Calenda convince di più, per gli altri è un pareggio: applausometro per il leader di Azione,
Letta a suo agio, Conte soltanto da remoto

Il riscontro della platea: «Hanno parlato dei temi, mostrando senso di responsabilità»

Calenda convince di più, per gli altri è un pareggio: applausometro per il leader di Azione, Letta a suo agio, Conte soltanto da remoto
di Claudia Guasco inviata a Cernobbio
5 Minuti di Lettura
Lunedì 5 Settembre 2022, 01:32 - Ultimo aggiornamento: 09:11

CERNOBBIO I comizi sono un bagno di folla, gli appuntamenti ai gazebo un incontro ravvicinato con gli elettori, le feste di partito rito collettivo. Ma a ridosso delle elezioni l’appuntamento al forum di Cernobbio è un passaggio ineludibile. E allora eccoli qui, i sei candidati principali, sulle rive del lago di Como, a misurarsi davanti alla platea di imprenditori, banchieri, economisti.


APPLAUSOMETRO
Il segretario del Pd Enrico Letta conosce bene l’ambiente, ha già partecipato a sette edizioni benché non in veste di politico. Cammina felpato, stringe mani, sa come muoversi. Giuseppe Conte sceglie la connessione da remoto, si scusa con i presenti ma l’operazione ha l’aria di una mezza resa, Antonio Tajani porta a casa il risultato onorevolmente, tutti i riflettori sono per la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni e il capo della Lega Matteo Salvini.

«Tra i due è finita in pareggio», concordano i presenti. Ma è Carlo Calenda, segretario di Azione, a vincere il test dell’applausometro.

Trenta secondi buoni, «lui ha un passato nel mondo imprenditoriale, sa cosa dire in un contesto come questo», i commenti unanimi. Alla fine, nel confronto, «hanno prevalso i problemi e le soluzioni - sottolinea un manager - perché al di là delle schermaglie ogni rappresentante politico ha elencato i nodi da sciogliere in un momento difficile. In questo senso mi sento di dire che ha vinto il senso di responsabilità». Il forum Ambrosetti, per la politica, è sempre una sfida ostica e ieri ancora di più perché i candidati sono stati catapultati in una sala dove «il 90% è orfano di Mario Draghi» e lo rimpiange apertamente.

Video

«Che peccato che non sia qui con noi, che nostalgia», si rammarica Rosario Rasizza, amministratore delegato di Openjobmetis, agenzia per il lavoro quotata in Borsa. Comunque bisogna guardare avanti e dunque si valutano i candidati.

Tra i primi a riemergere dal dibattito c’è l’ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan: «Diciamo che ciascuno ha ribadito sia nei contenuti che nello stile ciò che già conoscevamo. Credo sia stato messo in evidenza un elemento comune: come si difende l’interesse nazionale».

A Cernobbio i contenuti prevalgono sugli effetti speciali, anche se Salvini esordisce con una mossa a sorpresa. Inforca un paio di occhiali e sfodera la novità: «Parto da quello di cui avete discusso e mi permetto di farlo con qualche slide», annuncia schioccando le dita. «Le slide», ripete ironica Giorgia Meloni. Risate sommesse dal pubblico e subito si torna ai fondamentali. Come sottolinea Claudio Bassoli, presidente e ad di Hewlett Packard Enterprise Italia, «i confronti sono sempre molto interessanti per capire i politici e i loro programmi. Oggi hanno posto al centro una questione importante, ovvero che la priorità è risolvere il problema energetico affinché i cittadini e le imprese possano continuare a crescere e proliferare». Oltre ai temi dell’innovazione e della digitalizzazione, «per noi industriali molto importanti, auspichiamo che qualunque governo li porti avanti con forza».

La sensazione del presidente di Assoedilizia Achille Colombo Clerici è che quest’anno l’asticella si sia alzata, con una «visione storica e generale sulle prospettive del Paese imposta anche dalla situazione di crisi generale che rischia di compromettere l’ordine geopolitico». Salvini è venuto qui a caccia di futuri ministri? «Ha detto di aver contattato alcuni nomi in platea, ma è sempre stato così. Questa non è una scuola di ministri, tuttavia a Cernobbio convergono figure che poi emergono a livello istituzionale, come in alcuni think tank americani». Nella Davos italiana i politici mirano dritto all’obiettivo: convincere il mondo produttivo di essere la scelta migliore per il Paese. «Ciascuno ha puntato a ottimizzare il proprio risultato e a rispondere alla propria fascia di elettori. Del resto siamo in piena campagna in vista del voto e la platea ha recepito con interesse», riflette Angelo Costa, amministratore delegato di Arriva Italia, operatore del settore del trasporto pubblico locale.


STRATEGIE
A giocare in casa sono Letta, presente dal 1999, e Calenda: «La sua provenienza dal mondo delle aziende lo ha premiato. Ha detto bisogna far sì che le cose accadano ed è la frase tipica di chi guida un’azienda: pianificazione, programmazione e realizzazione. Quanto a Giorgia Meloni, ha bocciato il reddito di cittadinanza e sapesse io, con una società per il lavoro, quante potrei raccontarne», si sfoga Rasizza. Per Giorgio Metta, direttore scientifico dell’Istituto italiano di tecnologia, alla fine «il dibattito è stato abbastanza elettorale, del resto con dieci minuti a testa non è facile giudicare. Spero che in materia di energia si faccia un discorso molto serio sulle opzioni disponibili. Ciò che mi sento di chiedere ai nostri politici è un’opera di raccolta dati e di studio prima di prendere delle decisioni». Al presidente di Confindustria Digitale Elio Catania, in ogni caso, sono bastati dieci minuti per farsi un’idea: «Dal dibattito sono emersi quelli che hanno l’ossessione di fare le cose rispetto a quelli che hanno una visione antica».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA