Strasburgo processa Conte: «Burattino». Salvini: «Burocrati preparate gli scatoloni»

Giuseppe Conte in aula a Strasburgo
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Martedì 12 Febbraio 2019, 19:09 - Ultimo aggiornamento: 13 Febbraio, 11:17

In un'Aula semivuota, bersaglio di attacchi incrociati e anche personali. È un vero processo quello che affronta il premier Giuseppe Conte al suo esordio alla plenaria dell'Europarlamento. Dopo un lungo intervento, in cui il capo del governo italiano sferza l'Europa perché sia vicino ai popoli e punti su occupazione e crescita, piomba sul premier un attacco bipartisan, che coinvolge socialisti, liberali, popolari. E con il leader dell'Alde, Guy Verhofstadt che pianta la stoccata più fragorosa: «mi domando per quanto sarà un burattino mosso da Salvini e Di Maio», afferma. Ed è lì che Conte si «spoglia» della pazienza che lo segna per l'intera sessione. «Non sono un burattino, forse lo è chi risponde a lobby e comitati d'affari», è la sua secca replica.

 



«Che alcuni burocrati europei, complici del disastro di questi anni, si permettano di insultare il presidente del Consiglio, il governo e il popolo italiano è davvero vergognoso. Le élite europee contro le scelte dei popoli. Preparate gli scatoloni, il 26 maggio i cittadini finalmente manderanno a casa questa gente». È il contrattacco del ministro dell'Interno alle parole del leader dei liberali dell'Alde.

«Burattino non lo sono e non mi sento tale: sono orgoglioso di rappresentare un intero popolo, sono orgoglioso di rappresentare la volontà di cambiamento del popolo italiano e di sintetizzare la linea di un Governo che non è burattino perché non risponde a lobby e a comitati di affari. Forse è burattino chi risponde a lobby, gruppi di potere e comitati di affari». Si difende così il presidente del Consiglio in sede di replica durante il dibattito in corso nell'Europarlamento dopo il suo discorso sullo Stato dell'Unione. «Alcuni interventi non andrebbero nemmeno commentati, perché hanno pensato ad offendere non solo il sottoscritto ma l'intero popolo che rappresento», ha aggiunto Conte. 

«Parlo in italiano, io sono innamorato dell'Italia, per me è più di un paese, è un'intera civiltà, l'Italia è dove è nata la nostra civiltà europea», aveva continuato Verhofstadt rivolgendosi a Conte in Aula a Strasburgo. «Per questo che oggi mi fa male vedere la degenerazione politica dell'Italia, che non è iniziata ieri, o un anno fa, ma 20 anni fa. Questo bellissimo Paese è diventato da convinto difensore dell'Europa ad un fanalino di coda dell'Unione», ha aggiunto.

«Di Maio sta abusando del suo ufficio per sostenere i gilet gialli, un movimento popolare che adesso è dominato da un gruppo di demolitori, che danno fuoco alle macchine, rompono i negozi, distruggono le fermate dell'autobus». Così il leader dei Liberali al Parlamento europeo Guy Verhofstatd. «E di Maio ha persino incontrato Christophe Chalencon, colui che ha chiesto un colpo di Stato militare contro il presidente eletto della Repubblica francese. Questo è un comportamento da irresponsabile e non quello di un vicepremier di un importante paese come l'Italia».

In Aula gli interventi si susseguono via via più decisi e nonostante i richiami a un linguaggio consono del presidente dell'Europarlamento Antonio Tajani. Tav, Venezuela, migranti sono il terreno privilegiato degli attacchi degli eurodeputati. Qualcuno definisce «vergognoso» il fuorionda di Conte con la cancelliera Merkel. Tra gli interventi diversi sono quelli di esponenti italiani, del Pse, del Ppe o del Gue. «Non è questa l'Italia che conosciamo, l'Italia che conosciamo è quella di Spinelli», sottolinea il leader dei socialisti Udo Bullmann citando la sua recente visita sulla Sea Watch. «La mancanza della crescita è una vostra responsabilità», incalza il presidente del gruppo Ppe Manfred Weber, che pure poco prima aveva definito «buono» il bilaterale con Conte. Parole rispetto alle quali sembrano quasi morbide le affermazioni di un «falco» come il vicepresidente della commissione Ue Jyrki Katainen, che sottolinea la necessità di «un'Italia forte al suo centro» per avere un'Europa forte. Il premier ascolta. Nella sua prima replica non perde il suo aplomb. Poi, nella seconda, decide di passare alla controffensiva.

«Il dibattito politico è il sale della democrazia, ben venga. Ma alcuni interventi non andrebbero commentati, perché
hanno pensato non solo di offendere il sottoscritto ma il popolo che rappresento», è la risposta con cui Conte che rivendica anche la linea rigorista dei giallo-verdi sui migranti, «unica strada nella lotta ai trafficanti». In Aula si scatena il vociare dei presenti, con Alessandra Mussolini che, dai banchi dell'emiciclo, prova a farsi sentire benché sprovvista di microfono. 

Eppure, la giornata di Conte a Strasburgo era iniziata nel segno del disgelo e di un bilaterale con Jean Claude Juncker definito da entrambe le parti «buono e costruttivo». Diversi gli argomenti toccati inclusi - probabilmente - gli
effetti della manovra, alla quale l'Ue guarda con preoccupata attenzione e sui quali Conte chiede pazienza fino almeno al secondo semestre. Il primo aprile, a cena, Conte e Juncker - che aveva avvertito il premier di non poter essere presente alla plenaria - torneranno a vedersi. «Lui ama l'Italia», scherza il presidente del Consiglio prima di sostenere alla plenaria le ragioni del governo di cambiamento e di un'Europa che riprenda il suo contatto con il popolo e che abbandoni l'ultra liberismo per una maggiore equità. Ma, a giudicare dal «processo» di oggi, Conte dovrà sperare nel voto del 26 maggio per avere un'Aula più conciliante.

 

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