Ancora non si chiude. Anzi, più di qualche uscente è in bilico o già sa di rimanere a casa. Gira un’altra clessidra e il centrodestra rimane fermo: le ore 20 di lunedì si avvicinano a grandi passi e la griglia per le candidature non è ancora pronta. Anche se tutti i big dei partiti continuano a ripetere che «ci siamo», «l’accordo è fatto», «stiamo limando i dettagli», «siamo all’ultimo miglio». Da Fratelli d’Italia ancora nessun annuncio, si gioca a carte coperte: i fogli per l’accettazione delle candidature sono stati fatti firmare nei giorni scorsi. In bianco. Nessuno sa se sarà poi effettivamente candidato e in quale collegio.
Il Carroccio
La Lega ha diffuso venerdì le liste per i collegi uninominali di Camera e Senato ma per i listini proporzionali bisognerà aspettare.
I problemi per il centrodestra, però, non finiscono qui. La voce più insistente è che il puzzle generale non si riesca a chiudere a causa dei problemi interni di Forza Italia. Uno dei punti di attrito è la Basilicata dove gli azzurri avrebbero deciso di catapultare la presidente uscente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, originaria di Rovigo ed eletta a Venezia. Nel Veneto il collegio sicuro viene riservato ad Anna Maria Bernini, capogruppo al Senato. Sul piede di guerra, quindi, scendono i colonnelli berlusconiani in Lucania. Non bastasse il meridione, problemi anche in Veneto dove Dario Bond, vice coordinatore regionale di Forza Italia, lascia gli azzurri in polemica con i vertici regionali e nazionali del partito.
E non è che in centro gli azzurri se la passino meglio: riemerge la candidatura del presidente della Lazio, Claudio Lotito, che nel Lazio non ha posto e verrebbe dirottato in Molise, finendo di fatto per far fuori la deputata Annaelsa Tartaglione, attuale coordinatrice regionale del partito. Lascia anche Francesco Giro, dopo 25 anni di carriera: il senatore con la doppia tessera di Lega e FI non si candida. «È giunto il momento anche per me di fare un passo indietro e sostenere, con l’entusiasmo di sempre, i candidati» scelti. La questione, al netto dei singoli nomi, è che secondo le stime più realistiche Forza Italia passerebbe dagli attuali 123 eletti a una cinquantina. Tagli quindi obbligati e altrettanto obbligati malumori. Non a caso, ieri il leader azzurro, Silvio Berlusconi, è rimasto in Sardegna a Villa Certosa non andando alla commemorazione funebre di Niccolò Ghedini. Unico spiraglio è la fiducia di Paolo Barelli, capogruppo azzurro alla Camera: «Stasera bisogna chiudere le liste, domattina al massimo». A chiudere, Antonio Tajani. Il coordinatore nazionale di Forza Italia, ospite a Controcorrente, spiega: «Sono gli effetti della riduzione dei numeri di parlamentari. Inevitabilmente ci sarà qualcuno che non potrà tornare in Parlamento. Ma tutti parteciperanno e tutti saranno valorizzati. Domani mattina sarà tutto concluso, sarà una notte lunga». Anche perché il cronometro corre e le ore 20 di lunedì 22 sono ormai arrivate.