Conte: «Se nuova impennata zona rossa anche a gennaio». Scuole riaperte dopo la Befana, didattica in presenza al 50%

Conte: «Le scuole riaprono il 7 gennaio, didattica a distanza al 50%»
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Mercoledì 23 Dicembre 2020, 15:40 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 06:07

La riapertura delle scuole non andrà oltre il 7 gennaio. «Con le prefetture a livello provinciale c'è un tavolo dei ministri da giorni per coordinarsi e trovare soluzioni flessibili» per il rientro dopo la Befana. «Ho raccomandato perché ci sia un'apertura differenziata scuola per scuola, paese per paese. Nel segno della flessibilità: è l'unica possibilità che abbiamo per evitare criticità che si concentrano anche sui trasporti». Lo ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in un'intervista a Porta a porta. «Dobbiamo ripartire con la didattica in presenza almeno al 50% per le scuole superiori di secondo grado, con il massimo di flessibilità».

 

L'emergenza Covid

Mai pensato di non farcela nell'emergenza Covid? «Di non farcela no», ha replicato il premier durante l'intervista, «però ci sono stati momenti molto difficili soprattutto all'inizio», «è stato difficile prendere le prime decisioni, le zone rosse, il lockdown» e «quando abbiamo cominciato a vedere i decessi per me è stato un momento particolarmente sofferto».

Zona rossa a gennaio?

Con il rafforzamento della «la cintura di protezione» anti Covid «per il periodo natalizio» dovremmo «poter affrontare gennaio dosando cum grano salis le misure solo dove necessario tra zona gialla, arancione e rossa.

Se dovesse arrivare un'impennata, una terza ondata o una variante che faccia sbalzare l'RT, allora ci troveremmo facilmente in zona rossa o con misure più restrittive. Ma in una situazione come quella attuale forse dovremmo affrontare gennaio-febbraio con una certa tranquillità», ha però sottolineato Conte.

Recovery

«La task force, come struttura centralizzata che avrebbe sopravanzato e prevaricato i ministeri, è stata superata perché non è mai esistita. Una struttura di monitoraggio ce la chiede l'Europa, è prevista a pagina 36 delle linee guida dell'Ue per aggiornare l'Europa. Avremo migliaia di cantieri: pensare che non ci sia una struttura di monitoraggio è impensabile», ha poi aggiunto il presidente durante l'intervista parlando della struttura per il Recovery plan. Sul Recovery «non possiamo permetterci di ritardare. Per questo ho invitato le delegazioni ad affrettare l'esame della documentazione e ritrovarci tra Santo Stefano e capodanno per andare avanti ed avviare poi il confronto con le parti sociali. Non dobbiamo indugiare oltre», sostiene Conte.

La crisi

«Non dico che aria di crisi non c'è stata: dico semplicemente che la crisi non è nelle mie mani. In questi giorni ho parlato poco ma ho sempre chiarito che si va avanti se c'è la fiducia di ciascuna forza che sin qui ha sostenuto la maggioranza. Ho dimostrato in mille occasioni che sono qui a lavorare per l'interesse del Paese», ha sottolineato Conte parlando della situazione della maggioranza di governo. «Se le forze politiche mi chiedono sostituzioni, di rinnovare la squadra, se ne parla e si valuta come, se e perché. Ho fatto un incontro con le forze politiche e tutti si sono sfilati, mi hanno detto che non c'è questa necessità. Se mi verrà detto che c'è, la valuteremo insieme», sostiene il premier. «Portiamo rispetto a chi dall'inizio della pandemia ha affrontato crisi mai vista prima», aggiunge.

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I vaccini

E a proposito delle prime dosi di vaccino anti Covid, che arriveranno ufficialmente a partire dal 27 dicembre, Conte ha dichiarato: «Non c'è ragione di credere che le persone non si sottopongano volontariamente al vaccino». Poi ha continuato dicendo che «non c'è l'ipotesi in cui non riuscissimo a realizzare il piano secondo previsioni, con 10-15mln di persone, che inizi a dare un impatto significativo, dovremmo arrivarci ad aprile. Se ci fosse un rifiuto di massa sarebbe un problema, un caso scuola».

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