Conte, no a Raggi e Di Battista per non perdere M5s. Un cavillo frena l’ex deputato Dibba

L’ex sindaca è al terzo incarico e ha già esaurito il bonus del “mandato zero”

Conte, no a Raggi e Di Battista bba per non perdere M5s. Un cavillo frena l ex deputato Dibba
di Andrea Bulleri
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Domenica 31 Luglio 2022, 06:53 - Ultimo aggiornamento: 1 Agosto, 08:09

Il rischio, sempre più concreto, è quello di trovarsi solo. Accerchiato. In mezzo a una ridotta di barricaderi che non è affatto sicuro di poter controllare. Soprattutto se in campo, come sembra sempre più probabile, ci sarà di nuovo lui, che è il più barricadero di tutti: Alessandro Di Battista. Sono ore complicate, per Giuseppe Conte. Stretto tra alleanze che non decollano (il fronte alla Melenchon con Sinistra italiana sembra già morto prima di nascere), liste da compilare in un pugno di giorni e un Beppe Grillo di nuovo protagonista sulla scena. E un timore che cresce.

Di Battista, un cavillo giuridico lo mette a rischio nel M5S: per candidarsi serve una deroga di Grillo

Quello che nella prossima legislatura, gli eletti che l'avvocato riuscirà a riportare a Montecitorio e Palazzo Madama con ogni probabilità molti meno rispetto ai circa 160 di oggi non rispondano a lui.

Si legge così il tentativo, finora riuscito a metà, di stoppare il ritorno di figure pesanti, per il Movimento. Volti storici della prima ora, paladini del Vaffa. Come Dibba. I due non si sentono da tempo. Anche perché i rapporti, tra il presidente M5S «colpevole» di aver avallato il governo Draghi e l'ex deputato improvvisatosi autore di reportage dalla Russia, non sono mai stati affettuosi. Oggi meno che mai. «Se Di Battista ritornerà ha già messo in chiaro Conte troverà un nuovo corso. Dovrà accettare nuove regole». Come a voler rimarcare chi è che, nonostante tutto, siede a capotavola.

Conte, Raggi e Di Battista


Un posto che l'avvocato non è così sicuro di poter mantenere a lungo, in futuro. Chi lo conosce lo dice da tempo: «La parte del leader dell'opposizione dura e pura non gli si addice. Non è tagliato per il Vaffa». Lui lo sa, ed è anche per questo che fino all'ultimo ha tentennato sulla scelta di dare il benservito a Draghi. Poi, quando le elezioni sono diventate una certezza, ha insistito a lungo con il Garante per riportare in parlamento almeno una parte della sua cerchia di fedelissimi. Paola Taverna, Vito Crimi, magari un po' di quei senatori che fino all'ultimo lo hanno seguito nelle giravolte sull'esecutivo. Niente da fare: tutti spazzati via dalla tagliola del no al terzo mandato imposta da Grillo. Puf. Tra i pochi che dovrebbero salvarsi: Stefano Patuanelli, posto che venga rieletto. Ed ecco che per l'avvocato si è materializzato uno spettro. Quello di vedersi sfilare il partito dalle mani dall'unico zoccolo duro rimasto. Quello degli oltranzisti, dopo che la componente più moderata è passata con Di Maio, mentre l'emorragia sembra tutt'altro che finita. Per questo Conte non si è disperato quando, applicando il niet di Beppe Grillo a qualunque deroga, è venuto fuori che neanche Virginia Raggi sarebbe potuta tornare in campo. «La regola deve valere per tutti», pare si sia tagliato corto a Campo Marzio. E Raggi, che un anno fa è stata rieletta in Campidoglio (dopo un mandato zero da consigliera e un altro da sindaca), è rimasta fuori.


IL CAVILLO
Non così per Chiara Appendino, ex prima cittadina di Torino che ha già ricevuto il via libera per tentare la corsa al seggio. Lo stesso vale per Di Battista. La base lo reclama, Grillo vede in lui la speranza di risollevare quel 10% che i sondaggi attribuiscono ai 5stelle. E lui, dai social, già tuona contro «i politici professionisti che pensano solo alla poltrona». Come ai vecchi tempi. Conte, invece, ne farebbe volentieri a meno. Ed ecco che, dagli uffici pentastellati, emerge un cavillo per provare a fermarlo. Perché il nuovo regolamento del M5S prevede che, per candidarsi, si debba essere iscritti alla piattaforma Skyvote da almeno sei mesi. E Dibba dal Movimento è uscito oltre un anno fa. Dunque, si ragiona a Campo Marzio, avrebbe bisogno di una deroga, che dovrebbe fornirgli il Garante. Che però sulle deroghe di qualunque sorta è già stato chiaro. Roba da azzeccagarbugli, insomma. O, più semplicemente, da avvocati.

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