Conte prepara il Vietnam: giustizia, riforma invotabile

Conte prepara il Vietnam: giustizia, riforma invotabile. E Grillo domani sarà a Roma
di Alberto Gentili
5 Minuti di Lettura
Martedì 13 Luglio 2021, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 19 Febbraio, 23:19

Comincia dalla battaglia contro la riforma del processo penale firmata Marta Cartabia il nuovo corso dei 5Stelle con Giuseppe Conte al timone. L'ex premier ritiene «invotabili», perché «farebbero svanire nel nulla miglia di procedimenti», gli emendamenti approvati giovedì dal governo con il sì dei ministri grillini. Ed è pronto a sfornare una serie di proposte di modifica per reintrodurre la prescrizione e impedire «la giustizia negata». Tra queste c'è una corsia preferenziale, subito dopo la sentenza di primo grado, per accelerare il verdetto d'appello. E c'è il sistema alla tedesca, con l'introduzione di meccanismi compensativi come lo sconto di pena, nel caso di durata irragionevole del processo.

Conte: sulla giustizia riforma invotabile

 


In questa battaglia Conte spera di trovare sponda del Pd.

Da ciò che filtra dalla commissione Giustizia della Camera, se i dem dovessero sostenere le proposte grilline, i 5Stelle avrebbero i voti per cambiare la riforma Cartabia. Ma appare improbabile che Enrico Letta, pur desideroso di rilanciare l'alleanza con i grillini, vada allo scontro con Mario Draghi che ha posto una sorta di questione di fiducia sugli emendamenti Cartabia.

M5S, Conte è presidente e Grillo garante sui valori: sarà battaglia a Draghi

«Di sicuro», afferma il deputato di Azione, Enrico Costa, grande esperto della materia, «è matematicamente impossibile che l'Aula di Montecitorio voti il nuovo processo penale prima della pausa estiva. Si rinvierà di sicuro a settembre».
Ma andiamo con ordine. Incassato domenica l'accordo con Beppe Grillo, Conte nelle prossime ore dovrebbe presentare sia il nuovo Statuto che cancella la temuta diarchia e affida al capo politico la guida del MoVimento, sia lanciare la propria candidatura a presidente. Dopo di che passeranno quindici giorni prima che la doppia scelta venga sottoposta al voto degli iscritti su Sky-vote. L'occasione potrebbe essere un incontro con Grillo che domani dovrebbe sbarcare a Roma. «Sempre che», dice un esponente grillino, «Peppe non faccia una delle sue mattane e rimetta tutto in discussione».


Questa ipotesi però viene definita «infondata» da gran parte dei vertici grillini: «Grillo verrà nella Capitale per sancire ufficialmente l'intesa assieme a Conte», dice una fonte di rango. Tant'è, che l'ex premier in queste ore sta lavorando alla lista dei componenti del Consiglio nazionale e sta scegliendo i nomi dei vicepresidenti. Che potrebbero essere più di due. Top secret i nomi. Tutto l'organigramma, che non prevede una segreteria politica, dovrà poi essere votato dagli iscritti.
IL DUALISMO RESTA
C'è però chi, in queste ore, dà una lettura diversa da quella filtrata domenica quando è stata annunciata l'intesa. Una lettura suona così: è vero che il presidente (cioè Conte) avrà piena e completa autonomia nella scelta della linea politica, ma è anche vero che Grillo conserva i poteri che aveva prima. Sarà lui, in qualità di Garante, a scegliere i componenti del Consiglio di garanzia e del collegio dei probiviri. E questi avranno la facoltà di espellere chi vìola i valori fondanti del MoVimento. Dunque lo stesso Conte potrebbe essere espulso (con voto degli iscritti) su proposta di Grillo. In più il Garante resta «custode dei principi e dei valori dell'azione politica» e ciò porta a pensare che l'ex comico avrà voce in capitolo anche sulle scelte politiche. Insomma, la temuta (da Conte) diarchia sarebbe stata archiviata, ma non il dualismo.

Grillo-Conte, si lavora per accordo anti-scissione e pax sulla Giustizia. Ma un partito dell'ex premier (per i sondaggi) batterebbe M5S


Di certo c'è che la battaglia contro la cancellazione della prescrizione, vecchia bandiera dei 5Stelle, sarà il primo atto politico del nuovo presidente. «La riforma proposta dalla ministra Cartabia», dice un deputato che vicino a Conte, «non regge sul piano tecnico e non è praticabile». Poi spiega: «Stabilire una tagliola di 2 anni per il processo di appello dopo la sentenza di primo grado farebbe svanire nel nulla miglia di processi. Il nostro non è giustizialismo, ma buon senso: uno Stato di diritto deve garantire il diritto e l'applicazione della pena, altrimenti le vittime dei reati saranno doppiamente vittime e si creerà uno scollamento tra cittadini e Stato a causa della denegata giustizia». Da qui la proposta di ritornare alla prescrizione, adottando però la soluzione tedesca dello sconto di pena in caso di durata irragionevole del processo. Oppure una corsia preferenziale dopo la sentenza di primo grado, con l'obbligo di chiudere il processo entro sei mesi. E prevedendo, in caso di ritardo, la responsabilità del giudice che cura il fascicolo e del capo dell'ufficio giudiziario.

 


ALTOLÀ A DRAGHI SUL FISCO
Riguardo al governo, Conte ha fatto filtrare di non avere intenzione di uscire dalla maggioranza. E non lo farà neppure dopo il 3 agosto, quando scatterà il semestre bianco e Sergio Mattarella non lo potrà più sciogliere le Camere e indire le elezioni anticipate. Ma il futuro presidente M5S chiederà a Draghi di non calpestare le istanze e i temi identitari del MoVimento. Soprattutto di non cancellare quelle riforme, come lo stop alla prescrizione e il reddito di cittadinanza, che rappresentano «un caposaldo politico» di una forza che è «maggioranza relativa in Parlamento. Inoltre «dovrà darci ascolto sulla riforma fiscale, non passerà ciò che per il MoVimento è indigeribile».
Per dirla con un esponente grillino vicino al futuro presidente: «Noi non vogliamo uscire dal governo, ma Draghi non deve spingerci fuori».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA