Violante: «Le minacce a Casellati sono gravi, i giudici non devono legittimare l'odio»

L'ex presidente della Camera: è singolare che quelle parole non siano state considerate un reato

Violante: «Le minacce a Casellati sono gravi, i giudici non devono legittimare l'odio»
di Mario Ajello
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Sabato 11 Febbraio 2023, 06:48

Presidente Violante, è possibile che vere e proprie minacce di morte online contro il Presidente del Senato - che allora, nel 2011, era Maria Elisabetta Alberti Casellati - vengano ora considerate da un pm non un reato e il gip ha archiviato tutto? Questa del tribunale sembra una sottovalutazione di un rischio grave.

«Va letto tutto il provvedimento. In base a quanto sappiamo, la decisione appare criticabile. Perché sembra ignorare che i social hanno un effetto moltiplicatore. Una minaccia per lettera resta confinata nel rapporto uno a uno. Una minaccia via social contiene una pericolosità connaturata allo strumento utilizzato. Quel mezzo produce un pericolo superiore anche a quello di una lettera di minaccia».

Invece i giudici di Roma hanno minimizzato e dunque assai sbagliato?
«Non esprimo giudizi sulle persone.

Bisogna sapere che questo tipo di atteggiamenti d'odio in Rete possono scatenano atteggiamenti emulativi. Il web è un moltiplicatore, amplifica e rende virale qualunque affermazione è contribuisce a creare una opinione o un sentimento. Una volta che un'affermazione circola sulla rete possono scatenarsi effetti imprevedibili. Bisogna essere consapevoli».

Perché stavolta i giudici lo sono stati poco?
«Temo un pregiudizio piuttosto diffuso nella nostra società: quello che porta a considerare il politico come cittadino dimezzato».

Ossia che non ha il diritto, che vale invece per tutti gli altri, a non essere minacciato di morte?
«La sentenza ministro mi fa pensare a questo. Certo, chi fa attività politica deve essere esposto alla critica e al controllo. Ma qui siamo al di là della critica, siamo alla minaccia. Ho la sensazione che la minaccia sia stata considerata meno grave proprio perché ha avuto come bersaglio una persona che svolge attività politica. È una stortura».

Una stortura chiamata populismo giudiziario?
«Potrebbe essere qualcosa di peggio. Su alcuni episodi il magistrato sembra sentirsi interprete non delle leggi ma di quello che lui ritiene essere un sentimento popolare, lo spirito del popolo».

Il dagli al politico?
«A volte, con atteggiamenti impropri, sono i politici stessi che si auto-delegittimano. Ricordo per esempio la campagna per la riduzione del numero dei deputati e dei senatori, e quella per l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. O altro fatto che fa lievitare l'anti-politica, gli scontri nelle aule parlamentari, o gli sventolii del cappio, gli insulti volgari. Tutto ciò contribuisce a creare un immagine del parlamentare come soggetto di ridotta legittimazione e che ha meno diritti degli altri».

Lo si può perfino impunemente minacciare di morte?
«Certamente no. Quando i rappresentanti dei cittadini tengono comportamenti da bettola, il disprezzo divampa, diventa odio e può trasformarsi in violenza».

Una spirale che spesso i magistrati non vedono perché hanno occhi invecchiati o ideologizzati?
«Occorre riflettere insieme Il problema da non sottovalutare è che l'idiota di turno che passa dalle minacce ai fatti si può sempre trovare. Guardi che non serve una organizzazione militare per danneggiare una persona. Basta dotarsi di un'arma di qualunque tipo, da un sasso a un bastone. Perciò mi sembra di non poter condividere questa decisione».

I post anti-Casellati sono stati considerati dai giudici una scelta politica perciò non perseguibili.
«Dire di voler ammazzare qualcuno è una scelta politica? E vorrei dire un'altra cosa. Sia a livello europeo sia italiano, si moltiplicano lle raccomandazioni contro il linguaggio d'odio. Uno sforzo civile meritevole e importante. Se poi però questo linguaggio d'odio può apparire legittimato nei tribunali si finisce per rendere possibili perversioni pericolose. Nessuno deve dimenticare che le parole si pronunciano perché ci siano azioni. E dunque, guai a sottostimarle».

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