Centrosinistra, Letta e Conte a caccia di voti nel feudo leghista: tour in Veneto

Dem a caccia di consensi tra le imprese: «Qui l’aria è cambiata: o noi o la Meloni»

Centrosinistra, Letta e Conte a caccia di voti nel feudo leghista: tour in Veneto
di Andrea Bulleri
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Mercoledì 31 Agosto 2022, 09:16 - Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 05:48


ROMA Uno va a caccia di voti dei delusi dall'addio a Draghi. L'altro rivendica di essere stato il primo a mettere in discussione il premier. Stesso bersaglio (la conquista del cuore del Nord-est produttivo scontentato dalla Lega, scommettono), stesso posto (Vicenza e hinterland il primo, Vicenza-Treviso-Rovigo l'altro), stesso giorno. Le strategie, invece, sono opposte. Si marcano stretti, Enrico Letta e Giuseppe Conte. Pur guardandosi bene dall'incrociare le proprie strade, è da qui che gli ex alleati del campo largo hanno dato inizio ai rispettivi tour elettorali, a una manciata di chilometri di distanza. Entrambi decisi a conquistare il cuore di quegli imprenditori sedotti e, ritengono Pd e M5S, abbandonati dalla politica. Per Letta che a Vicenza corre da capolista , piantati in asso dal centrodestra che ha staccato la spina al governo Draghi. Per Conte, insoddisfatti dall'operato del premier che non è intervenuto con tempestività sulle bollette («e noi il governo lo avevamo avvisato», rivendica l'avvocato).

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LE NARRAZIONI
Eccole, le due narrazioni contrapposte che per 24 ore si sono scontrate in un feudo storico del voto moderato. Tutta incentrata sull'impatto positivo del Pnrr sul territorio e sulle aziende, quella di Letta (come la riconversione green grazie ai fondi europei del distretto conciario che il segretario visita in mattinata), tarata sul superbonus quella di Conte. «Grazie a quella misura abbiamo rilanciato cantieri e posti di lavoro rivendica il leader pentastellato Il governo invece sta frenando il 110% per un pregiudizio ideologico».
Comune a entrambi i contendenti, la preoccupazione sull'energia. «Improcrastinabile un intervento», avverte Letta, dopo il pranzo in una malga di Recoaro Terme (uno dei venti borghi che si è aggiudicato i fondi per la rigenerazione del Pnrr).

Rilancia Conte, in visita a una comunità energetica di Ponzano veneto (Treviso): «Il governo è in ritardo, noi da sei mesi proponiamo soluzioni contro le bollette alle stelle». Poi incalza sullo scostamento di bilancio: «Andava fatto prima, si poteva fare». Anche il segretario dem ascolta gli imprenditori sul problema dei rincari. A partire dai titolari di una piccola startup siderurgica del vicentino, l'Agr Forge: 25 dipendenti, 5 milioni di fatturato e un conto del gas schizzato da 7 a 25mila euro. Il messaggio è chiaro: «Sarebbe stato meglio avere un esecutivo in carica a pieno titolo, per affrontare l'emergenza».


Parla ai delusi del Carroccio, Letta. Il segretario ne è convinto: l'aria, in Veneto, è cambiata. Lo conferma il capogruppo dem in Regione, Giacomo Possamai, cicerone del segretario nella trasferta vicentina: «Aleggia una rabbia molto forte nei confronti della Lega spiega in tanti qui si sono sentiti traditi dalla scelta di Salvini far cadere Draghi». Dunque, è la previsione dei dem, chi voterà a destra sceglierà Meloni: gli elettori che premiano l'azione del governo, invece, sono contendibili. Insomma, «possiamo fare bene».
SFIDA A SINISTRA
Se Letta rassicura, Conte piccona. Sulle bollette, sul superbonus, ma pure sulla tassa agli extra profitti: «Una norma scritta male», avvisa l'avvocato, camicia e sneakers bianche, convinto che «quel tipo di tassazione va estesa anche ad altri settori, come assicurazioni e farmaceutica». E se il leader grillino punta a ottenere i consensi dei delusi da Draghi, sulla cui agenda il Pd «continua a concentrarsi» è la stoccata all'ex alleato l'obiettivo è anche quello di rosicchiare consensi a sinistra, in una regione che non ha mai premiato i 5S. Non è un caso se, mentre Letta chiudeva il tour veneto con una cena in compagnia degli amministratori locali, Conte saliva sul palco delle Fornaci rosse, festival della sinistra giovanile vicentina. Le tattiche restano diverse, ma il terreno di gioco conteso tra Enrico e Giuseppe rischia di somigliarsi sempre più.
 

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