Volti distesi e abiti informali. E soprattutto «un clima costruttivo» che, nonostante qualche attimo di tensione quando la discussione finisce sui collegi, è stato mantenuto fino all’ultimo. Tant’è che, garantiscono i presenti, «è assolutamente positivo» il bilancio finale del vertice di centrodestra tra Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni tenuto ieri a Montecitorio (come richiesto da quest’ultima, per evitare il rito della cena a Villa grande) nella sala Salvadori del gruppo della Lega. Oltre ai tre leader per Forza Italia hanno partecipato il coordinatore azzurro Antonio Tajani e la senatrice Licia Ronzulli (in realtà con il Cavaliere, al gran ritorno a Montecitorio dalle consultazioni del premier Draghi di febbraio 2021, almeno all’ingresso c’era anche Marta Fascina); per i leghisti il ministro e capo delegazione Giancarlo Giorgetti e il senatore Roberto Calderoli e per FdI, il senatore Ignazio La Russa. Presenti, inoltre, il presidente di Noi con l’Italia, Maurizio Lupi; per l’Udc il presidente Antonio De Poli e il portavoce Antonio Saccone e Luigi Brugnaro, presidente Coraggio Italia.
NIENTE SORPRESE
Un incontro senza particolari sorprese in cui, oltre a stabilire di riaggiornarsi per definire il programma da presentare agli elettori, è stato raggiunto l’atteso accordo sulle modalità di scelta del premier. «Decidono gli italiani: chi prende un voto in più, indica chi governerà l’Italia nei prossimi cinque anni» annuncia in serata al Tg5 Salvini.
I COLLEGI
Qualche attimo di tensione c’è stato solo al momento di trovare «miracolosamente la quadra», come dice Giorgetti, per la divisione dei collegi da assegnare. Al punto da rendersi necessaria una pausa di mezz’ora per far rasserenare tutti. Alla fine però, complice uno «spirito costruttivo» riconosciuto dagli alleati alla Meloni, l’accordo arriva. «È stata trovata un’intesa per correre insieme nei 221 collegi uninominali, selezionando i candidati più competitivi in base al consenso attribuito ai partiti» si legge nel vago comunicato. I numeri trapelano solo dopo: a FdI andranno 98 seggi, 70 alla Lega, 42 a Forza Italia, compreso l’Udc, e 11 a Noi con l’Italia più Coraggio Italia. «È l’algoritmo del buonsenso» chiosa Calderoli all’uscita.
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