Il centrodestra chiude le sue liste, le spine di Berlusconi: Veneto e Basilicata, FI si spacca

Ancora 24 ore alla deadline. FdI a carte coperte: firme in bianco per l’accettazione della candidatura. Tra gli azzurri esplode il malumore dei territori per le nomine. Ira anche degli esclusi nella Lega

Il centrodestra chiude le sue liste, le spine di Berlusconi: Veneto e Basilicata, FI si spacca
di Fernando M. Magliaro
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Domenica 21 Agosto 2022, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 22 Agosto, 09:08

 Ancora non si chiude. Anzi, più di qualche uscente è in bilico o già sa di rimanere a casa. Gira un’altra clessidra e il centrodestra rimane fermo: le ore 20 di lunedì si avvicinano a grandi passi e la griglia per le candidature non è ancora pronta. Anche se tutti i big dei partiti continuano a ripetere che «ci siamo», «l’accordo è fatto», «stiamo limando i dettagli», «siamo all’ultimo miglio». Da Fratelli d’Italia ancora nessun annuncio, si gioca a carte coperte: i fogli per l’accettazione delle candidature sono stati fatti firmare nei giorni scorsi. In bianco. Nessuno sa se sarà poi effettivamente candidato e in quale collegio. 

Il Carroccio

La Lega ha diffuso venerdì le liste per i collegi uninominali di Camera e Senato ma per i listini proporzionali bisognerà aspettare.

E fra annunci dei diretti interessati e indiscrezioni potrebbe essere un mezzo bagno di sangue: che i posti disponibili fossero pochi si sapeva ma alcune rinunce possono avere effetti mediatici. Come quella di Tony Iwobi, il primo senatore di origine africana ad essere stato eletto in Italia, con la Lega. In un posto sulla propria pagina Facebook, il senatore Iwobi ha scritto: «Dopo 4 anni e mezzo intensi e dopo un’esperienza indimenticabile vissuta con l’orgoglio di servire l’Italia, ho manifestato al movimento la mia disponibilità per un secondo mandato parlamentare. Mi è stato comunicato che non sarò ricandidato alle prossime Elezioni Politiche. La Lega, di cui faccio parte da 28 anni, ha compiuto le sue scelte sulle candidature, e ne prendo atto. Non sempre l’impegno politico è riconosciuto come dovrebbe». Anche la deputata uscente di Frosinone, Francesca Gerardi, ha annunciato di non essere stata ricandidata. Stesso discorso per il senatore Mario Pittoni, responsabile del Dipartimento Istruzione della Lega e vicepresidente della commissione Cultura a Palazzo Madama: «Non mi troverete nelle liste per il Parlamento. Ho concordato di lasciare spazio ad altri, concentrandomi sull’impegno di responsabile nazionale del Dipartimento Istruzione della Lega». Ci sono altre indiscrezioni: nei collegi proporzionali, una buona riserva di seggi in Parlamento, potrebbero essere espunti o comunque essere inseriti in posizioni non utili i parlamentari leghisti Saltamartini, De Angelis, Rufa e Fusco. 

I problemi per il centrodestra, però, non finiscono qui. La voce più insistente è che il puzzle generale non si riesca a chiudere a causa dei problemi interni di Forza Italia. Uno dei punti di attrito è la Basilicata dove gli azzurri avrebbero deciso di catapultare la presidente uscente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, originaria di Rovigo ed eletta a Venezia. Nel Veneto il collegio sicuro viene riservato ad Anna Maria Bernini, capogruppo al Senato. Sul piede di guerra, quindi, scendono i colonnelli berlusconiani in Lucania. Non bastasse il meridione, problemi anche in Veneto dove Dario Bond, vice coordinatore regionale di Forza Italia, lascia gli azzurri in polemica con i vertici regionali e nazionali del partito. 

E non è che in centro gli azzurri se la passino meglio: riemerge la candidatura del presidente della Lazio, Claudio Lotito, che nel Lazio non ha posto e verrebbe dirottato in Molise, finendo di fatto per far fuori la deputata Annaelsa Tartaglione, attuale coordinatrice regionale del partito. Lascia anche Francesco Giro, dopo 25 anni di carriera: il senatore con la doppia tessera di Lega e FI non si candida. «È giunto il momento anche per me di fare un passo indietro e sostenere, con l’entusiasmo di sempre, i candidati» scelti. La questione, al netto dei singoli nomi, è che secondo le stime più realistiche Forza Italia passerebbe dagli attuali 123 eletti a una cinquantina. Tagli quindi obbligati e altrettanto obbligati malumori. Non a caso, ieri il leader azzurro, Silvio Berlusconi, è rimasto in Sardegna a Villa Certosa non andando alla commemorazione funebre di Niccolò Ghedini. Unico spiraglio è la fiducia di Paolo Barelli, capogruppo azzurro alla Camera: «Stasera bisogna chiudere le liste, domattina al massimo». A chiudere, Antonio Tajani. Il coordinatore nazionale di Forza Italia, ospite a Controcorrente, spiega: «Sono gli effetti della riduzione dei numeri di parlamentari. Inevitabilmente ci sarà qualcuno che non potrà tornare in Parlamento. Ma tutti parteciperanno e tutti saranno valorizzati. Domani mattina sarà tutto concluso, sarà una notte lunga». Anche perché il cronometro corre e le ore 20 di lunedì 22 sono ormai arrivate. 

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