arancione e rossa dopo il 3 dicembre: si va in quella direzione, con un coprifuoco che slitta alle 23 o a mezzanotte. Il Lazio, che è in fascia gialla dunque con chiusura di bar e ristoranti alle 18, si è però tirato indietro: noi non cambieremo le regole, meglio essere prudenti.

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I dati di ieri confermano il rallentamento della corsa dei contagi: 36.176 nuovi casi, meno di giovedì 12 novembre pur avendo fatto molti più tamponi (ieri 250.186, la percentuale di positivi ora è al 14,6 per cento), frenata importante per i ricoveri (+ 42 in terapia intensiva).

Resta doloroso il bilancio dei decessi: 653. L’Rt nazionale (indice di trasmissione dell’epidemia) è però migliorato, è sceso a 1,2 (era a 1,43) e oggi la cabina di regia esaminerà i 21 indicatori per decidere se vi sono Regioni che devono cambiare di fascia. «Non escludo che alcune diventino rosse», ha detto il ministro Francesco Boccia. Ma oggi né Puglia, né Basilicata e tantomeno Liguria diventeranno rosse.

Il lungo vertice tra governo e Regioni, presieduto da Boccia, è finito con un compromesso. I parametri per decidere le restrizioni resteranno invariati fino al 3 dicembre, a dispetto delle richieste dei governatori, e nel frattempo un tavolo tecnico valuterà eventuali modifiche. In cambio le Regioni hanno ottenuto l’impegno del governo a ottenere i “ristori” per le categorie colpite dalle chiusure decretate anche con le loro ordinanze. In più il Dpcm del 3 dicembre sarà frutto di un «coordinamento politico» tra Regioni e governo.

In ogni caso c’è il Natale dietro lo scontro sui parametri. I governatori spingono per riaperture rapide, in modo da poter concedere una boccata d’ossigeno a negozi, bar e ristoranti. Il governo è più prudente. «Nessuno sottovaluti la serietà della situazione, non si può assolutamente scambiare qualche primissimo e ancora insufficiente segnale incoraggiante in uno scampato pericolo», ha avvertito il ministro della Salute, Roberto Speranza.
Però un allentamento ci sarà già con il Dpcm del 3 dicembre e non si esclude un decreto ad hoc a ridosso di Natale per un ulteriore ammorbidimento della stretta «se la situazione epidemiologica lo consentirà». Con una linea già tracciata: massima sobrietà per cene e riunioni in famiglia e allentamento delle misure per il settore del commercio e della ristorazione. In sintesi: regali sì, cenoni “ni”.

Nulla però è ancora deciso. Come hanno spiegato Speranza e Boccia «40 giorni per un’epidemia sono un tempo molto lungo e parlare di Natale adesso è lunare». «Ci vorrebbe la sfera di vetro», secondo il premier Giuseppe Conte. Ma allo stesso tempo, visto il pressing dei governatori e «il disagio sociale e psicologico» degli italiani, il governo sta predisponendo «vari scenari», in base a come sarà l’indice Rt. Con una certezza: «Non sarà un Natale da liberi tutti», ma «sobrio e improntato alla massima cautela».

Ciò varrà soprattutto nelle case, dove l’esecutivo si appresta a fare raccomandazioni, affidandosi «al buon senso degli italiani». «Dobbiamo predisporci», ha avvertito Conte, «a passare le festività in modo più sobrio. Veglioni, cenoni, festeggiamenti, baci e abbracci non saranno possibili: una settimana di socialità scatenata significherebbe pagare a gennaio un innalzamento brusco della curva e molti altri decessi».

Dunque «niente cenoni di Natale con venti persone». Vigilia e Capodanno potranno essere festeggiati assieme ai familiari più stretti, parenti di primo grado, genitori e figli, fratelli e sorelle. Con la massima attenzione per le persone più anziane («che sarebbe meglio restassero nelle loro case»).

Se il primo imperativo del governo è evitare la terza ondata epidemica fermando i contagi a casa (il 75%), il secondo è tentare di salvare il settore più colpito dalle chiusure anti-Covid. Così già con il Dpcm del 3 dicembre ci potrebbe essere un allentamento del coprifuoco che vale in tutto il Paese, spostandone l’inizio dalle dieci di sera alle undici se non a mezzanotte. Nei locali varrà il divieto di tavoli con più di 4-6 persone e quello di bere o consumare cibi fuori dal locale. Lo stop alla movida resterà infatti ferreo.

Per i negozi e i centri commerciali (che potrebbero restare aperti anche la domenica), in modo da favorire lo shopping evitando le tradizionali calche natalizie, è previsto un allungamento dell’orario di apertura e un rigido contingentamento degli ingressi.

In ogni caso sarà un Natale a macchia di leopardo, perché al momento viene escluso che cadano le restrizioni su base regionale rosse, arancioni e gialle. Ciò significa che chi abita in una Regione o in una Provincia rossa o arancione, non potrà raggiungere i familiari residenti in Regioni o Province di diverso colore. E viceversa. Questo per evitare un diffondersi dei contagi.
 

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