Siamo ancora al primo tempo della partita delle comunali, e per ora la sfida Meloni-Schlein, la gara tra le due donne della destra e della sinistra, tra la leader della maggioranza e quella dell’opposizione, tra chi a Palazzo Chigi siede dallo scorso autunno e chi aspira a succederle al prossimo giro, sembra andare verso un mezzo pareggio più favorevole a Giorgia che a Elly. Entrambe, senza scambiarsi attacchi diretti e veleni personali - evviva il fair play della politica al femminile! - si sono spese assai nella campagna elettorale. Ben sapendo la posta in gioco: che per il premier è la conferma - al netto delle specificità dei vari luoghi - di una luna di miele con i cittadini elettori e il desiderio di mostrare la primazia di FdI anche rispetto ai propri alleati della Lega e di Forza Italia, e per la sfidante è l’affermazione della propria leadership e la discontinuità con il vecchio Pd perdentista e spaesato. Per questo Meloni non ha mantenuto rispetto a questo voto le distanze che pure il suo ruolo istituzionale le avrebbe consentito. E per questo Schlein ha fatto di tutto, impegnandosi di qua e di là per evitare che all’indomani del voto, cioè oggi, i media potessero titolare: «Elly, male la prima!», o «Esordio flop per Lady Nazareno».
Al momento - e considerando che lo spoglio in vari comuni va ancora concluso - è andata un po’ meglio a Meloni.
PUNTEGGIO
E però, una ex città rossa come Terni, che vede al ballottaggio il centrodestra e la lista civica di centrodestra guidata da Bandecchi, con la sinistra umiliata e offesa, è un punto a segno per Giorgia contro Elly. Così come, in versione maggiore, Ancona, dove la donna della destra e quella della sinistra a distanza si sono molto sfidate in campagna elettorale. E per ora i cittadini hanno creduto a Giorgia che ha detto agli imprenditori locali giorni fa: «Governo e regione sono una filiera che funziona».
E in questa filiera ha chiesto di aggiungere il capoluogo regionale, Ancona, togliendolo alla sinistra che lo detiene da tempo. Il ballottaggio vede in vantaggio il centrodestra, anche se al secondo turno gli elettori M5S potrebbero convergere sul candidato del Pd. Dove Meloni ha fatto il botto è a Latina. Dove Schlein non ha fatto il botto, e a un successo laggiù teneva in maniera particolarissima, è in Toscana.
La scommessa di Elly era dimostrare che Pisa, Massa e Siena potessero tornare a sinistra: «Il nostro buon governo contro il loro niente», questo il refrein. E tuttavia, il triplete al momento è fallito. E se qui Schlein si giocava tutto - doveva dimostrare che la sua leadership radicale riporta le masse ex di sinistra a tornare a sinistra e che la rossa Toscana sarebbe tornata tale - la partita non pare sia andata bene, con Pisa che resta a destra, e Massa anche, mentre soltanto a Siena il contrattacco pare riuscito ma bisognerà aspettare il secondo tempo. Il tonfo a Pisa, dove c’era l’alleanza rossogialla, è un campanello d’allarme brutto per Elly: e del resto su 4 capoluoghi di provincia dove Pd e M5S erano insieme, solo a Teramo è andata bene, ed è un’avvisaglia non incoraggiante in prospettiva futura.
L’effetto Schlein è mancato, per lo più, in questa tornata. Dove l’effetto Giorgia non è stato un tornado, ma lei è soddisfatta di non aver riconsegnato alla sinistra nessuna delle città che già erano state espugnate. «La serietà pragmatica del nostro governo funge da stimolo per molti cittadini - questo l’umore ieri sera a Palazzo Chigi - a credere in noi anche a livello locale». Meloni soddisfatta, anche perché FdI si conferma quasi ovunque primo partito. Schlein in attesa di fare meglio.