Disgelo tra Palazzo Chigi e Iv. Nel Pd fronda anti-responsabili

Disgelo tra Palazzo Chigi e Iv. Nel Pd fronda anti-responsabili
di Marco Conti​
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Domenica 23 Febbraio 2020, 00:50 - Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 17:49

L’operazione “responsabili”, o “coraggiosi” o ancor meglio “voltagabbana”, non decolla e c’è chi nel Pd infierisce sull’ipotesi di allargare la maggioranza ad un pugno di senatori del centrodestra. Aveva cominciato a prendere le distanze giorni fa Gianni Cuperlo, ma ieri all’assemblea nazionale del Pd i distinguo sono cresciuti con Matteo Orfini e Maurizio Martina che, seppur con accenti diversi, hanno bocciato l’idea che invece Goffredo Bettini continua a caldeggiare.

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LE SCHEGGE
La lealtà nei confronti dell’esecutivo Conte è stata rivendicata dal segretario del Pd Nicola Zingaretti che, sottolineando come il Pd non abbia avversari «dentro questa maggioranza», rivolge una sorta di sfida-appello ad Iv il cui progetto di cambiare governo, e premier, è fallito. Leali al governo, ma «serve una scossa», soprattutto ora che il virus cinese rischia di produrre ulteriori effetti negativi sulla crescita del Paese. Patto per lo sviluppo e il lavoro, crescita e giustizia sociale i punti sui quali i dem attendono rapidi segnali.

Basta quindi «vivacchiare» anche se alle polemiche dei giorni scorsi ha messo la sordina l’emergenza “coronavirus”. Ma gesti distensivi si sono iniziati a cogliere già da qualche giorno. Soprattutto quando è emerso con nettezza che non era possibile mettere insieme un gruppetto di “responsabili” che, senza nulla chiedere, avrebbero dovuto sostituire i senatori di Italia Viva. Così come non ha raccolto consensi tra i partiti d’opposizione la proposta di Matteo Renzi del «sindaco d’Italia» che portava con sè la costruzione di una maggioranza istituzionale in grado di metter mano alla Costituzione e realizzare una sorta di premierato forte. Un insieme di impotenze e di debolezze alle quali si sommano quelle del M5S che continua a stare nel guado e rinvia quella sorta di congresso che dovrebbe dare al Movimento un nuovo leader dopo le dimissioni di Luigi Di Maio di fine gennaio.

Quanto sia reale la volontà di metter via le polemiche lo si vedrà non solo dal rinvio dell’incontro chiarificatore Renzi-Conte, ma dal consiglio dei ministri di martedì dove si potrebbe discutere il “family act” che tanto a cuore sta al ministro Elena Bonetti e Iv, e dai voti che ci saranno la prossima settimana sia sul decreto Milleproroghe ora al Senato, sia sul decreto intercettazioni che invece da domani è a Montecitorio e che giovedì dovrebbe arrivare in aula per il voto di fiducia. Per tutti e due si prefigura una corsa contro il tempo per evitare che decadano con il mese di febbraio, e per scongiurare il pericolo occorre che la maggioranza si mostri compatta.

Ancora una settimana di attesa, quindi, per arginare la paura diffusa dal “coronavirus”, ma anche per preparare le dichiarazioni che il presidente del Consiglio dovrebbe fare il 4 marzo attraverso le quali dovrebbe disegnare la “fase2” dell’esecutivo. Anche se al termine non dovrebbe esserci un voto di fiducia, ma una semplice mozione di maggioranza con la quale la maggioranza dice di condividere le conclusioni del premier, occorrerà vedere quale sarà l’atteggiamento di Italia Viva. Sullo sfondo, ma non meno importanti, altre tre questioni sulle quali si potrà di nuovo constatare la compattezza della maggioranza. La prima riguarda il destino di Autostrade. Il ministro Paola De Micheli ieri l’altro ha ribadito la propria disponibilità a valutare un’eventuale proposta di Atlantia per trovare una soluzione alternativa alla revoca della concessione ad Autostrade, ma il M5S continua però a mantenere una linea dura nei confronti di Atlantia, e chiede di respingere le sue proposte malgrado l’Avvocatura dello Stato abbia messo in guardia il governo sui rischi di un contenzioso legale.

Le altre questioni irrisolte sono il destino dei decreti sicurezza e la riforma del processo penale che contiene l’ennesima riscrittura della prescrizione. Sul primo punto è intervenuto il segretario del Pd Nicola Zingaretti durante l’assemblea dicendo che «i decreti propaganda di Salvini vanno svuotati». Sulla prescrizione tiene invece il punto Renzi intervenuto ieri all’inaugurazione dell’anno giudiziario delle Camere penali a Brescia: «La battaglia sulla prescrizione sarà vinta».

Tre argomenti sui quali, seppur in maniera diversa, si potrà valutare non solo la discontinuità tra l’attuale governo e il precedente, ma anche la capacità di Conte e la tenuta del M5S.

 

 
 

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