Casini: «Un nuovo partito di centro vale più del 10%. Renzi? È in grado di parlare ai moderati»

Casini: «Un nuovo partito di centro vale più del 10%. Renzi? È in grado di parlare ai moderati»
di Fabrizio Nicotra
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Martedì 4 Giugno 2019, 10:11 - Ultimo aggiornamento: 16:39
«Se vogliamo evitare che gli irresponsabili al governo portino l'Italia verso la rovina e che l'ondata di demagogia e pressappochismo travolga tutto, noi dobbiamo coprire lo spazio immenso che si è creato al centro». Pier Ferdinando Casini, ex presidente della Camera e oggi senatore del gruppo delle Autonomie, è uno che di centro se ne intende e secondo lui è arrivata (o ritornata) l'ora che i «moderati si mettano al lavoro per occupare questo spazio. Che nel Paese vale più del 10%». E gli interlocutori possono essere tanti: da Matteo Renzi a Carlo Calenda fino a chi, dentro Forza Italia, non vuole morire salviniano.

Presidente davvero ritiene che in una fase di tripolarismo Lega, Pd, M5S ci sia la possibilità di un nuovo soggetto di centro?
«C'è uno spazio immenso, che è un delitto non coprire se non vogliamo che l'Italia resti vittima degli estremismi, dell'antieuropeismo e dei populismi. Per arrestare l'ondata di demagogia e di pressappochismo, dobbiamo capire che al centro ci sono praterie che vanno colmate. Gli italiani non possono essere lasciati nelle mani di irresponsabili che, senza alcuna cognizione di economia e di finanza, ci stanno portando a una guerra con l'Europa che per i nostri interessi sarà letale».

Quali segnali le danno questa convinzione?
«Io giro l'Italia e c'è tanta gente che chiede ai moderati di rimettersi in marcia. FI ondeggia ormai tra il vassallaggio a Salvini e la voglia di rinascere facendo qualcosa di più decoroso. Nel Pd Zingaretti sta facendo un lavoro serio, che non sottovaluto. Ma ci sono tanti elettori che il Pd non lo votano: alle Europee il Pd ha preso il 22% e, se pensiamo che Leu non ha presentato la lista, la somma è quella delle Politiche. Anche con qualche alleato, ma senza una massa critica diversa, i dem sono condannati alla testimonianza».

Calenda ha parlato della possibile nascita di un nuovo soggetto che possa allearsi con il Pd.
«Io apprezzo molto Calenda, però c'è un punto che mi divide da lui: è pronto a fare un partito chiedendo l'autorizzazione a Zingaretti. Un'autorizzazione che non arriverà mai. Non si può creare un partito che guarda ai moderati chiedendo l'autorizzazione al segretario del Pd. Non funziona così. Il Pd va rispettato, ma fare un'operazione al centro significa rivolgersi a un'area liberal-democratica che sta aspettando qualcosa di nuovo. Oggi il mondo dei moderati non ha riferimenti».

Lei dice noi. Chi si immagina come compagni di viaggio?
«Se c'è un modo di compromettere un disegno politico è quello di fare l'elenco di chi c'è e chi non c'è. Non faccio elenchi però credo che al momento giusto quelli disponibili a impegnarsi saranno molti di più di quanti immaginiamo. Quando c'è la domanda da parte degli elettori, la risposta arriva».

Allora non facciamo elenchi, ma un nome lo facciamo: Renzi.
«Lui ha parlato a un 20% di elettori moderati. Il giorno dopo che ha conquistato questi consensi per molti, nel Pd, l'obiettivo è stato come perderli e non come conservarli. L'apertura a quell'elettorato è stata vissuta come lesa maestà da parte di qualcuno. Io non so se Renzi ci sarà o meno, lo chiarirà lui. Però l'ex segretario del Pd è uno di quelli in grado di parlare ai moderati. Come Calenda, come molti che sono in +Europa, penso tra gli altri a Bruno Tabacci».

E in Forza Italia?
«Nel gruppo dirigente di FI c'è chi non accetta di morire salviniano».

Questo governo dura?
«Durerà poco perché è un esecutivo che si regge sugli equivoci e Salvini ha tutto l'interesse ad andare al voto».

In Italia non si è mai votato in autunno, pensa che il 2019 sarà una prima volta?
«Queste sono decisioni che spettano al Quirinale. Ma fine settembre, novembre o febbraio non cambia molto: la legislatura ha esaurito la spinta propulsiva».

SalvaRoma, governo e maggioranza stanno combinando un pasticcio?
«Questi ragazzi hanno molti problemi. Il Salva-Roma deve andare in porto. Non per aiutare la Raggi, ma per aiutare la Capitale, che è in una situazione fatiscente. Se non si corre ai ripari sarà una vergogna per tutti gli italiani».
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