Conte e Grillo, ecco il lodo: possibile sfiducia a vicenda. Comunali, a rischio le liste

Conte e Grillo, ecco il lodo: possibile sfiducia a vicenda. Comunali, a rischio le liste
di Alberto Gentili
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Mercoledì 7 Luglio 2021, 08:00 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 21:52

«Ormai la scissione non fa più paura, si va verso un'intesa tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte. La trattativa marcia». A dispensare questa dose da cavallo di ottimismo è uno dei Sette Saggi nominati da Grillo per provare a evitare il Big Bang al MoVimento. E per scongiurare la deflagrazione, con un partito guidato da Conte e con quel che resterebbe dei 5Stelle governato, secondo i piani di Grillo, da un triumvirato composto da Luigi Di Maio, Roberto Fico e Virginia Raggi. Ma un'altra fonte, pur confermando i «passi avanti», parla di «accordo in salita» e di gelo tra i contendenti: «Tra i due non c'è stato alcun contatto...». E lo stesso Grillo in serata su Rete4 si mostra enigmatico ed evasivo: «Se proverò a ricucire? Sì, no, non lo so, forse, può darsi, sì! Sceglietevi una risposta».

Un lodo per Conte e Grillo


Di certo c'è che l'Elevato nelle ultime ore ha smesso di parlare del suo piano B.

Del triumvirato, appunto. Anche perché Grillo ha compreso che se non raggiungesse l'intesa con Conte, l'alleanza con il Pd finirebbe in archivio, fallirebbero i potenziali patti in Calabria e le liste elettorali diventerebbero un azzardo, visto che Vito Crimi ormai è un reggente... scaduto.

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Da quel che filtra dal comitato dei Saggi - si è riunito su Zoom anche ieri pomeriggio ed è composto da Di Maio, Fico, Crimi, Stefano Patuanelli, Ettore Licheri, Tiziana Beghin, Davide Crippa - Grillo avrebbe ceduto sul nodo dei poteri del capo politico, che si chiamerà presidente. Conte potrà scegliere in autonomia i due vicepresidenti e decidere le altre nomine. In più, spetterà a lui dettare la linea sulla comunicazione del M5S. Traduzione: Rocco Casalino resterà in sella.
Ci sarebbe però ancora un nodo da sciogliere. E non sarebbe di poco conto: i poteri del Garante. Questione che agita e preoccupa Conte. Secondo alcune fonti Grillo conserverebbe la possibilità di porre il veto sulle scelte politiche più importanti e potrebbe convocare l'assemblea degli iscritti anche contro il volere del presidente, nel caso valutasse alcune scelte difformi dai principi fondanti del MoVimento. Da sponda Conte invece si sostiene che questo aspetto è «già risolto». Nel senso che il padre fondatore 5Stelle non potrà porre veti e non potrà convocare l'assemblea degli iscritti. Però potrà indire il voto per sfiduciare il presidente, così come il presidente potrà farlo nei confronti del garante. Una formula che i due contendenti avrebbero accettato. «In buona sostanza», dice una fonte che segue la trattativa, «non ci sarà la diarchia temuta dall'ex premier. Tutto resterà come era nel vecchio statuto».


GLI EFFETTI DELLO STALLO
Anche se la trattativa marcia, lo stallo sulla leadership del MoVimento sta provocando non pochi problemi. Ieri i 5Stelle, senza guida politica e dunque senza la possibilità di decidere sul candidato da portare nel consiglio di amministrazione della Rai, hanno imposto l'ennesimo stop (questa volta fino al 14 luglio) alle procedure di nomina parlamentare del Cda di viale Mazzini. E se il nuovo rinvio è gradito al centrodestra, incapace di trovare un'intesa sulle due poltrone da occupare, l'impasse del MoVimento sta creando non pochi problemi al Pd.
In vista ci sono anche guai più seri. Se i 5Stelle non usciranno al più presto dalla palude in cui sono stati gettati dallo stop di Grillo a Conte, il MoVimento non potrà neppure presentare le liste per le prossime elezioni amministrative. E il simbolo pentastellato rischia di non essere in lizza.

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«Il tempo scorre», si ragiona in ambienti parlamentari, «e qualcuno dovrà pur controllare e certificare le liste da presentare al voto sui territori». Il compito sulla carta spetta al reggente Crimi, ma le recenti vicende processuali di Cagliari hanno confermato la fragilità giuridica del suo ruolo, che va avanti in regime di prorogatio da ormai troppo tempo: il rischio è quello di inciampare nel solito ginepraio di ricorsi, presentati da eventuali candidati esclusi che potrebbero impugnare la decisione di Crimi. «Se non si decide presto sulla leadership», dice un esponente grillino, «c'è il pericolo concreto di non poterci presentare alle elezioni d'autunno nelle grandi città. Perché è vero che si voterà tra fine settembre e ottobre, ma è altrettanto vero che prima che Conte diventi completamente operativo, passerà qualche settimana e nel frattempo il MoVimento resterà immobile e senza testa...».

 


Nel frattempo un sondaggio di Swg conferma che Conte è più amato di Grillo tra gli elettori 5Stelle: il 72% si schiera con l'ex premier e il 7% con il comico genovese. E piace ad appena il 2% degli elettori grillini l'ipotesi di un leader diverso dall'ex avvocato del popolo e solo il 5% tifa per la scissione. In ogni caso il partito di Conte è dato al 12,7%, i 5Stelle senza di lui al 7,1%.
 

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