Rivoluzione? Mai. In due settimane Forza Italia ha cambiato completamente pelle eppure, a sentire gli esponenti più autorevoli tra gli azzurri, non è successo alcunché. L'ennesima deflagrazione del rapporto tra Silvio Berlusconi e una sua prediletta - in principio fu Maria Rosaria Rossi, oggi Licia Ronzulli - sarebbe solo la conferma dell'assoluta centralità di Arcore: o meglio del duo Tajani-Letta, della famiglia e della "quasi-moglie" Marta Fascina. Eppure il depotenziamento del contraltare ronzulliano ha smosso dinamiche e pedine che, a lungo andare, sembrano destinati a mutare i rapporti di forza nel centrodestra.
Meloni, Marina Berlusconi e Marta Fascina: no al partito unico (ma alleanza in chiave Europee 2024)
Verso le Europee
Mentre pezzo per pezzo Fratelli d'Italia smonta il dominio leghista nei territori del Nord (dopo aver ribaltato il consiglio regionale lombardo, alle elezioni di questa settimana si appresta a farlo anche in Friuli), la neo-convergenza azzurra nasconde infatti una forza centripeta che rischia di spingere Matteo Salvini ai margini, specie dopo il frullatore che saranno le elezioni europee del 2024.
I RAPPORTI
La partita però ha orizzonti che vanno ben al di là del triangolo formato da palazzo Chigi, Arcore e via Bellerio, e tocca infatti direttamente al Parlamento di Strasburgo. Alle elezioni del prossimo anno la convergenza attuale tra FdI e FI pare destinata a farsi matrimonio in un'alleanza tra il Partito popolare europeo (di cui il ministro degli Esteri Antonio Tajani è vice-presidente) e i Conservatori presieduti da Giorgia Meloni. Un banchetto nuziale da cui risulterebbero esclusi non solo per la prima volta i socialisti, dilaniati dal Qatargate, ma anche i leghisti, collocati all'interno del gruppo europeo Identità e azione. Un gruppo, quest'ultimo, che avrebbe peso marginale qualora i sondaggi venissero confermati, permettendo l'insendiamento del primo governo europeo di destra. Magari con l'attuale presidente del Parlamento Ue Roberta Metsola a capo della Commissione. Boatos per ora, o anche prime letture di una strategia che porterebbe Meloni - in piena sintonia con Metsola - a completare la sua transizione: dall'euroscetticismo originario all'eurotolleranza attuale, fino all'eurocontrollo dei bottoni comunitari. Il tutto, chiaramente, salvo strappi berlusconiani, colpi di coda salviniani e ripensamenti meloniani «In politica i tempi del sole e della pioggia sono rapidamente cangianti» scriveva del resto Giulio Andreotti. E se l'estate non vede nubi all'orizzonte, l'inverno chissà.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout