Conte, Binetti (Udc): «Pronta a tutto per salvare la legislatura. Cesa indagato? Non ci voleva...»

Conte, Binetti (Udc): «Pronta a tutto per salvare la legislatura. Cesa indagato? Non ci voleva...»
di Barbara Acquaviti
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Venerdì 22 Gennaio 2021, 06:23 - Ultimo aggiornamento: 10:59

Dice che l'Udc «in questo momento è nell'area di centrodestra unito e compatto». Subito dopo, però, aggiunge anche un altro aggettivo: «aperto». Anche perché, spiega, bisogna «fare di tutto» perché la legislatura non finisca anzitempo. La senatrice Paola Binetti ama rivendicare la «libertà» con cui fa le sue scelte politiche. La notizia dell'indagine che coinvolge Lorenzo Cesa, sottolinea, la rattrista molto, ma non crede che ci sia un nesso di causa effetto con il tentativo di dialogo del governo. «Anche se, porca miseria, il momento è davvero inopportuno».


Lei ha votato no alla fiducia ma ha lasciato la porta aperta per il futuro. A che punto siamo arrivati?
«Il governo attuale può fare due scelte: o una captatio benevolentiae verso Iv o guardare al centro.

Conte ha lasciato intendere che non vedrebbe male la possibilità di fare un suo partito a orientamento centrista. In questo caso, però, deve sapere che il livello della sua maggioranza non si riduce ad acquisire dei voti ma che si deve aprire a dei principi e a una storia un po' diversi da quelli della sinistra».


Un eventuale partito di Conte, dunque, la vedrebbe interessata?
«Se decide di guardare al centro non trova una prateria vuota, c'è già l'Udc. Conte deve capire se la sfida che vuole assumere è quella di aggregare questa miriade di piccoli soggetti che stanno al centro. Se questa fosse la sfida, mi vedrebbe interessata».


Conte l'ha chiamata?
«Non ho parlato con Conte. E' vero eh? Anzi, sono felice che non mi abbia chiamato».


Perché?
«Perché altrimenti ora non avrei saputo dire una bugia. Io sono un parlamentare strano, non sono capace di mentire».


E altri l'hanno chiamata?
«No, non a nome di Conte. Se ne parla, si parla nei corridoi...».


Si è parlato anche di pressioni che sarebbero arrivate da alte sfere vaticane. Neanche di queste sa niente?
«Il Vaticano è una sola voce quando parla ex cathedra, ed è la voce di Papa Francesco. Per il resto è una realtà molto composita all'interno della quale si trova gente di destra, di sinistra o di centro. Chiunque può trovare un cardinale che supporta e sostiene una determinata linea».


Non ha risposto, l'hanno chiamata?
«No, neanche loro».


Non è vero neanche che le hanno offerto il ministero della Famiglia?
«Non me l'hanno offerto, al massimo c'è stato un pourparler dovuto al fatto che è andata via la ministra Bonetti: la devi sostituire e la cosa più semplice è la Binetti, cambia solo una vocale. Scherzo, nessuno me l'ha offerto e nessuno mi ha chiesto nemmeno cosa vorrei. Peccato, perché avrei potuto esprimere dei desideri...».


Responsabili, volenterosi, costruttori. In quale termine si riconosce di più?
«Quella che più si adatta a me è la definizione di responsabile. Però voi giornalisti li avete tanto sbeffeggiati che a questo punto bisogna trovare un'altra parola. Io sono una persona resiliente, quindi forte, flessibile, adattabile ma che riesce sempre a recuperare la sua posizione e i suoi valori».


Lei parla come parte dell'Udc o a nome suo?
«L'Udc è una realtà piccola costruita intorno a pochi principi essenziali. Io ho sperimento una grande libertà, nessuno mi ha mai chiamato per dirmi questo sì, questo no».


Sull'Udc è piombata la tegola dell'indagine che coinvolge Cesa. Pensa che si tratti di giustizia a orologeria?
«Prima di tutto devo dire che mi dispiace molto. Lorenzo non ha bisogno di difesa ma è giusto che sia reso esplicito il suo valore di uomo sempre disponibile, pronto all'ascolto e amabile. In medicina noi impariamo da subito un principio per cui post hoc non vuol dire propter hoc, ossia il fatto che una cosa accada dopo l'altra non vuol dire che quella precedente ne sia la sua causa. Detto questo, porca miseria, era un momento dei più inopportuni, non soltanto per l'Udc ma anche per la fase che attraversa il Paese».


Lei pensa che questo fatto aiuti o ostacoli il dialogo?
«Il problema non è il centrista di turno, il problema è che si faccia di più ciò che serve a questo Paese. Io sono convinta che la legislatura non può e non deve finire. Per salvarla farei di tutto, penso che tutti faremmo di tutto. Poi, sulla formula possiamo discutere».

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