Stop di due mesi all’invio di cartelle esattoriali. Il governo, alle prese con la costruzione di nuove misure per alleviare le sofferenze di famiglie e attività in difficoltà con l’emergenza Covid, riparte dal fisco. E, tra i piani all’esame dell’esecutivo, trova posto un ulteriore blocco dell’attività di riscossione. Sono 35 milioni gli atti (cartelle, ipoteche, fermi amministrativi) sospesi nei mesi scorsi e relativi al 2020 (ai quali si aggiungono quelli di inizio 2021) che potrebbero partire nel corso di queste settimane. Mentre sono 15 milioni gli accertamenti e le lettere di compliance. Un volume complessivo di 50 milioni di cartelle che, nei ragionamenti che si fanno sull’asse Palazzo Chigi-Tesoro, potrebbe mettere a dura prova la fibra del Paese in crisi. Per questa ragione si pensa ad una nuova tregua da realizzare già nei prossimi giorni con decreto. E che servirebbe a prendere tempo in vista di una strategia più ampia di «decantazione fiscale». Dopo aver investito 130 miliardi lo scorso anno, il governo ha in mente di chiedere al Parlamento un nuovo scostamento di bilancio per finanziare in deficit il quinto decreto Ristori, che prima di Natale si immaginava come l’ultimo.
Il percorso
Con il Ristori-quater (coperto con uno scostamento di 8 miliardi) è stato realizzato un ampio rinvio delle principali scadenze e di diversi versamenti fiscali che riguardano le imprese di piccole e medie dimensioni attive su tutto il territorio nazionale che hanno subito perdite rilevanti di fatturato. Ma quell’intervento non basta ed ora si ragiona su uno scostamento da 20 miliardi (che arriverà non prima della fine di gennaio), ai quali aggiungere un Fondo da 5,3 miliardi già messo in programma in precedenza. Quei soldi servono per potenziare i ristori (abbandonando il criterio dei codici Ateco e rendendoli perequativi) allargandoli a categorie rimaste tagliate fuori, come le attività sciistiche. Ma anche, appunto, per mettere in atto alcune misure di alleggerimento fiscale. Ed è per questa ragione che viene giudicata necessaria una tregua dell’attività di riscossione. Una scelta rischiosa, considerato che nel 2020 lo stop all’attività di accertamento e riscossione ha prodotto un calo di 3 miliardi, pari a -30,8%. Nello schema che sta preparando il ministero dell’Economia i contributi a fondo perduto contenuti nel nuovo decreto ristori si accompagnerebbero a un nuovo intervento fiscale per famiglie e imprese: serve una «gestione straordinaria per trattare le milioni di cartelle che si genereranno nel 2021, per posizione maturate nel 2020 o negli anni precedenti», ha spiegato il viceministro Laura Castelli, chiarendo che si dovrebbe procedere con una parte delle cartelle «rimandata per i più fragili» e uno sconto-Covid su sanzioni e interessi per chi «è in bonis» ma comunque potrebbe avere difficoltà a pagare per gli strascichi della crisi.
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