Conte, asse tra Zingaretti e M5S per blindare il premier: verso un mini-rimpasto

Conte, asse tra Zingaretti e M5S per blindare il premier: verso un mini-rimpasto
di Alberto Gentili
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Lunedì 14 Dicembre 2020, 00:23 - Ultimo aggiornamento: 13:13

 Oggi comincia la verifica. Giuseppe Conte vede prima M5S (alle 16,30) e poi il Pd, nei prossimi giorni gli altri partiti: invitati leader, capidelegazione e capigruppo. Al termine del giro il premier cercherà in un vertice plenario di scrivere «nel segno della franchezza e della trasparenza dei rapporti» il nuovo «patto di governo». Conte, a dispetto di ciò che avrebbe voluto il Pd (che infatti adesso frena) ha fatto sapere di non volere alcuna crisi lampo o pilotata. E, tantomeno, una squadra rivista e corretta con l’aggiunta di due vicepremier.

​Governo, crisi pilotata di Conte: ipotesi rimpasto e due vicepremier

La situazione

Per il presidente del Consiglio questa soluzione (che riporterebbe indietro l’orologio ai tempi del governo con Matteo Salvini) sarebbe una sorta di commissariamento.

In più Nicola Zingaretti ha comunicato di non essere interessato (dovrebbe dimettersi da governatore del Lazio), dunque sul campo per questo ruolo resterebbero Di Maio e Dario Franceschini. Al tempo stesso, però, il premier starebbe mettendo in conto di fare ciò che non avrebbe mai voluto fare. Solo una settimana fa, a una domanda sul rimpasto, aveva risposto: «Ho i ministri migliori del mondo, non se ne parla».

Ma poi Zingaretti, Di Maio e in primis Renzi gli hanno fatto capire che la solita tattica del muro di gomma e dei rinvii questa volta non avrebbe funzionato. Da qui l’ipotesi (ancora tutta da verificare, vista la testardaggine dell’avvocato) della sostituzione in corsa di alcuni ministri. Non quelli più importanti o strategici in questa fase: Difesa, Esteri, Economia, Salute, Interni, come gli ha suggerito il Capo dello Stato preoccupato da una rivoluzione destabilizzante per l’esecutivo. Dunque se si dovesse andare verso un rimpasto, questo sarà mini. Nulla di più. Nelle ultime ore, considerati i timori di Pd e 5Stelle per una crisi al buio, sembrano scemare anche le probabilità di una crisi lampo: dimissioni, nuova fiducia del Parlamento e nascita del Conte-ter. Questa opzione potrebbe scattare solo se la verifica dovesse «andare molto bene». E se si riuscisse a sottoscrivere tra i rossogialli «un patto formale davanti al Paese che non permetta agguati dell’ultimo minuto», come dice un ministro dem. Che aggiunge: «La nostra mission è tagliare le unghie a Renzi e impedirgli, dal momento delle eventuali dimissioni a quello dell’eventuale nuova fiducia, di fare uno dei suoi giochetti».

LA FRENATA DI RENZI

In realtà Renzi, pur non temendo la minaccia delle elezioni (soprattutto dopo i segnali lanciati da Salvini), nelle ultime ore ha messo in freezer il proposito di sostituire Conte. La prova arriva dalle parole di Maria Elena Boschi a “Mezz’ora in più”: «Non vogliamo nessuna crisi. Conte ha detto che ha i ministri migliori del mondo e quindi per noi anche l’argomento rimpasto è chiuso. Non è quello l’obiettivo. Però possiamo dire che pur sostenendo il governo che abbiamo fatto nascere non siamo yes man? La priorità è usare bene i fondi del Recovery plan e allo stesso tempo coinvolgerci». Di certo, c’è che il Pd ha deciso di blindare Conte e di scartare l’ipotesi di un governo senza Renzi sostituito da Forza Italia o da pezzi del partito di Silvio Berlusconi. Per averne conferma basta ascoltare il presidente dell’Europarlamento, David Sassoli: «La parola crisi fa paura in Europa». E Goffredo Bettini: «Contrasteremo ogni tentativo di ribaltare l’attuale governo e l’attuale premiership. Sarebbe un’avventura, una crisi al buio. E si ridurrebbe ad essere una opaca e spregiudicata manovra politica nel mentre il Covid continua a mietere vittime». Ancora, scandendo una minaccia utile a frenare Renzi e le tentazioni di premiership di Di Maio: «Se cade questo governo, non potrà essercene un altro. Meglio le elezioni anticipate». Una posizione (voto a parte) cui si associa lo stesso Di Maio che definisce «fake news» le voci sulla sua voglia di scalare palazzo Chigi. 

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