Conte, un tavolo per prender tempo e il premier si blinda con M5S

Conte, un tavolo per prender tempo e il premier si blinda con M5S
di Marco Conti
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Giovedì 4 Giugno 2020, 00:46 - Ultimo aggiornamento: 09:29

Apre un tavolo, Giuseppe Conte. Lo ha annunciato nella conferenza stampa con la quale ha inaugurato la fase 3. Anche se l’idea non è nuova, e nel nostro Paese spesso si aprono tavoli quando non si sa bene che fare, gli stati generali dell’economia dovrebbero servire a mettere a punto la strategia di rinascita del Paese per i prossimi dieci anni. Grandi novità il presidente del Consiglio non le ha fornite e la drammaticità della crisi economica si è colta solo quando ha spiegato che intende chiedere alla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen una sorta di anticipo sui fondi del recovery plan, perchè «mi rendo conto che c’è un problema di tempi» e le casse dello Stato sono vuote.

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Ciò che invece si è colto con una certa chiarezza nel discorso del presidente del Consiglio, è la voglia di non modificare alcunchè non solo della compagine di governo («il rimpasto non esiste»), ma anche nelle procedure decisorie che da mesi imballano l’azione di governo. La convinzione di essere l’unico punto di caduta che la politica e i partiti “offrono” per dare al Paese un governo, spinge l’uomo solo al comando a relativizzare anche il contributo dell’opposizione, dando qua e là alla sua maggioranza qualche cenno di buona volontà. 
Non una parola contro la sgangherata manifestazione del centrodestra del giorno prima, ma neppure un cenno di plauso per la disponibilità offerta da Silvio Berlusconi a lavorare per far ripartire il Paese. Nel messaggio di Sergio Mattarella in vista della Festa della Repubblica, il parallelo tra oggi e il ‘46 - seppur nelle tante differenze - ha dato il senso di una sorta di operazione-verità sulle difficoltà della nostra economia confermate dai disastrosi dati sulla disoccupazione. Invece Conte del possibile contributo dell’opposizione - come nota l’azzurra Mara Carfagna - «ha parlato solo in risposta ad una domanda». Ciò fa pensare che il premier intenda coinvolgere Meloni, Salvini e Berlusconi più o meno come ha fatto nei momenti più drammatici della pandemia. 

Eppure qualche giorno fa era stato il segretario del Pd Nicola Zingaretti a sollecitare sul Corriere il premier a costruire «un clima da concordia nazionale». Al timore che agita i dem di ritrovarsi in autunno con le piazze piene di disoccupati e cassintegrati, Conte ieri ha risposto evocando la dottrina Olivetti che tanto piace ai titolari della piattaforma Rousseau. E’ andato poi giù duro con Autostrade, come piace a Di Battista e a picchiato talmente forte sui vertici di Confindustria, da dover poi precisare che nel governo non ci sono tentazioni stataliste e che la libera impresa è sempre possibile.

Due anni a palazzo Chigi, prima con la Lega, poi con il Pd, ma sempre con il M5S, spingono Conte a non contraddire nessuno dei cavalli di battaglia del Movimento di cui è a tutti gli effetti il vero reggente. Dalla vicenda Autostrade, passando per il Mes, Conte ieri sera si è guardato bene dal contraddire il Movimento. Sottolineare che il Mes «è un prestito», quando lo sono anche i fondi che mette a disposizione la Bei o il Sure per la cassa integrazione, «svela lo stesso pregiudizio che hanno i Cinquestelle», sostiene Benedetto Della Vedova. Conte è favorevole all’uso del Mes senza condizioni e nelle scorse settimane lo ha detto, salvo poi doversi ritirare a seguito degli assalti grillini che ora costringono anche il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, a complicati equilibrismi dialettici. 

L’«ora dello sforzo comune», invocata dal Capo dello Stato, non sembra arrivata né per Conte, che mantiene la sua alta diffidenza per tutto ciò che ha il sapore di unità nazionale, nè per buona parte del centrodestra il cui comportamento - osserva l’azzurro Osvaldo Napoli, «non fa altro che ricompattare la maggioranza giallorossa e blindare Conte».

Lanciando l’idea del «patto sociale», Conte mostra di comprendere i rischi che corre in autunno il suo governo e chiama a raccolta tutti gli attori economici e sociali del Paese, ma ignorando o quasi l’opposizione - anche quella più responsabile - e attaccando a testa bassa uno dei possibili attori del patto sociale, svela tutti i suoi dubbi sulla nuova stagione.
In attesa di capire se al Conte1 e al Conte2 possa seguire il Conte3, il presidente del Consiglio deve però fare i conti con un crescente nervosismo dei dem i quali, dopo un anno di governo trascorso in surplace, pretendono ora un’accelerazione. Anche della legge elettorale che il Pd vorrebbe votare prima dell’estate. Non si sa mai.
 

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