Conte a caccia dei voti di Forza Italia. Pace con Di Maio

Conte, «Ora riforme condivise». E va a caccia dei voti di Forza Italia
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Giovedì 23 Luglio 2020, 09:45 - Ultimo aggiornamento: 11:59

Viene celebrato e si auto-celebra Conte in Parlamento. Due standing ovation al Senato, e la seconda pareva non dovesse finire più, per l’ex re Travicello ora diventato il Condottiero di Bruxelles e anche la voce gli è cambiata in questo tripudio. Non si mangia più le parole, le declama, non si perde in disquisizioni vuote, come gli capitava, e va dritto al punto del suo Ego. Dicendo: l’Unione europea - di cui lui si sente un campionissimo dopo aver portato in Italia 209 miliardi del Recovery Fund - «è stata all’altezza del suo destino e della sua storia».

Le senatrici grilline Botto e Leone lo fotografano entusiaste in modalità BimbeDiConte, e la presidente Casellati le rimbrotta: «Non si possono fare foto». Quelli del Pd invece mandano bacini dai loro banchi verso “Giuseppi” e quando lui, oltre a elogiare se stesso, fa un ringraziamento particolare al ministro dem Amendola per come ha combattuto a Bruxelles, senatori e senatrici del Nazareno finiscono in estasi: «Sei il più bravo, Enzuccio!».

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MANO TESA
Conte spiega che «il piano della ripresa sarà un lavoro collettivo, ci confronteremo con il Parlamento». E via così. Non aggiunge granché ai discorsi di gloria che va facendo dall’alba di martedì quando è stato siglato l’accordone da 750 miliardi di euro. Ma eccolo fare i complimenti, sia in Senato sia alla Camera nel pomeriggio, le forze di opposizione: «Le ringrazio perché hanno compreso l’importanza di questo passaggio». Si riferisce a Forza Italia (un po’ anche a Giorgia Meloni) e non a Salvini. Infatti, con Berlusconi, Conte ha parlato (lo ha chiamato Silvio per dirgli: «Sei stato molto bravo» e del resto il Cavaliere adora da un po’ l’Avvocato anche se non può dirlo troppo), mentre Salvini entrando in aula esclama beffardo: «Vado a sentire l’Oracolo...».

 


Poi nel suo discorso l’ex ministro continua sulla linea che l’Italia ha preso una fregatura, non vuole accodarsi agli entusiasmi degli altri e va dicendo che i fondi arriveranno tardi o mai e dovranno servire a tutto, anche all’agricoltura ma «non alla coltivazione della cannabis, perché quella è mostruosa» e insomma prende a parlare di «canne». Ma anche di Flat Tax e di Ponte sullo Stretto. Mentre i forzisti non l’alleato Matteo ma il nemico (non più) “Giuseppi” hanno applaudito. Mentre Renzi non si spella le mani. Fa i complimenti a Conte («Se continua così, saremo sempre al suo fianco, signor presidente»), ma gli dice anche due cose, anzi tre: coinvolgere l’opposizione nell’uso dei soldi, prendere i quattrini del Mes (e ogni riferimento al Mes il capo del governo lo giudica più o meno una provocazione) e aprire il Parlamento a ferragosto «per lavorare tutti insieme a un grande piano per la ricostruzione dell’Italia». Le facce lunghe dei senatori, all’idea di rovinarsi le vacanze, si sprecano.

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IL MAGNANIMO
Ecco poi Conte a Montecitorio e anche qui fa il magnanimo perché si sente forte: «Il risultato di Bruxelles non appartiene ai singoli, neppure a chi vi parla, al governo, o alle forze di maggioranza. Appartiene all’Italia intera». In realtà sta dicendo, ma non lo direbbe mai: il bottino è mio e lo gestisco io. E quelli del Pd, dopo averlo applaudito, uscendo dall’aula sussurrano: «Ormai si sente Napoleone». La pensano così anche molti 5 stelle, ma con Di Maio ormai è bonaccia, Luigi lo affianca al tavolo dei ministri, condivide la vittoria e l’ha celebrata anche su Fb, e sembrano aver ricucito i due di cui riappaiono sui social vecchie foto di quando si adoravano e questo tipo di smancerie le avevano interrotte da un bel po’.

Quel che impressiona è questo colpo d’occhio. Nelle recenti apparizioni parlamentari di Conte era da solo al banco del governo, i ministri tendevano a non accompagnarlo e sostenerlo. Ora invece, tutti intorno al Conducator, tra salamelecchi e entusiasmi: «Dai Giuseppe, raccontaci quando hai visto crollare Rutte nella notte...». E lui: «E’ stata davvero durissima, ma io nelle trattative notturne do il meglio di me». Il clima generale è vagamente da unità nazionale, ma tanto non durerà.
 

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